Il Tar del Lazio, nell’udienza di merito, ha discusso i ricorsi presentati da associazioni rappresentative di ambulatori e centri privati accreditati contro il nuovo nomenclatore tariffario. Questo era entrato in vigore alla fine del 2024 con decreto del Ministero della Salute. Il giudice aveva già respinto le richieste di sospensione cautelare all’inizio dell’anno. Inoltre, con l’ordinanza numero 696, condanna alle spese legali i ricorrenti.
Il Tar ha ribadito che non è giustificata una sospensione cautelare del sistema tariffario, aggiornato dopo 26 anni. Secondo i ricorrenti il nuovo schema tariffario avrebbe introdotto tagli significativi rispetto al vecchio nomenclatore, giustificando una retrocessione dei rimborsi.
Perché è importante il nomenclatore tariffario
Il nomenclatore tariffario è uno strumento tecnico, ma dalle profonde implicazioni sociali, economiche e politiche ed è fondamentale per il funzionamento della nostra sanità pubblica. Stabilisce con precisione quali prestazioni sanitarie possono essere erogate a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e quanto costano. Nel nomenclatore sono elencati, ad esempio, esami diagnostici, visite specialistiche, interventi, dispositivi protesici o ausili per le persone con disabilità. Per ognuno di questi servizi, il nomenclatore stabilisce un tariffario, cioè il prezzo riconosciuto dallo Stato o dalle Regioni alle strutture sanitarie, siano esse pubbliche o private accreditate, che erogano tali prestazioni.
Da un lato, il nomenclatore serve a garantire ai cittadini la possibilità di accedere alle cure essenziali in modo equo e uniforme. Dall’altro, è uno strumento indispensabile per regolare la spesa pubblica in sanità, stabilendo quali prestazioni siano effettivamente a carico del SSN e quali no. Il nomenclatore ha anche un impatto diretto sull’equilibrio economico delle strutture sanitarie private convenzionate. Le tariffe fissate determinano quanto queste strutture vengono rimborsate per ogni prestazione erogata. Se le tariffe sono troppo basse rispetto ai costi reali sostenuti, le strutture rischiano di operare in perdita o di dover chiudere, con conseguenze sulla disponibilità dei servizi per i cittadini.
I precedenti della vicenda
Le richieste della Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali Private (FederANISAP), Unione Nazionale Ambulatori (UAP) e Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP) ammonivano sulla trasparenza delle tariffe sanitarie per i Livelli Essenziali di Assistenza. Il Tar del Lazio, in udienza monocratica, il 30 dicembre 2024 aveva sospeso il tariffario appena entrato in vigore. Il 28 gennaio 2025 all’udienza per la conferma della sospensiva il Tar rigettò la sua precedente sentenza.
Il Decreto Ministeriale (DM) entrato in vigore a fine dicembre era nato per sostituire integralmente quello del 2023, producendo anche la cessazione degli effetti della parte riformata di quest’ultimo. Tuttavia, secondo le sigle, la sua eventuale sospensione non avrebbe comportato l’entrata in vigore del tariffario del giugno 2023, ma la reviviscenza dell’unico tariffario precedente applicabile secondo loro: il DM 18 ottobre 2012. «Le tariffe introdotte dal recente Decreto ministeriale di fine dicembre – spiega l’Avv. Luca Barone di Legal Healthcare – non tengono conto dell’incremento dei costi e delle difficoltà operative causate dalla pandemia e dalla crisi economica».