Il Papillomavirus (Hpv) è responsabile di 7.500 tumori l’anno in Italia e può anche compromettere la fertilità, soprattutto maschile. Nonostante la possibilità di prevenirlo attraverso screening regolari e una più ampia copertura vaccinale tra i giovani, l’adesione ai programmi resta ancora insufficiente. L’Hpv è pericoloso fattore di rischio oncologico dal quale però possiamo difenderci» spiega Alessandra Fabi, Consigliere Nazionale dell’Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ai margini del convegno “L’impegno per un’Italia libera dall’Hpv: tutelare la fertilità ed eliminare i tumori prevenibili”, tenutosi lo scorso mese al Senato.
Il virus
L’Hpv o Papillomavirus Umano è una famiglia di virus a trasmissione sessuale che può causare infezioni della pelle e delle mucose. Sebbene l’infezione da Hpv sia asintomatica e spesso si risolva spontaneamente, alcuni ceppi del virus possono portare a lesioni precancerose o cancerose, soprattutto a livello del collo dell’utero, ma anche in altre parti del corpo come l’ano, la vulva, la vagina, il pene e l’orofaringe. Nella maggioranza dei casi, il nostro sistema immunitario è capace di reagire efficacemente e neutralizzare il virus nell’arco di 1-2 anni. Quando questo non succede, l’infezione si cronicizza e può nel tempo portare allo sviluppo di vari tipi di tumore. Per fortuna oggi abbiamo uno strumento per proteggerci: il vaccino.
I dati
Ha continuato a dichiarare Fabi ai microfoni dell’Ansa: «Non deve essere considerato solo un problema femminile perché determina, sia negli uomini che nelle donne, l’88% dei tumori dell’ano e il 30% di quelli dell’orofaringe, cavo orale e laringe. Tutte malattie curabili quando vengono trattate tempestivamente in modo adeguato. Va incrementata la partecipazione agli screening e in tutte le Regioni sono già attivi programmi gratuiti».
Tra i maschi in Italia è la principale causa ogni anno di oltre 2.400 casi di cancro e 3.000 decessi. La prevalenza del Dna dell’Hpv nello sperma è quasi doppia tra i pazienti infertili (20%) rispetto al resto della popolazione (11%). Esistono oltre 200 tipi diversi di Hpv, di cui almeno 17 associati allo sviluppo di tumori. A ben 660.000 donne nel mondo ogni anno viene diagnosticato il tumore al collo dell’utero. In Europa sono 66 mila, in Italia 2500. La percentuale di persone sessualmente attive (uomini e donne) che contraggono un’infezione da Hpv nel corso della vita è dell’80%.
La vaccinazione fatica
«In Italia il vaccino è ormai disponibile gratuitamente da molti anni sia per i maschi che per le femmine» dichiara Enrico Di Rosa, Presidente della Società Italiana d’Igiene (SItI). «Eppure i dati sulle immunizzazioni sono insoddisfacenti e lontani dagli obiettivi prefissati dalle istituzioni sanitarie internazionali. Tra le femmine per le coorti tra il 2009 e il 2003 siamo a poco più del 70%. Si registrano dati peggiori fra i maschi delle coorti 2004-2003 dove i tassi scendono addirittura sotto il 20%. Proprio per i giovani uomini vanno previste attività informative specifiche».
Per Annalisa Calabrò, Professoressa Igiene e Sanità pubblica all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, «la vaccinazione ‘opportunistica’ in occasione dello screening organizzato e l’estensione del diritto a tutte le donne tra i 26 e i 45 anni, indipendentemente dal setting di offerta, rappresentano strategie di grande rilevanza che meritano un’attenta valutazione da parte dei decisori».
