“Ospedale a casa del paziente”: il futuro della sanità secondo la ASL Brindisi

Maurizio De Nuccio (DG ASL Brindisi): «L’integrazione tra ospedale e territorio non è solo una riforma, è una rivoluzione culturale». Dalla prevenzione alla domiciliarità, passando per il ruolo delle associazioni e la formazione degli operatori: il modello brindisino punta su prossimità, umanizzazione e reti integrate.
ospedale a casa del paziente

Offrire una prestazione sanitaria efficace significa rispondere in modo integrato su più fronti: prevenzione, assistenza territoriale e ospedaliera. Ne è convinto Maurizio De Nuccio, Direttore Generale della ASL di Brindisi, che sottolinea come una buona sanità debba tenere insieme qualità clinica e aspettative dei cittadini, nonostante le difficoltà strutturali e le carenze di personale. «Sono queste le tre dimensioni su cui si gioca la qualità delle prestazioni sanitarie»: la priorità è garantire appropriatezza e continuità delle cure. «Stiamo lavorando per rafforzare l’assistenza territoriale tramite l'”ospedale a casa del paziente” – aggiunge – anche per dare ossigeno agli ospedali e offrire risposte più puntuali ai bisogni dei cittadini».

Prevenzione e sinergie con il territorio

Uno dei punti centrali dell’azione della ASL Brindisi è l’investimento nella prevenzione primaria (stili di vita, alimentazione, attività fisica) e secondaria, con una forte collaborazione tra Regione Puglia, scuole e associazioni.

Importante anche il ruolo della comunità attiva, con il coinvolgimento diretto delle associazioni nel comitato consultivo misto. «Sono fondamentali per colmare il divario tra istituzione e cittadino – spiega De Nuccio -. Partecipano alle campagne di sensibilizzazione, ma anche a convegni e percorsi di educazione alla salute».

Le associazioni sono una presenza stabile e attiva, non solo in ambito oncologico o nei reparti, ma anche in attività di sensibilizzazione, eventi, donazione di sangue e organi, perfino con rappresentazioni teatrali nelle scuole.

«Sono costantemente al fianco dei pazienti. E molte di queste associazioni sono fatte proprio dagli stessi pazienti, e hanno quindi una forza e una consapevolezza unica».

Screening oncologici: superati i target regionali

Particolare attenzione è rivolta agli screening oncologici: «Abbiamo superato i target regionali per cervice uterina (50% contro il 45% regionale), mammografico (63% contro il 40%) e colon-retto (28% contro il 20%). Questo dimostra che la popolazione risponde positivamente quando le campagne sono ben strutturate».

“L’ospedale a casa del paziente”

La vera sfida, però, è integrare ospedale e territorio. Secondo De Nuccio, finora non è mai stata realmente attuata una piena integrazione, e questo «Non per mancanza di norme, ma per difesa delle prerogative: medico ospedaliero e medico territoriale spesso non si sono sentiti alla pari».

Ad oggi, però, «Abbiamo deciso di puntare a una terza via: l’ospedale a casa del paziente, con assistenza domiciliare sempre più strutturata e un iter amministrativo che parte direttamente dall’ospedale. È una rete in cui il paziente è al centro e può essere seguito anche a distanza, ma senza rinunciare al contatto umano».

Investire nella relazione: formazione e umanizzazione

Per sostenere questo nuovo approccio, la ASL Brindisi investe nella formazione degli operatori. «La telemedicina deve essere uno strumento, non un ostacolo alla relazione. Per questo stiamo investendo nella formazione degli infermieri di famiglia anche sul piano relazionale: serve empatia, con il paziente e con i caregiver.

Proprio a questi ultimi è dedicato un progetto specifico di supporto psicologico, perché – continua De Nuccio – una persona curata a casa, circondata dall’affetto dei familiari, guarisce più in fretta. Lo dimostra anche la scienza».

Medicina di prossimità: dal PNRR alla realtà

La rete territoriale si sta concretizzando anche grazie ai fondi PNRR: case e ospedali di comunitàPunti Unici di Accesso (PUA)protocolli per l’assistenza domiciliare sono oggi realtà. «La medicina di prossimità non è più un miraggio, ma una rete che si fonda sulla sinergia tra ASL, medici di medicina generale, enti locali e associazioni».

Confronto e formazione come leva di governance

In un contesto complesso come quello attuale, servono soluzioni condivise. «Organizziamo convegni multidisciplinari aperti a colleghi da tutta Italia: dal confronto tra competenze e specialità emergono risposte che da soli non troveremmo».

Secondo De Nuccio, fare rete tra Direttori Generali è essenziale: «I problemi sono trasversali, e lo sforzo comune è l’unico modo per superarli. Serve una governance che faccia squadra».

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