La sanità inquina, ma il livello di inquinamento e di emissioni può essere ridotto. Anche significativamente. È questo il traguardo del progetto Ospedale Green / Green Hospital del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma. “Un’esperienza – spiega il fondatore del Green Team e già Direttore Sanitario Lorenzo Sommella – che nasce dal crescente confronto tra le Università e le strutture sanitarie sensibili ai temi della sostenibilità ambientale sanitaria e che può essere applicata in tanti ospedali in Italia”.
I numeri della sostenibilità ambientale nella sanità
“Gli ospedali e, in particolare, i grandi ospedali sono energivori e sono responsabili del 60% delle emissioni delle strutture sanitarie, che globalmente immettono in atmosfera il 5% del totale della CO2. Il 70% di queste emissioni, poi, non dipende dal consumo in loco, ma dai trasporti collegati alle attività sanitarie e dalla supply chain.Aumentare la sostenibilità ambientale sanitaria significa non solo intervenire sul consumo di beni e sulla gestione dei rifiuti, ma anche sulla produzione e il trasporto di energia, cibo, gas, imballaggi e presidi monouso”.
Le quattro grandi aree di intervento per la sostenibilità sanitaria
Energia
La prima è l’energia e il modo in cui viene acquisita e gestita. “Il Campus Biomedico di Roma ha una centrale interna alimentata a gas che produce elettricità, calore e refrigerazione e che, con il fotovoltaico, copre il 64% delle nostre esigenze. Il restante 36% viene acquistato da distributori che certificano la provenienza da fonti rinnovabili. Nel passaggio tra 2023 e 2024 siamo riusciti a ridurre le emissioni già di circa il 3%”.
Gestione rifiuti
La seconda è la gestione dei rifiuti. “La raccolta differenziata è essenziale per contenere la frazione di rifiuti a rischio infettivo, il cui smaltimento è inquinante ed economicamente oneroso. Ad esempio, la maggior parte degli imballaggi in sanità è composto da uno strato di cartone all’esterno e di plastica all’interno. Separando le due componenti in loco, abbiamo ridotto questi rifiuti non riciclabili del 60%”.
Gas e presidi
Farmaci, presidi e dispositivi medici. “Tra i farmaci, gli anestetici sono tra i gas serra più potenti: uno in particolare, il desflurano, ha un impatto 2mila volte superiore a quello dell’anidride carbonica. In accordo con i team anestesiologici ne abbiamo ridotto l’impiego al minimo, favorendo l’utilizzo di altri anestetici. Stiamo valutando, con l’azienda produttrice, l’installazione di canestri assorbenti che “catturano” i gas espirati dal paziente e ne prevengono l’immissione in atmosfera. Per quanto riguarda i presidi, stiamo analizzando il materiale disposable che potrebbe essere sostituito da articoli risterilizzabili e riutilizzabili (come la teleria di sala operatoria)”.
Plastica e sprechi alimentari
Plastica e spreco di acqua e cibo. “L’ invasione delle bottigliette di plastica sarà contenuta diffondendo i distributori automatici di acqua. Per evitare lo spreco di acqua sono già stati installati rubinetti con fotocellula nei bagni accessibili al pubblico. Per quanto riguarda il cibo, da noi almeno il 10% dei vassoi con le pietanze non viene consumato. A livello nazionale, forse questa percentuale è ancora maggiore. Al Campus Bio-Medico stiamo modificando il software per rendere i cambi di ordine molto più tempestivi, col rispetto delle preferenze del paziente e delle esigenze cliniche, informando la cucina se un paziente si sposta per un esame o ha cambiato regime alimentare. Avere la cucina per i degenti in loco – una rarità nei grandi ospedali – aumenta la qualità del vitto e le possibilità di personalizzazione”.
C’è un conflitto in sanità tra sostenibilità economica e sostenibilità ambientale?
“È più apparente che reale. Per esempio, gestire il trattamento dei rifiuti in loco – e stiamo studiando anche un metodo di sterilizzazione in-house – permette di evitare i costi invero molto alti per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti sanitari infetti. Una quota importante dei rifiuti sanitari non sono a rischio infettivo, ma vengono trattati come tali, aumentando di molto i costi per la struttura. L’investimento in sostenibilità, perciò, si ripaga. Ovviamente, c’è un investimento da fare preventivamente ed è quello in formazione. È fondamentale sensibilizzare e coinvolgere gli operatori sanitari che sono, prima di tutto, cittadini con un interesse diretto nella sostenibilità. Un cittadino attento e che adotta comportamenti ecosostenibili sarà un operatore attento, e viceversa”.
Esiste una dialettica tra sicurezza del paziente e l’ospedale green?
“Ogni azione di sostenibilità è, prima di tutto, un’azione che influisce sul percorso di cura e in quanto tale va valutata: con l’interesse del paziente che viene prima. Percorsi clinici appropriati garantiscono la sicurezza del paziente ed un uso efficiente delle risorse. Alcuni stanno sperimentando una check-list green per la sala operatoria. Il risultato è che ogni check di sosteniblità è un check ulteriore sul paziente. Un caso in cui la sostenibilità aumenta la sicurezza”.
Come può un ospedale o ASL aumentare la sostenibilità?
“L’approccio alla sostenibilità è multifattoriale. Ritengo determinanti due interventi. Il primo è il riconoscimento formale di un green team multidisciplinare approvato dalla direzione. Il Green Team della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico comprende, oltre a componenti della direzione generale e della direzione sanitaria, la direzione operations con l’area tecnica e l’area acquisti, l’area comunicazione, il servizio prevenzione e protezione rischi, la farmacia, la direzione delle professioni sanitarie e una rappresentanza clinica, con apicali di area chirurgica e anestesiologica attivi in sala operatoria. Fondamentale la componente infermieristica – a mio parere gli infermieri sono i più importanti divulgatori dei comportamenti virtuosi all’interno dei reparti – e fondamentali sono, anche, due figure professionali come l’energy manager e il mobility manager, che sono entrambi presenti nel nostro Green Team”.
“Il secondo intervento è costruire un dialogo con le aziende produttrici ed erogatrici di servizi, favorendo quelle che investono in sostenibilità. Lo strumento principe sono i capitolati di gara, dove si ‘premiano’ le catene logistiche più sostenibili. Le aziende virtuose, da parte loro, hanno sia un ritorno di immagine che un vantaggio competitivo nel vedere le loro buone pratiche valutate positivamente nei punteggi. Aumentare la sostenibilità ambientale sanitaria richiede, perciò, di intervenire non solo sul consumo ospedaliero ma anche sul modo di produrre, distribuire e smaltire dentro e fuori l’ospedale”.
Per saperne di più
- Rapporto di sostenibilità del Campus Bio-Medico
