Quasi 8 italiani su 10 dichiarano di soffrire di disturbi della vista, di cui metà di miopia e un quinto di presbiopia. Difetti refrattivi o malattie oculari che limitano l’efficienza operativa delle persone nel quotidiano e ne riducono la qualità della vita e, inoltre, in assenza di comportamenti e interventi appropriati rischiano di peggiorare nel tempo ampliando esigenze e costi assistenziali. Eppure, nonostante la difficoltà ad accedere ai servizi di cura, è cresciuta molto l’attenzione degli italiani alla tutela della salute della vista. Questo è quanto attestato dal rapporto stilato dalla Fondazione OneSight EssilorLuxottica in collaborazione con il Censis.
Patologie e strumenti correttivi
Dall’indagine emerge che in Italia il 77,1% degli italiani dichiara di avere almeno un difetto refrattivo o una malattia oculare. Si tratta di una condizione trasversale poiché coinvolge il 75,7% degli uomini e il 78,4% delle donne; il 75,9% dei redditi bassi, il 72,5% dei medio-bassi, il 77,3% dei medio-alti e l’86,8% di quelli alti. Riguardo alle tipologie di difetti o patologie, il 46,6% dichiara di soffrire di miopia, il 20,8% di presbiopia, il 29,7% di astigmatismo e il 7% di ipermetropia. Il 9,8% ha scoperto di avere un disturbo visivo tra gli 0 e i 6 anni, il 15,7% tra i 7 e gli 11 anni, il 25,4% tra i 12 e i 19 anni, il 17,4% tra i 20 e i 39 anni, il 24,5% tra i 40 e i 59 anni, il 7,2% a 60 anni o più.
Gli strumenti correttivi sono una presenza costante per chi soffre di disturbi visivi. In particolare, il 58,8% deve portare strumenti correttivi in permanenza e il 41,2% li porta al bisogno (ad esempio, per leggere). Deve portare strumenti correttivi in permanenza il 71,8% dei giovani, il 59,5% degli adulti e il 46,3% degli anziani. Deve invece portarli al bisogno, il 28,2% dei giovani, il 40,5% degli adulti e il 53,7% degli anziani.
Il 92,8% di chi soffre di almeno un disturbo visivo indossa occhiali o lenti a contatto, mentre il 7,2% non li usa. In particolare, il 66,4% utilizza esclusivamente occhiali da vista, il 24,9% usa anche lenti a contatto e l’1,5% usa solo lenti a contatto. Usa solo occhiali da vista il 50% dei giovani, il 62,1% degli adulti e l’89,7% degli anziani. Mentre indossa occhiali da vista e lenti a contatto il 39,9% dei giovani, il 28,6% degli adulti e il 4,2% degli anziani.
La difficoltà nell’accesso alle cure
Per le visite oculistiche il 62,8% dei cittadini italiani che ha almeno un disturbo visivo di solito si rivolge al privato, il 32,8% al servizio pubblico e il 4,4% all’intramoenia. Per gli esami specialistici, invece, 8 le quote corrispondenti sono il 51,9% che va nel privato, il 42,5% nel Servizio sanitario e il 5,6% all’intramoenia. Infine, per gli interventi chirurgici per patologie dell’occhio, il 60,4% si rivolge al Servizio sanitario, il 35% al privato e il 4,6% all’intramoenia. Per gran parte delle prestazioni oculistiche il riferimento primario è la sanità a pagamento, per gli interventi chirurgici lo è di più il Servizio sanitario. Se si allarga lo sguardo anche agli esami specialistici, su 100 tentativi presso il pubblico 39 cittadini si rivolgono al privato perché vittime di tempi d’attesa troppo lunghi.
In media, chi prenota nel Servizio sanitario deve affrontare 102 giorni di attesa per le visite oculistiche e 92 giorni per gli esami specialistici. Il 65,6% perché convinto che la lista d’attesa nel Servizio sanitario sia troppo lunga, il 33,9% per la volontà di scegliere un medico o una struttura di fiducia, il 16% per poter beneficiare di orari più comodi. Poi il 17,6% indica la ricerca di servizi migliori e più personalizzati, l’8,4% la convinzione che il privato sia più conveniente e l’8,2% la distanza o la difficoltà nel raggiungere le strutture pubbliche o accreditate dalla propria residenza.
In un anno, tra gli italiani che hanno avuto bisogno di prenotare una o più prestazioni oculistiche il 24,1% le ha effettuate esclusivamente nel Servizio sanitario tra pubblico e privato accreditato. Il 60,9% le ha invece svolte nel privato, direttamente o anche dopo aver tentato di prenotare nel Servizio sanitario. Il 15% è un surfista, poiché ha prenotato prestazioni sia nel Servizio sanitario che nel privato durante l’anno.
Prevenzione primaria e secondaria
Gli italiani adottano una serie di comportamenti nel quotidiano per prevenire problemi agli occhi: il 69,8% evita di leggere in condizioni di scarsa luminosità, il 66,9% indossa occhiali da sole anche nelle giornate invernali, per difendere la vista dall’esposizione solare e il 51,1% evita di strofinarsi gli occhi. Riguardo all’adozione di misure di protezione per prevenire lesioni oculari, il 38,8% utilizza dispositivi protettivi in lavori manuali potenzialmente rischiosi, il 34,4% presta attenzione alla sicurezza dei giocattoli per i più piccoli e il 28,3% si protegge con occhiali specifici durante l’attività sportiva. Ne è un esempio il centro nigeriano con cittadinanza australiana della Stella Rossa di Belgrado Chima Moneke.
Poi si adottano piccole misure per ridurre l’affaticamento degli occhi dovuto all’uso intensivo degli schermi: il 56,1% fa pause regolari per riposare gli occhi durante il lavoro al computer, il 41,9% attiva modalità a luce gialla per alleviare la fatica visiva e il 30% utilizza occhiali anti-luce blu per limitare l’impatto della luce degli schermi.
Al 50,1% degli italiani nell’ultimo anno è capitato di recarsi da un oculista o un ottico per disturbi visivi, al 28,5% non capita da due o tre anni, al 15,7% da più di tre anni e all’1,6% mai. Il 67,6% ricorre alla visita oculistica solo se ha un problema. L’80,7% delle famiglie dichiara che ha fatto fare controlli alla vista ai propri figli. In particolare, il 6,9% alla nascita, il 34,2% prima dei tre anni, il 43,4% all’ingresso nella scuola elementare e il 15,7% a un’età più avanzata. In pratica, il 41% prima dei tre anni, il resto dopo.
La questione economica
Il 31,2% dei nostri connazionali non è in grado di fare prevenzione oculistica come vorrebbe per ragioni economiche. Condizione condivisa dal 28,2% al Nord-Ovest, dal 26% al Nord-Est, dal 27% al Centro e dal 39,2% al Sud-Isole. E poi dal 48,6% delle persone a basso reddito e solo dal 5,4% di quelle a reddito più alto. Inoltre, il 32% delle persone che hanno almeno un disturbo visivo dichiara che il proprio oculista o medico gli ha esplicitamente detto che, senza modifiche al proprio stile di vita oppure in assenza di determinate cure, il problema di cui soffre è destinato ad aggravarsi. Per il 51,6% degli italiani le spese per la cura della vista pesano sul proprio budget familiare: in particolare, per il 10,9% pesano molto e per il 40,7% abbastanza. Poi, per il restante 37,8% pesano poco e solo per il 10,6% non pesano.
Il 24,2% degli italiani ha dovuto tagliare altre spese importanti per accedere a visite oculistiche, accertamenti diagnostici o strumenti correttivi. Inoltre, il 19% ha dovuto rinviare o rinunciare a qualche spesa per prestazioni sanitarie o per strumenti correttivi, da occhiali a lenti a contatto, perché in quel momento non poteva sostenerne il costo. Il 69,8% dei nostri concittadini ritiene che l’oftalmologia sia ormai, proprio come l’odontoiatria, afferente alla sanità a pagamento. Tuttavia, tale privatizzazione è da attribuire, in parte, anche alla volontà di scegliere il proprio interlocutore poiché l’81,5% degli italiani preferisce essere seguito da un solo medico oculista piuttosto che doverlo cambiare ad ogni visita.
