Ha avuto luogo ieri pomeriggio presso la sede dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri il congresso nazionale di Anaao Assomed, dal nome “A me non succederà”. Il sindacato ha nominato così il convegno per richiamare all’augurio scaramantico con cui ogni medico, soprattutto se giovane, pensa il suo futuro. Questo focus, voluto dalla commissione Emergenza-Urgenza di Anaao Assomed, ha voluto fare una riflessione su un tema che ci accompagnerà lungo tutti questi anni: «quello della riforma di un sistema sanitario che tenta ormai da quasi 50 anni di aggiornarsi» ha detto Costantino Troise, responsabile del Centro Studi e Formazione di Anaao Assomed.
Carichi insostenibili
«Abbiamo un sistema pubblico che va sfaldandosi sempre di più – ha dichiarato Troise – e che, scivolando a valle come un ghiacciaio, fa sempre più rumore ma non trova nessuno che riesca a fermarlo. Di fatto oggi il Pronto Soccorso è diventato una struttura inadeguata, trasformatasi da struttura per l’emergenza-urgenza a un reparto quasi abusivo all’interno dell’ospedale. L’insieme di cause anche di tipo sociale che in esso coesistono fa sì che oggi il Pronto Soccorso sia diventato lo specchio della crisi del sistema sanitario e probabilmente dell’intera società italiana».
«A questo si accompagna una fatica sistematica per gli operatori: il lavoro è diventato sempre più rischioso e gravoso. Questo spiega il flop di concorsi e la fuga dalla stessa formazione specialistica. Difatti oggi il Pronto Soccorso è un terreno in cui i medici e i pazienti combattono la stessa battaglia ma su fronti opposti ed è un terreno che richiede con urgenza di essere affrontato, perché non è il problema della sanità italiana, ma bensì fa parte della soluzione. Soluzione – ha concluso il responsabile – del sistema della sanità odierna in cui l’ospedale è diventato un’azienda, il paziente un costo, il professionista e il suo lavoro un fattore produttivo».
Attrattività e qualità della cura
La radicalità del problema è testimoniata dai dati SIMEU, defini «sconcertanti» da Angela Pezzolla, Direttrice Dipartimento Funzionale dei Percorsi Chirurgici del Policlinico di Bari. «E la soluzione non sono i gettonisti, che hanno tamponato ma non ci hanno fatto uscire da questo delirio. È necessario, invece, che questi luoghi tornino ad attrarre. Non mi sto riferendo solamente ai Pronto Soccorso, ma anche alle specializzazioni tralasciate dai laureandi come chirurgia e anestesia».
«Inoltre, va migliorata l’appropriatezza del ricovero: al Pronto Soccorso ci devono andare solamente i pazienti che ne necessitano davvero» ha continuato la dirigente pugliese. Questo contribuisce a rendere il Pronto Soccorso un luogo isolato anche dal resto dei reparti. Queste sono le azioni di governance da intraprendere per risolvere il problema, non rivolgersi ai medici gettonisti».
E riguardo il rapporto di cura: «se il medico lavora meglio, lo migliorerà. Il focus non deve cadere sul numero delle prestazioni che farà, ma sulla loro qualità. Se il professionista sanitario sa che c’è un valido motivo per l’arrivo al Pronto Soccorso del paziente e dove questo andrà dopo il trattamento migliorerà il rapporto di cura e di conseguenza la sua efficacia. Questo è il rapporto che va messo al centro. Il medico, invece, ora non ha benessere una volta entrato in Pronto Soccorso: sa di essere in mezzo a un lago di malati e non sa da dove deve cominciare».
