In Italia sono 2 milioni di giovani fra i 16 e i 35 anni d’età che hanno una malattia andrologica. Questa nel 10% dei casi potrebbe comportare la sterilità. Nonostante ciò, meno del 5% dei giovani si è sottoposto ad almeno una visita dall’andrologo, soprattutto da quando non c’è più la visita di leva. Così facendo, però, mettono a rischio le loro future probabilità di concepimento. Questo è il quadro in cui la Società Italiana di Andrologia (SIA) sta organizzando il proprio progetto di visite andrologiche per prevenire l’infertilità. Infatti, in collaborazione con il Rotary Club Roma e con il coinvolgimento della SIRU (Società Italiana della Riproduzione Umana), e le istituzioni lancia il progetto “Il Rotary per la crescita della natalità: visita andrologica per 200.000 diciottenni”.
Gli studi affermano che in 40 anni il numero medio di spermatozoi per millimetro è calato di quasi il 60%. L’iniziativa di visite andrologiche per prevenire l’infertilità è stata presentata il 17 giugno al Campidoglio, in occasione del centenario del Rotary Club Roma. Partirà da settembre 2025 e si rivolge agli studenti maggiorenni di Lazio, Calabria, Campania e Trentino-Alto Adige. A questi ragazzi verrà offerta la possibilità di accedere a una visita gratuita in una delle strutture pubbliche individuate insieme alle quattro Regioni coinvolte. Sono sempre di più i progetti per i giovani che arrivano dentro le scuole.
Le voci degli organizzatori
«Il progetto punta a intercettare i giovani per far capire loro che devono e possono rivolgersi all’andrologo senza paura e che individuare una patologia oggi può aiutare a preservare la fertilità di domani» spiega Alessandro Palmieri, Presidente SIA e Professore di Urologia alla Università Federico II di Napoli. «Il fattore tempo è infatti fondamentale per evitare che patologie banali diventino irreversibili. Purtroppo, molti pazienti con malattie congenite o acquisite dell’apparato riproduttivo e sessuale per vari motivi, dalla disinformazione alla timidezza e la scarsa confidenza, non si rivolgono all’andrologo e raramente ne parlano ai medici di medicina generale, finendo anche per sviluppare ansie e fobie di ogni tipo».
Secondo Antonio Aversa, professore ordinario di Endocrinologia, Dipartimento Medicina Sperimentale e Clinica, Università di Catanzaro ‘Magna Graecia’ e dirigente medico di I Livello Azienda Ospedaliero Universitaria Renato Dulbecco di Catanzaro, l’iniziativa «contribuirà a facilitare il confronto diretto tra i soci del Rotary Club di Roma ed i professionisti del settore impegnati nella diagnosi e gestione delle patologie andrologiche. Il valore di questo progetto sta nella sua possibile attuazione in tutta Italia. Allo stesso tempo, rappresenta un importante momento di condivisione e trasferimento del sapere ai nostri giovani».
L’idea, quindi, è quella di contrastare la sterilità con la sensibilizzazione e la diagnosi precoce. Le visite andrologiche sono il primo passo per prevenire l’infertilità. «Il nostro obiettivo è partire dai giovani, già fin dai banchi di scuola» conclude Palmieri. «Per invertire la denatalità bisogna superare la disinformazione, la timidezza e la scarsa consapevolezza che oggi ostacolano la prevenzione. Questo progetto non è solo un intervento medico, ma un investimento sociale e culturale. Promuovendo la diagnosi precoce, l’informazione e la sensibilizzazione, si gettano le basi per una maggiore consapevolezza della salute riproduttiva maschile. L’auspicio è che questa iniziativa possa estendersi a livello nazionale, contribuendo a garantire un futuro più sano e fertile alle nuove generazioni di uomini italiani».