Andare a scuola o a lavoro in bici a piedi o in bicicletta resta un’abitudine poco diffusa tra gli italiani. Secondi i dati della sorveglianza PASSI relativa al biennio 2023-2024 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), infatti, la mobilità attiva, intesa nel report come «la scelta di andare in bicicletta o a piedi per recarsi al lavoro o a scuola o nei propri spostamenti abituali, in alternativa all’uso di veicoli a motore», stenta a decollare, nonostante i benefici dimostrati nella prevenzione delle malattie croniche, del sovrappeso e del rischio cardiovascolare. Solo il 10% degli adulti italiani (18-69 anni) utilizza la bici per spostarsi, mentre il 39% ha dichiarato di spostarsi a piedi.
Sei italiani su dieci si muovono in auto
Grazie alla mobilità attiva, una parte di italiani riesce a raggiungere i livelli minimi di attività fisica raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ossia almeno 150 minuti a settimana di movimento moderato. Tuttavia, accanto a questi, rimane ampia la fascia di popolazione parzialmente attiva, coloro che camminano o pedalano senza arrivare al minimo settimanale raccomandato dall’Oms. I dati PASSI del biennio 2023-2024 raccontano che, in media, il 42% degli adulti tra i 18 e i 69 anni si muove a piedi o in bici per i propri spostamenti quotidiani, ma solo il 19% raggiunge i 150 minuti settimanali indicati dall’OMS. Un ulteriore 22% è attivo ma in misura insufficiente, mentre la maggioranza, pari al 59%, continua a spostarsi prevalentemente in auto, moto o con i mezzi pubblici, limitando al minimo i tragitti a piedi o in bicicletta.
Più servizi al Nord, meno al Sud
La quota di popolazione che riesce a mantenersi attiva esclusivamente grazie alla mobilità quotidiana è in calo negli ultimi anni, con delle disparità territoriali evidenti. Nelle regioni del Nord si registra una maggior presenza di servizi e infrastrutture per pedoni e ciclisti e, di conseguenza, anche una percentuale maggiore di chi preferisce una mobilità del genere (33%). Al Centro si scende al 27%, mentre al Sud, dove scarseggiano strutture dedicate a pedoni e ciclisti, la percentuale cala al 22%. Un divario che riflette non solo differenze urbanistiche, ma anche una diversa cultura del movimento e differenti politiche locali di promozione della salute.
Tra gli ostacoli principali alla mobilità attiva si hanno, oltre alla mancanza di percorsi sicuri, anche una percezione del rischio legata a traffico e inquinamento, maggiore al Sud, una distanza casa-lavoro spesso difficile da coprire interamente a piedi o in bicicletta, e le abitudini consolidate, che portano a preferire il mezzo motorizzato anche per tragitti di pochi minuti.
Perché la mobilità attiva è importante
Camminare o pedalare non significa solo spostarsi, ma anche fare prevenzione a tutti gli effetti. Si tratta di una necessità anche per il fatto che la nostra popolazione sta diventando sempre più vecchia. La mobilità attiva, come ricorda lo stesso ISS, contribuisce a ridurre la mortalità e il rischio di contrarre malattie croniche, quali diabete, obesità e ipertensione, oltre a contrastare i disturbi legati ad uno stile di vita sedentario. Inoltre, i benefici si estendono anche alla sfera psicologica: spostarsi a piedi o in bici rafforza il benessere mentale e riduce lo stress.
