HIV: aumentano i contagi e le diagnosi tardive

Ma la ricerca offre soluzioni concrete: ora serve un’azione strutturata e condivisa.
L'immagine raffigura delle braci ancora incandescenti e rappresenta metaforicamente la minaccia non sopita dell'AIDS/HIV e la progressione dei contagi e il problema delle diagnosi tardive di HIV

Una fotografia precisa, ma preoccupante, quella che emerge dalla 17ª edizione di ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che dal 21 al 23 maggio ha trasformato Padova in crocevia nazionale del dibattito scientifico e sociale sull’HIV. La manifestazione, per la prima volta ospitata in Veneto, ha riunito oltre 1.200 partecipanti tra clinici, ricercatori, infermieri, operatori sociali e volontari delle associazioni della Community. Una piattaforma interdisciplinare e intergenerazionale che mette al centro ricerca, prevenzione, diagnosi, terapia e diritti delle persone che vivono con l’HIV.

HIV: Diagnosi tardive e aumento dei contagi: lo scenario italiano

Secondo il bollettino del COA dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si stimano circa 140.000 persone che vivono con l’HIV, con una prevalenza dello 0,2 per cento. Nel 2023, il 60% delle nuove diagnosi è stato effettuato in fase clinicamente avanzata. Un indicatore critico che suggerisce la necessità di potenziare l’accesso ai test diagnostici, soprattutto tra le fasce più vulnerabili della popolazione.

In Veneto, i casi sono cresciuti del 9% nell’ultimo anno (da 150 a 163), in linea con la media nazionale del 10%. A fronte di un’efficace terapia antiretrovirale, che oggi consente alle persone con HIV di vivere una vita paragonabile a quella della popolazione generale, il problema resta il sommerso: si stima che circa 9.000 persone in Italia siano inconsapevoli di essere HIV positive.

U=U: il messaggio della scienza diventa azione pubblica

Il paradigma “Undetectable = Untransmittable” (U=U), ovvero la non trasmissibilità del virus se la carica virale è soppressa, rappresenta uno dei capisaldi del nuovo approccio all’HIV. “Mai come oggi è chiaro cosa si debba fare”, afferma Paolo Meli, tra i presidenti del Congresso e referente CICA – Coordinamento Italiano Case Alloggio. “Occorre facilitare l’accesso al test, anche attraverso l’approccio opt-out, e rafforzare l’adesione alla terapia per le persone già diagnosticate. È una questione di salute pubblica e di responsabilità collettiva”.

Il Congresso: scienza, formazione e cittadinanza attiva

Con 335 abstract accettati e 63 sessioni scientifiche, il congresso si conferma vetrina della ricerca italiana sulle malattie infettive. Grande spazio alla formazione dei giovani ricercatori, con i premi Scientific Committee Awards e TRIS (Top Researchers ICAR – SIMIT), che valorizzano la produzione scientifica di qualità.

Al 17° Congresso ICAR di Padova sono stati presentati tre importanti studi italiani Essential, Bicstar e Drive-Switch — che confermano l’elevata efficacia delle terapie anti-HIV, con tassi di soppressione virologica superiori al 95%. Lo studio Essential, condotto all’ospedale Sacco di Milano, dimostra la sicurezza e l’efficacia di una nuova molecola su una popolazione eterogenea. Bicstar, portato avanti dal San Raffaele, evidenzia la persistenza e tollerabilità della terapia anche oltre i 65 anni. Infine, Drive-Switch, realizzato allo Spallanzani, analizza il passaggio da regimi non nucleosidici a Bictegravir/Ftc/Taf, confermandone l’efficacia e la bassa incidenza di fallimenti.

Comorbidità, invecchiamento e nuove sfide

L’HIV oggi pone nuove sfide: “Grazie alla terapia, le persone vivono più a lungo, ma aumentano comorbidità e interazioni farmacologiche”, osserva ancora Meli. Accanto al trattamento, serve investire in prevenzione, anche attraverso strumenti innovativi come la PrEP (Profilassi Pre-Esposizione), che in Italia fatica ancora a decollare.

Verso una strategia nazionale integrata

Sul fronte normativo, si muove qualcosa. È in fase di approvazione il nuovo Piano Nazionale d’Azione per porre fine all’HIV, alle epatiti virali e alle IST, redatto dalle sezioni M e L del CTS. Il documento intende promuovere azioni integrate su test, formazione, scuola e terzo settore.

Parallelamente, la proposta di legge dell’On. Mauro D’Attis per riformare la storica Legge 135/90 è attualmente all’esame della Commissione Affari Sociali. Tra i punti salienti: la possibilità di effettuare il test per la diagnosi dell’HIV a partire dai 14 anni senza consenso genitoriale e un maggior riconoscimento del ruolo del volontariato. La Legge di Bilancio 2025 ha già stanziato 5 milioni di euro per sostenere interventi di prevenzione.

L’appello: trasformare l’opportunità in strategia

“Le istituzioni stanno facendo la loro parte – conclude Meli – ma è tempo di passare dalla teoria alla pratica, trasformando i principi in strategie efficaci. Finora clinici e associazioni hanno collaborato con successo, ora serve consolidare e finanziare questo lavoro”.

Con ICAR 2025, Padova diventa così teatro di un confronto necessario, in cui scienza, società civile e politica si ritrovano per costruire un futuro libero dallo stigma e più vicino all’obiettivo di una generazione senza HIV.

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