La popolazione mondiale sta invecchiando rapidamente, complice l’aumento dell’aspettativa di vita e il calo delle nascite. Ciò, in conseguenza delle maggiori richieste di assistenza domiciliare e della presenza di cure croniche, avrà delle ripercussioni sulle finanze pubbliche e sui sistemi sanitari nazionali. Questo quanto emerge dal rapporto Ocse Ageing populations, their fiscal implications and policy responses.
Anche l’Italia vive una transizione demografica simile. Secondo il rapporto, più che in altri Paesi, in Italia la popolazione in età lavorativa, ovvero quel bacino di popolazione di possibile crescita economica, si contrae, mentre aumenta quella degli ultra 65enni. Quest’ultimo bacino è quello che richiede più assistenza e che esercita una pressione maggiore sul sistema sanitario nazionale.
Più pensionati, meno lavoratori
Il rapporto evidenzia che l’aumento della speranza di vita e la crescita degli over 80 accelerano la domanda di prestazioni sanitarie, cure croniche e assistenza domiciliare. Parallelamente, la popolazione in età lavorativa, che finanzia contributi e tasse, non cresce, riducendo il margine di autofinanziamento del sistema. Le stime per l’Italia indicano un salto nel tasso di dipendenza popolazione/anziani ben oltre il 70% entro il 2060, con l’effetto di comprimere risorse, aumentare la spesa sanitaria e ritardare l’innovazione assistenziale. Anche l’Istat ha lanciato l’allarme a riguardo.
La priorità delle riforme: dalla prevenzione alla governance della cura
Per invertire la tendenza, nel rapporto viene suggerito un pacchetto di riforme strutturali. Potenziare la prevenzione, al fine di ridurre i fattori di rischio promuovere stili di vita sani, rafforzare l’assistenza territoriale e domiciliare, rivedere i modelli pensionistici e potenziare l’occupazione tra gli over 55. L’Italia è chiamata a integrare le politiche sociali e sanitarie, abbandonando logiche frammentate e puntando su un modello di cura che tenga insieme salute, benessere e finanza pubblica.
Sostenibilità sì, ma con equità e qualità
Tuttavia, il rapporto sottolinea come la soluzione non sia tagliare i costi o alzare l’età pensionabile. La sostenibilità, sottolineano gli esperti, è fatta anche di qualità, accessibilità e innovazione. In altre parole, il sistema sanitario nazionale dovrà sì curare chi ne ha bisogno, come gli anziani, ma anche farlo in maniera efficace, evitando cioè un sovraccarico del sistema stesso, ricoveri e cronicità. Serve, dunque, una prevenzione efficace e un controllo dell’invecchiamento maggiore, così da liberare risorse, controllare i costi e garantire che l’assistenza rimanga universale e di qualità.
