Tariffe e requisiti sempre più insostenibili per la sanità privata accreditata, «pilastro del servizio sanitario nazionale». Questo quanto dichiarato in una nota dall’Uap, Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, enti ed ospedalità privata. «È una macchina burocratica che rallenta, ostacola e scoraggia» spiegano nella nota.
Una sanità «lontana dal paziente»
Secondo la Uap, «gli ambulatori e i poliambulatori accreditati rispettano centinaia di standard, controlli, procedure di accreditamento diverse da Regione a Regione» prosegue la comunicazione. «E come se non bastasse, il nuovo Nomenclatore tariffario, lo strumento che fissa le tariffe di rimborso delle prestazioni Lea, dopo vent’anni di attesa ha peggiorato la situazione: tariffe più basse delle precedenti, già insufficienti. Visite specialistiche pagate meno di una cena, mentre per un ecocardiogramma alle strutture accreditate lo Stato riconosce 11,6 euro. Così si mette in ginocchio chi lavora nella legalità e nella qualità».
Il rischio, avverte l’associazione, è che a causa di tali costi e requisiti insostenibili, «le strutture medio-piccole rischino di chiudere o di essere comprate dai grandi gruppi, spesso stranieri», con il pericolo di avere una sanità «massificata, standardizzata, lontana dal paziente».
Regole uguali per tutti
«La sanità privata accreditata non chiede privilegi, ma condizioni giuste per continuare a garantire servizi essenziali ai cittadini» spiega la presidente dell’Uap, Mariastella Giorlandino. «Stesse regole, stessi diritti e stessi doveri: questa è equità. Se il sistema continua così, a perdere non saranno solo gli operatori, ma anche i pazienti».