Le famiglie non ci sono più: chi si prenderà cura di 3.8 milioni di anziani non autosufficienti?

200mila posti letto sommersi in strutture abusive sono solo la punta dell’iceberg di un problema che è “uno tsunami sociale in arrivo. Crescono gli anziani, diminuiscono i giovani per finanziare l’assistenza - dice il presidente Anaste Sebastiano Capurso -. L’impostazione del SSN deve cambiare radicalmente; le famiglie non ci sono
anziani non autosufficienti

In Italia ci sono, secondo l’ISTAT3,8 milioni di anziani non autosufficienti, ovvero persone over 65 con gravi limitazioni funzionali. Di queste, circa 2,9 milioni hanno limitazioni nelle attività della vita quotidiana e 1,5 milioni si trovano in condizioni di non autosufficienza grave: devono essere aiutate a nutrirsi, pulirsi, andare al bagno, richiedendo assistenza continua. 

A fronte di questo bisogno “i letti nelle strutture per anziani sono circa 400mila – spiega il presidente dell’Associazione Nazionale Strutture Territoriali Sebastiano Capurso -; di questi, solo 200mila sono convenzionati con il SSN, che copre metà della spesa. Ci sono, poi, 200mila posti letto aggiuntivi nelle strutture abusive – centri che operano come RSA ma sono registrati come strutture alberghiere ed impiegano personale non qualificato. Gli altri degli anziani sono a carico delle famiglie o, sempre più spesso, abbandonati a sé stessi”. 

Il quadro demografico può essere peggior del previsto

Il numero di anziani rispetto alla popolazione generale è destinato a crescere, e con una velocità non sempre prevedibile. In Giappone, Paese simile demograficamente all’Italia, l’invecchiamento della popolazione sta, per esempio, avvenendo con tassi molto più rapidi di quanto gli analisti si aspettassero. Il 2024 è stato l’anno peggiore per i nuovi nati dal 1899 e il Paese ha perso oltre900mila abitanti nel bilancio tra nascite e morti. 

“Uno tsunami sociale e sanitario”

anziani non autosufficienti
Sebastiano Capurso

“L’Italia perde 200mila abitanti all’anno, anche tenendo conto dei nuovi abitanti di recente immigrazione, che non coprono però le perdite di italiani che si trasferiscono all’estero. Questa situazione ha gravi conseguenze sia sociali che sanitarie. Da un lato il numero assoluto di anziani che ha bisogno di assistenza cresce, dall’altro diminuisce il numero di giovani che contribuisce finanziariamente o materialmente a questa assistenza. Inoltre per ogni persona che esce dal mercato del lavoro per assistere un familiare, le risorse del Paese si impoveriscono ancora di più. La carenza di risorse fa sì che ci si possa concentrare solo sui casi gravi e gravissimi di non autosufficienza, trascurando gli interventi di mitigazione nei casi più lievi che ritarderebbero l’aggravamento e alleggerirebbero il sistema”. 

“A fronte di questa situazione, le famiglie non ce la fanno più: l’assistenza ad un anziano non autosufficiente grave non può costare meno di 3mila euro al mese e le strutture abusive che offrono rette da 1000 euro lo fanno perché la loro assistenza è criminalmente carente, non sicura, non professionale. Peggiore ancora è la situazione, sempre più frequente, degli anziani senza famigliacon la solitudine che esacerba depressione e deterioramento cognitivo, aumentando ulteriormente il progredire della non-autosufficienza. Non è una situazione sostenibile”.

Cosa serve: prevenzione e una dotazione di posti letto in linea con l’Europa 

“L’unica soluzione possibile è un cambio radicale del SSN in direzione della prevenzione. Dobbiamo ridurre le cronicità per invertire la crescita della non autosufficienza. Questa misura, comunque, impiegherebbe 10 anni a mostrare i primi effetti. Nel frattempo abbiamo bisogno di più letti convenzionati nelle 3.500 RSA italiane. La media europea è il triplo di quella italiana ed gli altri Paesi hanno le risorse anche per quei percorsi di mitigazione, riabilitazione e prevenzione che a noi sono negati. Certo, c’è una questione di soldi. Ma io vedo che i soldi ci sono per molti programmi, non ultimi quelli militari, e si disperdono per sprechi ed inefficienze. In ultima analisi è una decisione politica dove spenderli”. 

Quanto costano gli anziani non autosufficienti e quanto dovremmo spendere

“Il costo degli anziani non autosufficienti in strutture è di 3,5 miliardi su un fondo sanitario nazionale di circa 136 mld. Ne servirebbero almeno il doppio. Anche per affrontare la crescita della disparità regionale. In Italia, infatti, si incontrano gli estremi d’Europa: la Lombardia tra i migliori territori per la presenza di RSA; il meridione con valori inferiori a Grecia e Ungheria. Del resto l’Italia è uno dei Paesi che spende di meno per la sanità e il risparmio penalizza soprattutto l’assistenza territoriale.

I limiti dell’assistenza domiciliare: “Non è la risposta alla non autosufficienza”

“La verità è che per i casi gravi o gravissimi non c’è altro setting assistenziale possibile diverso dalle strutture. Persone che non possono muoversi, lavarsi, nutrirsi autonomamente non possono essere assistite a casa perché hanno bisogno di un’assistenza continua nell’arco delle 24h. Ovviamente, le famiglie possono assisterli a domicilio, ma con costi molto superiori alle rette. Bisogna, perciò, sapere che l’assistenza sanitaria domiciliare ha già raggiunto i suoi limitidimensionali: le persone che possono beneficiarne sono già assistite a casa. Per le altre sarebbe opportuno spendere i soldi del PNRR verso i setting assistenziali più idonei, che possono e devono crescere”.

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