Prosegue la tendenza all’esternalizzazione del personale sanitario e il ricorso a medici e infermieri “a gettone”. Questo quanto emerge dalla Relazione al Parlamento pubblicata dall’Autorità Nazionale Anticorruzione. Un fenomeno, come riportato dalla stessa ANAC, che si è affermato durante la pandemia da Coronavirus in risposta all’emergenza sanitaria, ma che è proseguito anche nel 2023 e nel 2024 e che pone “rischi per la salute dei pazienti, compromettendo la valorizzazione delle risorse professionali interne e privando le amministrazioni del loro patrimonio più prezioso”.
Personale “a gettone” in crescita
Entrando nello specifico del report, l’ANAC mostra come nel 2024 il ricorso ai “medici a gettone” sia aumentato del 20% rispetto al 2023, con un valore complessivo dei contratti e delle adesioni passato da 35,2 a 42,3 milioni di euro. Ancora più evidente la crescita per gli infermieri “a gettone”, con un incremento del 49% rispetto all’anno precedente, pari a un passaggio della spesa da 3,9 a 5,8 milioni di euro. Le stazioni appaltanti del Servizio Sanitario Nazionale hanno destinato oltre 42 milioni di euro per la disponibilità di medici a gettone, con un incremento del 7% rispetto al 2023. In controtendenza, le risorse destinate agli infermieri a gettone sono diminuite del 21%, con le spese che comunque sono rimaste significative, in quanto pari a 8,7 milioni di euro.
Ampliando l’analisi ai più generali “servizi di fornitura di personale”, si osserva, nel 2024, un calo del 49,2% nei contratti pubblici, con il valore complessivo sceso da 523,7 a 265,9 milioni di euro. Il valore totale delle adesioni ad accordi quadro e convenzioni per tali servizi è cresciuto del 157,3%, con la spesa passata da 158 a 406,5 milioni di euro. Dal punto di vista procedurale, per i medici a gettone è stato confermato il predominio delle procedure negoziate sotto soglia e degli affidamenti diretti, mentre gli accordi quadro e le convenzioni sono rimasti marginali. Per gli infermieri, si è fatto prevalentemente ricorso a procedure negoziate senza pubblicazione del bando e agli affidamenti diretti. L’utilizzo della procedura aperta, invece, è risultato trascurabile.
Centro-Nord al vertice
L’analisi territoriale sull’utilizzo del complessivo di medici ed infermieri gettonisti mostra una concentrazione del fenomeno nell’area del Centro-Nord Italia. In modo particolare, in Piemonte si registra una spesa complessiva di 115,2 milioni di euro – circa il 25% del totale nazionale – seguito dalla Lombardia, con una spesa di 105 milioni – il 22,9% del totale – e dalla Toscana, al terzo posto con una spesa di 56,7 milioni di euro, pari al 12,4% del complessivo italiano. Il focus sui singoli casi mostra, invece, come la prassi dei medici a gettone sia più frequente in Veneto, Sicilia e Piemonte. Per quanto riguarda gli infermieri a gettone, invece, la Regione con la spesa maggiore risulta essere la Lombardia – circa 15 milioni di euro spesi nel 2024- seguita, con distacco, da Abruzzo e Piemonte.
L’allarme di ANAC
La stessa ANAC, nel report, ritiene che tale fenomeno abbia prodotto effetti distorsivi sul mercato dei contratti pubblici per la fornitura di personale medico e infermieristico, con un incremento dei costi di approvvigionamento e una riduzione della qualità dei servizi. Sul tema è poi intervenuto Giuseppe Busia, Presidente ANAC, che ha sottolineato l’importanza di una “più ampia valorizzazione delle professionalità interne, da selezionare mediante concorsi meritocratici e capaci di attrarre i giovani migliori. Parimenti da arginare – ha proseguito – è la prassi di acquistare macchinari a prezzo scontato, con una contropartita nascosta, legata a onerosissimi servizi di manutenzione. Ciò, con l’ulteriore rischio che l’amministrazione si trovi a dipendere per lungo tempo da un singolo fornitore”.