Secondo i risultati di uno studio europeo, pubblicato su The New England Journal of Medicine, l’assunzione quotidiana di una bassa dose dell’aspirina potrebbe ridurre significativamente il rischio di recidiva del tumore del colon-retto in un sottogruppo specifico di pazienti.
La genetica del tumore
La sperimentazione ha coinvolto 3.500 pazienti già operati per carcinoma del colon o del retto. I ricercatori hanno selezionato i partecipanti in base alla presenza di alterazioni genetiche nella via di segnalazione PI3K, un meccanismo cellulare coinvolto nella proliferazione tumorale. Circa il 40% dei tumori colorettali presenta mutazioni in questi geni, tra cui PIK3CA.
Solo nei pazienti con queste alterazioni genetiche, l’uso quotidiano di 160 mg di aspirina per tre anni è risultato associato a una riduzione del 55% del rischio di recidiva rispetto al gruppo di controllo trattato con placebo.
Un possibile esempio di oncologia di precisione
La ricerca fornisce un’indicazione su come un farmaco di uso comune possa essere integrato in un approccio di medicina di precisione. L’efficacia dell’aspirina si conferma solo nei pazienti con una determinata predisposizione molecolare, suggerendo che la profilazione genetica del tumore possa guidare anche scelte terapeutiche con farmaci non oncologici.
Si tratta di una prospettiva particolarmente rilevante in termini di accessibilità: a differenza dei farmaci oncologici innovativi, spesso costosi e non sempre disponibili, l’aspirina è economica e diffusa su scala globale.
I meccanismi d’azione e i limiti dell’impiego clinico
L’effetto benefico dell’aspirina potrebbe essere legato alla sua attività antinfiammatoria e alla capacità di influenzare la funzione piastrinica, oltre a un’azione diretta sulla crescita cellulare. Tuttavia, il farmaco non è privo di rischi, in particolare per quanto riguarda possibili eventi emorragici e complicanze gastrointestinali.
Secondo gli esperti, l’uso dell’aspirina a fini oncologici deve restare vincolato a indicazioni mediche precise. In assenza delle mutazioni genetiche individuate, non emergono benefici che giustifichino un trattamento con potenziali effetti collaterali.
