Nei primi sei mesi del 2025, l’Italia ha registrato un incremento dei casi di epatite A rispetto agli anni precedenti. La sorveglianza SEIEVA (Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute), coordinata dall’Iss, indica come le regioni più colpite siano Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio, con una predominanza di uomini tra i 35 e i 54 anni. Tra i fattori di rischio più frequenti emergono il consumo di frutti di mare e frutti di bosco, i viaggi in aree endemiche. Non mancano casi secondari, che hanno coinvolto persone non vaccinate o solo parzialmente protette.
Epatite B, una riduzione dei casi
Al contrario, i casi di epatite B sono diminuiti rispetto allo stesso periodo del 2024. La malattia colpisce prevalentemente adulti maschi e si associa spesso a esposizioni legate a cure odontoiatriche, trattamenti estetici o rapporti sessuali non protetti. Alcune infezioni hanno origine da contatti stretti con persone già infette o da procedure ospedaliere, sottolineando l’importanza della prevenzione e della vaccinazione.
Epatite C, esposizioni ospedaliere e tossicodipendenza
L’epatite C rimane meno diffusa, con casi concentrati in Lombardia ed Emilia-Romagna. La maggior parte dei pazienti sono adulti maschi, con esposizioni legate a procedure ospedaliere, interventi chirurgici o emodialisi. Una parte dei casi coinvolge soggetti tossicodipendenti, alcuni dei quali seguiti da centri specializzati, evidenziando la necessità di un monitoraggio mirato nei gruppi a rischio.
Crescita dell’epatite E
Un aumento significativo riguarda l’epatite E, con i casi più frequenti in uomini adulti. L’infezione è spesso collegata al consumo di carne di maiale o cinghiale, mentre solo pochi pazienti hanno contratto il virus durante viaggi in aree endemiche. I sintomi principali includono febbre, mal di testa e nausea, con sporadiche manifestazioni neurologiche in casi isolati.
Sorveglianza attiva e prevenzione
Il bollettino SEIEVA raccomanda la sorveglianza attiva per identificare focolai e gruppi a rischio. La vaccinazione, la corretta informazione sui comportamenti a rischio e l’attenzione a procedure sanitarie sicure restano strumenti fondamentali per limitare la diffusione delle epatiti acute sul territorio nazionale.
