Il SIVeMP denuncia carenze nelle misure contro le aggressioni al personale sanitario

La Presidente Vacca: “La legge esiste, ma non basta. Chi opera fuori dalle strutture è ancora senza tutela”.
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Il tema delle aggressioni al personale sanitario continua a destare preoccupazione, soprattutto per i veterinari pubblici del Servizio sanitario nazionale: «Sono oltre vent’anni che il sindacato segue questa problematica» ha dichiarato Angela Vacca, presidente del SIVeMP e membro dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie. «Nonostante l’impegno delle istituzioni e la Legge 113/2020, non vediamo ancora risultati concreti nella riduzione delle aggressioni».

Il lavoro territoriale e le esposizioni al rischio

I veterinari delle ASL e gli operatori dei Dipartimenti di prevenzione svolgono attività quotidiane in contesti che non offrono il livello di presidio garantito dalle strutture ospedaliere. «Lavoriamo in allevamenti, macelli, aziende private, mercati ittici, spesso in situazioni delicate dal punto di vista economico e sociale» ha spiegato Vacca. «In questi ambienti il rischio di aggressioni verbali o fisiche è reale e non sempre prevedibile». Secondo le rilevazioni interne del SIVeMP, «gli episodi di violenza verbale sono frequentissimi, mentre minacce e intimidazioni sono all’ordine del giorno». Le aggressioni fisiche risultano meno ricorrenti, ma «restano comunque una costante» e molti episodi non vengono denunciati. «Molti colleghi non segnalano quanto accade per timore di ritorsioni o perché non credono nell’efficacia delle tutele previste» osserva la presidente del sindacato.

Legge 113/2020: strumenti introdotti e limiti attuativi

La normativa del 2020 ha istituito nuovi strumenti di contrasto alla violenza contro gli operatori sanitari, come l’Osservatorio nazionale, protocolli con le forze dell’ordine e una giornata di sensibilizzazione dedicata. Tuttavia, osserva Vacca, «alcune misure sono rimaste sulla carta. In particolare, i progetti di comunicazione istituzionale del Ministero della Salute non sono partiti, e il monitoraggio degli episodi è ancora frammentario» afferma. Anche l’aggiornamento 2024 del protocollo sugli eventi sentinella suscita perplessità: «Limitare le rilevazioni ai soli casi più gravi significa sottostimare la reale incidenza delle aggressioni e ridurre la possibilità di intervenire in modo tempestivo».

Le tutele penali per chi lavora fuori dalle strutture

Uno dei punti critici evidenziati dal SIVeMP riguarda l’applicazione delle aggravanti introdotte nel Codice penale. «La legge tutela chi lavora nelle strutture sanitarie, ma non copre chi svolge attività in luoghi privati», chiarisce Vacca. Ciò riguarda proprio i veterinari pubblici, che spesso operano in aziende e allevamenti. «Chi lavora sul territorio resta scoperto, pur agendo come pubblico ufficiale», afferma. «Le aggressioni rivolte ai veterinari del SSN non sono fatti privati: sono aggressioni al lavoro svolto per conto delle ASL, e quindi al servizio sanitario stesso». Il sindacato chiede quindi correzioni normative: «Serve estendere la punibilità dell’oltraggio a pubblico ufficiale anche ai luoghi privati in cui operiamo», spiega Vacca, aggiungendo che «la non punibilità per tenuità del fatto non dovrebbe applicarsi quando a essere colpito è un sanitario».

Le proposte del SIVeMP per un intervento strutturato

Per affrontare il problema in maniera più organica, il sindacato indica un insieme di misure. Tra le proposte figurano anche «corsi specifici sulla comunicazione e sulla gestione dei conflitti», oltre a campagne informative rivolte a operatori e cittadini. Sul piano normativo, il SIVeMP chiede di «estendere le tutele penali a tutti i professionisti della prevenzione territoriale» e, sul fronte economico, di prevedere “fondi o assicurazioni per rimborsare i danni materiali subiti in servizio». Infine, il sindacato sollecita un maggiore coinvolgimento delle aziende sanitarie: «Le ASL devono riconoscere che queste aggressioni riguardano l’ente pubblico e costituirsi parte civile nei procedimenti», afferma Vacca. «Non possiamo lasciare soli i professionisti che tutelano la salute pubblica».

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di Sara Claro

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