L’urgenza del cambiamento: governance, pluralismo e professioni al centro del dibattito

Dal ruolo delle Regioni all’innovazione, dalla crisi demografica al valore dell’universalismo: ecco le direttrici strategiche per il rilancio del SSN
Dal ruolo delle Regioni all’innovazione, dalla crisi demografica al valore dell’universalismo: ecco le direttrici strategiche per il rilancio del SSN

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sta affrontando una fase di pressione crescente, determinata da tre dinamiche convergenti: sostenibilità economica, evoluzione demografico-epidemiologica e necessità di innovazione tecnologica. Il convegno “Pensare la Sanità: tra Costituzione, Sostenibilità e Omogeneità nelle Cure”, in occasione dell’omonimo libro dei Prof. Luca Antonini e Stefano Zamagni, ha inteso riportare l’articolo 32 della Costituzione al centro della discussione pubblica.

Il convegno ha posto tre domande centrali: come rendere effettivo il diritto alla salute, come conciliare sostenibilità finanziaria e qualità delle cure e come garantire maggiore omogeneità territoriale nell’accesso ai servizi. In un sistema che soffre di disomogeneità regionali, carenze di personale e pressioni finanziarie strutturali, la discussione si è orientata verso soluzioni condivise e prospettive plurali.

Il Presidente del Consiglio regionale del Lazio, Antonello Aurigemma, ha aperto i lavori ricordando la complessità del momento: «Pensare alla sanità significa tenere insieme il diritto costituzionale, l’equilibrio economico e l’omogeneità delle cure». Aurigemma ha sottolineato l’importanza di un confronto libero dai condizionamenti politici, riunendo attori istituzionali, professionali e civici: «La sanità è uno di quegli argomenti in cui è più difficile trovare differenze che non punti in comune».

Universalismo, pluralismo e nuovo modello organizzativo

Il contributo del Prof. Stefano Zamagni ha evidenziato la necessità di riformulare i fondamenti strategici del SSN. L’universalismo è, secondo il docente, «un fine che deve essere salvaguardato ad ogni costo». Per questo, il sistema deve muoversi verso un «modello plurale, che integri pubblico e terzo settore», valorizzando la capacità innovativa e la prossimità dei diversi attori civici.

Zamagni ha posto una seconda sfida: superare il modello organizzativo «tayloristico», ancora prevalente in molte strutture. Riprendendo le riflessioni di Yael Calton del Karolinska Institute, ha ricordato che «dobbiamo andare oltre logiche prestazionali e silos organizzativi», poiché l’ospedale non può più essere gestito come una fabbrica.

La terza direttiva riguarda l’impatto dell’intelligenza artificiale. Secondo Zamagni, la transizione verso forme di AI «agenziali» è già iniziata: «Macchine capaci di prendere decisioni sulla base di un prompt stanno entrando nel settore sanitario». Il punto critico, però, non è la tecnologia, bensì la deontologia: l’AI deve rimanere un copilota, non diventare il decisore. Il ruolo umano rimane centrale nella cura, nell’etica e nella responsabilità professionale.

Demografia, personale e il nodo della medicina territoriale

Il Vicepresidente della Corte Costituzionale, Luca Antonini, ha ricondotto il dibattito alle trasformazioni strutturali del Paese. Oggi l’Italia è caratterizzata da pochi nati e molti anziani: «Il sistema ci ha regalato dieci anni di vita media in più, ma il paradigma è cambiato». Di conseguenza, come sottolineato nei recenti documenti programmatori, rende necessario un radicale intervento a fronte di questa rivoluzione demografica.

Antonini ha offerto un dato allarmante: tra il 2000 e il 2022 l’Italia ha perso 180.000 professionisti sanitari, molti dei quali emigrati dopo essersi formati nelle università italiane. Nel solo triennio 2027 andranno in pensione 35.200 medici di medicina generale. E i concorsi vanno deserti. «Ma il medico di medicina generale è il primo anello della catena: se salta quello, salta tutto il sistema».

Per la Corte Costituzionale la questione è chiarissima: «La spesa sanitaria è una spesa costituzionalmente necessaria». Per questo è indispensabile un piano di riqualificazione delle professioni e una riorganizzazione territoriale che ridia centralità alla medicina di prossimità, oggi il vero perno della sostenibilità futura.

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di Arrigo Bellelli

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