Calano i Pronto Soccorso ma aumentano i medici specializzati: lo studio ALTEMS

Lo studio sull'Emergenza-Urgenza dipinge un quadro controintuitivo rispetto alla percezione diffusa nella popolazione di cronica malasanità.
Studio sull'Emergenza-Urgenza

In occasione della giornata di proclamazione per gli studenti dei propri master, l’ALTEMS (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari della Facoltà di Economia dell’Università Cattolica) ha presentato il proprio studio sull’Emergenza-Urgenza nella sanità italiana. La relazione è stata coordinata dalla Prof.ssa Federica Morandi, Associata di Organizzazione Aziendale, Facoltà di Economia, Università Cattolica del Sacro Cuore, e dal Dott. Angelo Tattoli, ricercatore dell’Alta Scuola. La ricerca ha avuto come fine quello di comprendere l’evoluzione delle strutture e del personale medico in servizio nei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione (DEA) o nei Pronto Soccorso (PS).

Lo studio ALTEMS sull’Emergenza-Urgenza in Italia

Diminuisce il numero di PS e DEA in Italia: dagli 808 del 2011 siamo passati ai 693 del 2023. Tuttavia, allo stesso tempo quasi raddoppiano i medici specializzati in Emergenza-Urgenza (E-U) che lavorano in ogni singola unità di assistenza. L’Italia è passata da 3,8 a 6,9 medici per servizio. Inoltre, secondo i dati del Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato, Ministero dell’Economia e delle Finanze e dell’Annuario Statistico del SSN pubblicato dalla Direzione dei Sistemi Informativi del Ministero della Salute, crescono i professionisti specializzati in E-U. I medici E-U sono passati da 3.033 nel 2011 a 5.217 nel 2018, raggiungendo il picco, per poi scendere e attestarsi a 4.748 nel 2023. Si ha il picco percentuale di medici E-U in Abruzzo (7,2%), Toscana e Calabria (7%). In coda alla classifica ci sono Veneto, Umbria e Friuli-Venezia Giulia con rispettivamente 1,7%, 1% e 0,6%.

Quanto agli accessi in PS, il tasso per mille abitanti è passato da 363 nel 2011 a 311 nel 2023. A fare da contraltare a Sicilia (3,3), Lazio e Campania (3,7) c’è la Valle d’Aosta che fa schizzare in alto il dato nazionale con il suo 167,9. Questo dato è considerevolmente influenzato dalla popolazione delle singole regioni. Infatti, alle spalle della Valle d’Aosta ci sono le altre due regioni meno popolose d’Italia: Molise e Basilicata con 71,6 e 65,3. Contemporaneamente, la media nazionale del tasso per mille abitanti di accessi al PS per Medico di E-U è sceso da 18,11 del 2011 a 7,69 nel 2023. In aggiunta, la percentuale dei pazienti ricoverati dopo un accesso al PS è passata da 14,9% a 13%. Perciò, l’impatto generato dal Covid-19 tra il 2020 e il 2022 è rientrato a partire dal 2023.

Lo scenario raccontato

L’indagine restituisce un quadro che, a prima vista, può apparire controintuitivo rispetto alla percezione diffusa di PS sovraffollati e tempi di attesa prolungati. Nel periodo 2011-2023, infatti, si rileva un aumento del numero di medici a fronte di una riduzione degli accessi ai PS. Tuttavia, questa fotografia, seppur utile, richiede cautela e impone una riflessione attenta per orientare scelte politiche basate su dati oggettivi e completezza di analisi.

Lo studio, infatti, non prende in considerazione altri fattori determinanti, come la disponibilità di personale sanitario non medico (infermieri, tecnici, ecc.), le dotazioni tecnologiche o le modalità organizzative, che rappresentano elementi essenziali per comprendere appieno le criticità del sistema. Inoltre, va ricordato che il contesto italiano è estremamente eterogeneo. Ogni regione ha una propria storia, con modelli organizzativi e risorse differenti, che determinano differenti condizioni di accesso e funzionamento dei PS.

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