“Con il nuovo modello delle case di comunità vogliamo offrire ai cittadini, e soprattutto agli anziani e ai malati cronici che hanno bisogno di un’assistenza protratta nel tempo, servizi il più possibile vicino a dove abitano, ovunque le persone abitino – sottolinea il presidente della Toscana, Eugenio Giani -. È la sfida della telemedicina e della nuova sanità territoriale, una sanità ancora più diffusa, e le strutture che stiamo aprendo dimostrano l’impegno che la Regione sta profondendo su questo fronte”.
I servizi nelle due case di comunità
Nella casa della comunità di Stia sono attivi otto ambulatori distribuiti su due piani. Ci sono anche un punto prelievi, un ambulatorio infermieristico e uno spazio destinato ai medici di continuità assistenziale. Nella casa di comunità di Poppi gli ambulatori sono dieci, tra specialisti, medici di medicina generale e pediatra, oltre ad un locale per la continuità assistenziale. La coabitazione porta un evidente valore aggiunto: in tutte e due le strutture i medici di famiglia possono confrontarsi periodicamente con lo specialista geriatra, neurologo, pneumologo, cardiologo, nefrologo e diabetologo per una presa in cura personalizzata dei propri pazienti.
Un ruolo centrale è affidato all’infermiere di famiglia e di comunità, che nell’assistere a domicilio le persone rappresenta la sentinella di bisogni non solo sanitari ma anche socio-sanitari e interfacciarsi dunque con l’assistente sociale del territorio. Nelle due case di comunità funzionerà anche un servizio di consultorio, delle dipendenze, della salute mentale, della prevenzione e il Punto Unico di accesso, ovvero lo sportello che con i Punti Insieme già presenti in tutti i comuni e presso il distretto di Bibbiena può raccogliere e dare risposta ai bisogni sociali e sociosanitari dei cittadini.
Un’evoluzione al servizio dei cittadini
“Le case di comunità – riassume il presidente Giani – sono la vera rivoluzione della nostra sanità territoriale. Sono settantasette le strutture in tutta la Regione su cui abbiamo investito, con ristrutturazioni o nuove edificazioni. La presenza all’interno di medici di famiglia che fanno capo alla stessa aggregazione funzionale territoriale, fa sì che se un cittadino non si trova il proprio medico avrà sempre chi lo sostituisce. A questo si aggiunte la possibilità di avere, con le nuove tecnologie, visite da remoto”.
“In questo modo – conclude – le case di comunità diventano un presidio sanitario che si integra con il sistema ospedaliero offrendo la possibilità di trovare il servizio che dia risposta al proprio bisogno di salute in paese o nel territorio, senza ingolfare i pronto soccorso o sovraccaricare le liste di attesa, creando punti di riferimento importanti come le eccellenze degli ospedali che la nostra sanità può vantare”.
“Nella forte integrazione tra questi due ambiti, ospedale e territorio, sta la modalità più virtuosa per assicurare un’efficace presa in carico della popolazione del Casentino, in tutti i suoi aspetti – spiega Marco Torre, direttore generale della Asl Toscana sud est -. Per il loro significato in termini di accessibilità e cura, viviamo con grande orgoglio il potenziamento di queste strutture”.