La riforma della disabilità (D. Lgs. 62/2024) ha introdotto molti cambiamenti in termini di tutela e assistenza ma soprattutto nelle modalità di riconoscimento della disabilità. In tal senso, l’INPS diviene titolare unico dell’accertamento sanitario attraverso la Valutazione di Base, che prende avvio mediante la trasmissione all’Istituto del nuovo certificato medico introduttivo. Inoltre, in linea con la Convenzione ONU, sono state definite nuove terminologie per indicare le persone con disabilità.
La sperimentazione
Il 1° gennaio 2025 ha segnato l’avvio della prima fase della sperimentazione sulla valutazione di base in nove province. Il 30 settembre 2025, è stata avviata una seconda fase su ulteriori nove province delle undici individuate. Le patologie oggetto di sperimentazione sono il diabete tipo 2, la sclerosi multipla e i disturbi dello spettro autistico. Verranno prossimamente aggiunte in questo novero artrite reumatoide, cardiopatie, broncopatie e malattie oncologiche.

Nell’ambito della riforma, il riconoscimento della disabilità avviene in un quadro di valutazione più ampio poiché tiene conto non solo degli aspetti medico-legali, ma anche delle dimensioni sociali e psicologiche della persona. Il precedente processo di riconoscimento della disabilità partiva con la redazione di un certificato medico introduttivo a cui seguiva la compilazione di una domanda amministrativa con eventuali dati socioeconomivi per il caso di prestazioni economiche. Dopodichè, avveniva una visita medica presso l’ASL, o il centro medico-legale INPS in caso fosse attiva la convenzione fra INPS e ASL, dove veniva definito un verbale sanitario. Il verbale sanitario decretava l’eventuale erogazione delle prestazioni economiche. Questo processo è ancora operativo nelle province non oggetto di sperimentazione della Riforma.
Il nuovo processo
Il nuovo processo parte dalla redazione del certificato medico introduttivo e l’invio dei dati socioeconomici per un eventuale supporto economico. Successivamente, avviene una visita medica perso l’Unità Valutativa di Base (UVB) e la compilazione del questionario WHODAS se il richiedente è maggiorenne. A ciò segue la definizione e l’invio del certificato unico a cura del Centro medico-legale dell’INPS e l’eventuale erogazione degli aiuti economici.
L’UVB è composta da quattro membri: due medici nominati dall’INPS di cui uno specializzato in medicina legale che riveste il ruolo di presidente dell’Unità, un professionista sanitario rappresentante le associazioni di categoria e una figura professionale appartenente alle aree psicologiche e sociali. Il questionario WHODAS, elaborato dall’OMS, è un documento di 36 domande in grado di misurare l’impatto della disabilità sulla vita quotidiana. Esplora diversi aspetti come mobilità, cura di sé, attività della vita quotidiana, partecipazione e attività cognitive.
I cittadini e le cittadine residenti o domiciliati presso le province oggetto della sperimentazione possono avviare il processo di valutazione di base inviando all’INPS il certificato medico introduttivo, tramite il medico certificatore. Il certificato medico introduttivo può essere rilasciato da medici in servizio presso le ASL, aziende ospedaliere, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, centri di diagnosi e cura delle malattie rare, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali del SSN, medici in quiescenza iscritti all’albo, liberi professionisti e medici in servizio presso strutture private accreditate.
L’intero nuovo processo è finalizzato a:
- Semplificare il processo di riconoscimento della condizione di disabilità;
- Rafforzare i servizi;
- Rilasciare un certificato sanitario unico integrato;
- Gestire integralmente l’intero processo tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico;
- Omogeneizzare sul territorio nazionale le valutazioni sanitarie (una volta conclusa la sperimentazione);
- Limitare il processo di revisione del giudizio medicolegale espresso dall’UVB.
Il progetto di vita
A seguito del riconoscimento della condizione di disabilità, su richiesta del cittadino, viene elaborato un progetto di vita, individuale, personalizzato e partecipato, che ha il fine di migliorare la qualità della vita della persona con disabilità e promuovere la piena inclusione e integrazione sociale. Attivato presso gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS), i comuni o i Punti Unici di Accesso (PUA), il progetto di vita è costruito con la persona con disabilità e la sua famiglia.
I benefici del progetto di vita sono molteplici, ma in particolar modo rende possibile superare la frammentazione degli interventi, promuovendo un’azione unitaria e integrata nei vari ambiti (sociale, sanitario, lavorativo). Inoltre, gli Enti preposti mediante l’ascolto attivo dei bisogni e dei desideri della persona, si impegnano a garantire una vita egualitaria.
