Cure palliative, pubblicato il report Agenas

Nella pianificazione e nell’attuazione delle cure palliative Agenas mostra un’Italia a due facce: cinque Regioni non hanno un piano, altre avanzano “con riserva”. L’obiettivo del 90% di copertura entro il 2028 resta lontano.
report cure palliative

È stato pubblicato il nuovo report dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali sui Piani regionali per il potenziamento delle cure palliative. Un documento conseguenza dell’obbligo, introdotto dalla Legge di Bilancio 2023, che impone a tutte le Regioni e Province autonome di presentare ogni anno un piano strategico per sviluppare questo ambito cruciale dell’assistenza. Nonostante l’obiettivo dichiarato di raggiungere entro il 2028 una copertura del 90% del fabbisogno nazionale, sia per adulti che per minori, il quadro emerso è ancora distante dagli obiettivi. L’Italia si muove a velocità diverse, con alcune realtà decisamente in ritardo.

Cinque regioni senza un piano

Cinque regioni non hanno presentato alcun documento di programmazione per il 2024: Calabria, Campania – inadempienti anche nel 2023 – Piemonte, Sicilia e Valle d’Aosta. Dalla mancanza di un piano strutturato per queste regione ne consegue l’esclusione dai finanziamenti integrativi del Servizio Sanitario Nazionale, previsti proprio per supportare lo sviluppo delle cure palliative.

Al contrario, le province autonomo di Trento e Bolzano, insieme alle regioni Toscana e Liguria, hanno presentato dei piani completi e articolati, che coprono tutte le aree analizzate da Agenas: governance, rete di servizi, integrazione ospedale con il territorio, formazione degli operatori. Altri territori ancora, anche se hanno presentato un piano, risultano lontani da una strategia efficace. È il caso di Puglia, Sardegna, Marche, Umbria e Molise, con quest’ultima che fatica a costruire una visione organica e che si limita al focus su singoli aspetti, senza un chiaro piano di attuazione, con  «ancora molti gli obiettivi da programmare e da raggiungere».

Regioni in equilibrio

Una valutazione positiva va anche a Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Lazio. L’Abruzzo presenta un «piano buono nel complesso ma carente nel cronoprogramma e nei dettagli delle azioni di miglioramento». Anche il Friuli mostra un «impianto soddisfacente, pur necessitando di maggiori approfondimenti sul fabbisogno di personale e sugli aspetti gestionali».

Il piano della Lombardia non viene considerato autonomo, ma incluso nel più ampio Piano operativo del Servizio sanitario regionale, «rendendo difficile una valutazione analitica e mirata sulle cure palliative». L’Umbria, invece, tocca tutte le macroaree previste ma senza approfondirle: Agenas raccomanda di «dettagliare meglio governance, ruoli dei nodi della rete e allocazione delle risorse».

Disomogeneità territoriale

Dal report, dunque, emerge come le cure palliative in Italia restino segnate da una forte disomogeneità territoriale. L’analisi di Agenas mostra come molte Regioni siano ancora lontane dal pieno rispetto degli standard stabiliti dal DM 77/2022 e dalla Legge di Bilancio 2023, che impongono il potenziamento delle reti territoriali anche in questo ambito. Solo il 50% dei piani regionali analizzati contiene una identificazione soddisfacente dei bisogni assistenziali, mentre appena un terzo presenta una buona definizione delle risorse disponibili, siano esse economiche, umane o strumentali. Ancora più bassi i livelli di dettaglio per quanto riguarda gli interventi di miglioramento, la stima dei costi e l’analisi delle criticità: in nessuna di queste aree si raggiunge il 20% di adeguatezza tra i piani valutati.

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