Un po’ medici, un po’ psicologi, un po’ personal trainer: i nostri amici a quattro zampe (e non solo) hanno un impatto vero sulla nostra salute. Ad esempio, è stato dimostrato come accarezzare il pelo di un cane o un gatto regola la frequenza cardiaca, abbassa la pressione sanguigna e contribuisce ad aumentare la coscienza della propria corporalità, essenziale nello sviluppo della personalità. Infatti, nel febbraio 2003 la pet therapy è stata riconosciuta come cura ufficiale da un Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. È stato provato che durante le sedute di pet therapy:
- si riduce l’ansia;
- si abbassa la pressione sanguigna, la glicemia e il battito cardiaco;
- aumentano i livelli di cortisolo, endorfine e ormoni del benessere.
Chi sono gli “specialisti”
Gli animali maggiormente utilizzati, ovviamente, sono cani e gatti, ma anche criceti, conigli, uccelli e cavalli fanno pet therapy. Secondo i dati di Zoomark International, nel nostro paese gli animali da compagnia sono più numerosi delle persone: sono oltre 65 milioni. Gli italiani preferiscono i gatti ai cani (12 milioni a 9), ma i più comuni sono i pesci che superano quota 28 milioni di esemplari. A questi si aggiungono 12,7 milioni di uccelli e 3,2 milioni di piccoli mammiferi e rettili. Ogni specie e razza ha la propria particolarità. Per esempio, i cani sono perfetti per coloro che hanno difficoltà a comunicare o deficit motori o cognitivi. Con i ragazzi autistici gli animali maggiormente utilizzati sono proprio i cani, perché aiutano a entrare in contatto con il paziente aggirando le sue fragilità.
I benefici della pet therapy
Sotto questo termine ombrello sono comprese tutte le attività e le terapie assistite con animali volte a incoraggiare l’interesse verso il mondo esterno e la voglia di interagire del paziente. Diversi studi scientifici hanno dimostrato i numerosi benefici che portano le sedute di pet therapy o anche semplicemente avere un animale domestico. I vantaggi coprono tutte le sfere della persona: quella fisica, quella psicologica e quella sociale. In soggetti aventi difficoltà deambulatorie si può ottenere la stimolazione del movimento e un miglioramento del tono muscolare. In soggetti aventi problemi neuro-motori il contatto fisico con l’animale favorisce la percezione corporea spesso compromessa dall’handicap, contribuendo così alla percezione del sé come soggetto.
Il contatto e l’interazione con l’animale provoca delle modificazioni a livello biochimico, per esempio un innalzamento delle endorfine. Lo psichiatra Aron Katcher ha affermato che la relazione uomo/animale si fonda su quattro principi fondamentali: sicurezza, intimità, attenzione, costanza relazionale. Con persone disturbate gli animali trovano un canale d’accesso preferenziale, poiché danno affetto gratuito ed incondizionato, favorendo autostima e sicurezza di sé. Siccome si pongono con un atteggiamento non giudicante e di accettazione davanti a qualsiasi tipo di patologia, stimolano l’espressione spontanea dei sentimenti e dei comportamenti delle persone con cui vengono a contatto.
Il contatto con un animale, oltre a garantire la sostituzione di affetti mancanti o carenti, è particolarmente adatto a favorire i contatti interpersonali. Questo accade perché offre l’occasione di interagire con gli altri, spunti di conversazione e di gioco. Il contatto con un animale, in situazioni di intenso stress, funge da tampone, ammortizzando le conflittualità e rivelandosi di straordinaria validità per l’aiuto di coloro con disagi nelle relazioni sociali. Inoltre, l’animale può stimolare nei soggetti fruitori degli script comportamentali come prendersi cura dell’igiene dell’animale che poi verranno interiorizzati e di conseguenza messi in atto su di sé.