L’obesità infantile supera per la prima volta il sottopeso a livello globale

Il rapporto UNICEF “Feeding Profit” lancia l'allarme: per la prima volta, l’obesità infantile ha superato il sottopeso diventando la forma più comune di malnutrizione nei minori. Oggi colpisce un giovane su dieci, ossia 188 milioni. Il costo sanitario globale potrebbe oltrepassare 4.000 miliardi di dollari ogni anno entro il 2035
Un campanello d’allarme arriva dall’ultimo rapporto UNICEF “Feeding Profit”: per la prima volta nella storia, l’obesità infantile ha superato il sottopeso come forma più diffusa di malnutrizione tra bambini e adolescenti. Oggi riguarda un giovane su dieci, pari a 188 milioni di minori, e il costo sanitario globale rischia di superare i 4.000 miliardi di dollari l’anno entro il 2035

I numeri di una trasformazione silenziosa

L’UNICEF ha stilato un report sull’alimentazione infantile, il quale attesta che dal 2000 i tassi di obesità tra i bambini di età compresa tra i 5 e i 19 anni sono triplicati, passando dal 3% al 9,4%. Parallelamente, il sottopeso è sceso dal 13% al 9,2%. Si tratta di un vero ribaltamento epidemiologico, che non riguarda più soltanto i Paesi ad alto reddito. Oggi l’obesità prevale ovunque, con l’unica eccezione dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale.

Il quadro più drammatico si registra nelle isole del Pacifico, dove la transizione da diete tradizionali a cibi importati, calorici ed economici, ha fatto impennare i tassi: il 38% dei bambini a Niue, il 37% nelle Isole Cook e il 33% a Nauru vivono con obesità, percentuali raddoppiate in soli vent’anni. Nemmeno i Paesi industrializzati sono al riparo: il 27% dei giovani cileni è obeso, negli Stati Uniti e negli Emirati Arabi Uniti la quota si ferma al 21%, ma resta comunque elevatissima.

Il caso Italia: tendenze contrastanti

L’Italia mostra un quadro più complesso. Negli ultimi vent’anni il sovrappeso tra i minori è sceso dal 32% al 27%, ma l’obesità è rimasta stabile al 10%. Parallelamente, è raddoppiata (dall’1% al 2%) la quota di bambini in condizione di sottopeso. Come ha evidenziato Nicola Graziano, Presidente di UNICEF Italia, si tratta di dinamiche articolate che richiedono interventi mirati, capaci di affrontare contemporaneamente sovrappeso e magrezza.

Cibi ultra-processati e marketing aggressivo: i veri responsabili

«Quando parliamo di malnutrizione non possiamo più pensare solo al sottopeso», ha spiegato Catherine Russell, Direttrice Generale UNICEF. Il problema principale è rappresentato da un ambiente alimentare che spinge verso prodotti ultra-processati (ricchi di zuccheri, sale e grassi) a scapito di frutta, verdura e proteine di qualità.

Un’indagine su oltre 64.000 giovani di 170 Paesi ha mostrato che il 75% ricorda di aver visto, solo nell’ultima settimana, pubblicità di snack, bevande zuccherate o fast food. Nel 60% dei casi queste inserzioni hanno aumentato il desiderio di consumarli. Persino nei Paesi in guerra, il 68% dei ragazzi è esposto a questo tipo di pubblicità, segno del potere penetrante del marketing digitale.

Conseguenze pesanti per salute ed economia

Le ricadute sanitarie sono note: maggiore rischio di insulino-resistenza, ipertensione, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori. Malattie che, iniziate in giovane età, possono compromettere la qualità e l’aspettativa di vita.

L’impatto economico è altrettanto rilevante. Il Perù, ad esempio, rischia di perdere oltre 210 miliardi di dollari per i costi legati all’obesità. Su scala globale, entro il 2035 il peso economico del problema supererà i 4.000 miliardi di dollari all’anno.

Le raccomandazioni UNICEF: un piano per invertire la rotta

L’UNICEF chiede un impegno congiunto di governi, comunità e società civile per trasformare gli ambienti alimentari. Le misure proposte includono:

  • Normative vincolanti, come etichette più chiare, tasse su cibi non salutari e limiti alla pubblicità;
  • Protezione delle scuole, vietando cibi ultra-processati e sponsorizzazioni commerciali negli istituti;
  • Supporto alle famiglie vulnerabili, con programmi sociali che garantiscano l’accesso a cibi sani;
  • Barriere contro le interferenze dell’industria, per proteggere le politiche pubbliche da pressioni commerciali.

Di Teresa Zeleznik

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di Teresa Zeleznik
17 Settembre, 2025

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