Sanità italiana tra luci e ombre: screening in crescita ma ospedali sotto pressione

Il nuovo rapporto Agenas evidenzia progressi nel territorio, spinti anche dagli investimenti del PNRR, mentre permangono ritardi nei Pronto soccorso e nelle liste operatorie.
sistema valutazione agenas

La nuova edizione del Sistema nazionale di valutazione delle performance delle Aziende sanitarie e ospedaliere, diffusa da Agenas, offre un quadro articolato su 110 ASL e 56 aziende ospedaliere. Le Aziende sanitarie locali mostrano un recupero significativo, soprattutto nella prevenzione oncologica e nella presa in carico domiciliare. Gli ospedali, invece, continuano a registrare criticità legate all’accesso ai servizi, con tempi di attesa spesso lontani dagli standard previsti.

Screening oncologici: coperture in crescita e differenze territoriali

Gli screening diagnostici presentano un sensibile miglioramento complessivo, con alcuni territori del Sud che recuperano terreno dopo anni di difficoltà. Per la mammografia, l’Asl di Asti registra la copertura più elevata, seguita da Ferrara e Trento. Le adesioni rimangono invece più basse nelle aziende sanitarie di Bari, Catanzaro e Cosenza.

Per la cervice uterina si distinguono Imola, Modena e Brianza, mentre i risultati meno incoraggianti provengono da Cosenza, Sulcis e Alto Adige. Nello screening del colon-retto le performance più alte vengono registrate ad Aosta, nella Polesana e ad Alessandria; Bari, Cosenza e Foggia risultano ultime in graduatoria.

Una crescita particolarmente rilevante riguarda alcune ASL che, in un solo anno, mostrano balzi superiori al 20%. Novara registra l’aumento più consistente, seguita da ATS Val Padana, ASL Bari e ATS Brescia.

Assistenza domiciliare: forti oscillazioni tra le regioni

Nell’assistenza domiciliare integrata emergono differenze marcate: l’Ulss Polesana in Veneto registra i tassi più elevati di presa in carico, seguita dall’Asl del Molise e da quella di Teramo. I valori meno allineati agli standard interessano invece Catanzaro, Gallura e Bari.

Pronto soccorso: attese lunghe e accessi inappropriati

La permanenza oltre le otto ore nei Pronto soccorso continua a rappresentare una delle criticità più diffuse. I dati più severi riguardano il Policlinico di Tor Vergata e il Sant’Andrea di Roma, oltre all’Aou di Cagliari: in queste strutture più di un paziente su cinque supera le otto ore di attesa.

Emergenza territoriale: i tempi delle ambulanze

Una parte significativa delle aziende sanitarie non raggiunge l’obiettivo nazionale di 18 minuti per l’arrivo dei mezzi di soccorso. In 41 ASL la media supera i 20 minuti, con punte critiche in alcune realtà calabresi come Vibo Valentia, dove si arriva a 35 minuti.

La situazione più favorevole è registrata nell’Azienda Giuliano Isontina, con un tempo medio di 12 minuti, seguita da Piacenza, Chiavari, Reggio Emilia, Parma e Genova.

Chirurgia programmata: tempi disomogenei nelle protesi e negli interventi oncologici

Le liste d’attesa chirurgiche restano un punto sensibile. Gli interventi di protesi d’anca effettuati entro 180 giorni raggiungono percentuali elevate al San Giovanni di Roma, agli Spedali Civili di Brescia e all’Aou di Padova, tutte sopra il 94%. Tempi più lunghi si registrano invece a Catanzaro, Cagliari e nell’ospedale Brotzu.

Nei tumori della mammella, entro il limite di 30 giorni, spiccano le performance dell’Azienda Ospedaliera Pisana, di Modena e di Verona. Le percentuali più basse emergono ancora al Brotzu, a Cagliari e a Perugia.

Risultati simili emergono per gli interventi urgenti al colon: Brescia, Padova e il San Gerardo di Monza risultano i più tempestivi, mentre all’Ao Papardo, all’ospedale Dulbecco e al Cannizzaro i tempi superano più spesso la soglia prevista. Nessuna struttura raggiunge pienamente il 100% di interventi nei tempi.

Costi ed efficienza economica

La valutazione Agenas comprende anche i costi medi per giornata di degenza, con valori che oscillano in modo significativo. Le spese più contenute si registrano al Policlinico Tor Vergata, a Cagliari e al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, con costi inferiori ai 400 euro. All’estremo opposto compaiono il Vanvitelli di Napoli, il Giaccone di Palermo e l’ospedale di Cosenza, dove i valori superano ampiamente gli 800 euro.

Dotazioni tecnologiche e investimenti

Tra le differenze più evidenti emergono quelle relative al parco tecnologico: in alcune strutture oltre il 60% delle apparecchiature ha più di dieci anni. Situazioni critiche si registrano in particolare all’AO Papardo e al Civico di Palermo.

Il confronto tra territori evidenzia quindi un avanzamento non uniforme, con aree che beneficiano pienamente di investimenti recenti e altre che mostrano ritardi strutturali ancora significativi.

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di Sara Claro

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