I dolcificanti non calorici vengono spesso percepiti come un’alternativa salutare allo zucchero. Tuttavia, le più recenti ricerche e raccomandazioni internazionali mostrano un quadro ben diverso. Non solo questi composti non garantiscono benefici concreti nella gestione del peso, ma possono anche aumentare il rischio di patologie croniche. Inoltre, studi longitudinali stanno mettendo in luce possibili effetti negativi sul funzionamento cognitivo, aprendo nuove prospettive di riflessione sulla loro sicurezza a lungo termine.
I legami con la salute metabolica
L’utilizzo di dolcificanti inganna il palato ma non la mente. La mancanza di calorie non attiva nei centri cerebrali il senso di gratificazione, con il risultato che il cervello continua a inviare segnali di fame e desiderio di cibi dolci. Le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità confermano che i dolcificanti non zuccherini non portano benefici nella riduzione del grasso corporeo. Al contrario, il loro uso regolare può aumentare il rischio di diabete, malattie cardiovascolari e mortalità. Studi clinici mostrano che chi consuma abitualmente dolcificanti ha un rischio maggiore del +34% di diabete di tipo 2, mentre chi beve bibite edulcorate presenta un incremento del 23%.
Un ulteriore problema riguarda i supplementi di inositolo per la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). La presenza di dolcificanti in questi prodotti può rallentare o annullare l’assorbimento della sostanza, riducendone l’efficacia. In alternativa, è consigliato sostituire i dolcificanti con soluzioni naturali come cannella o frutta fresca negli alimenti quotidiani.
Dolcificanti e declino cognitivo
Un recente studio longitudinale brasiliano ha analizzato oltre 12.000 adulti con età media di 52 anni. I dati hanno mostrato che un maggiore consumo di dolcificanti non calorici era associato a un declino cognitivo accelerato, soprattutto in memoria e fluenza verbale. Nei soggetti sotto i 60 anni, le dosi più alte di edulcoranti corrispondevano a un peggioramento più rapido delle funzioni cognitive globali. Le sostanze coinvolte comprendevano aspartame, saccarina, acesulfame K, eritritolo, xilitolo e sorbitolo. L’effetto era evidente sia nei partecipanti con diabete, dove si osservava un declino della memoria, sia nei non diabetici, con peggioramenti della fluenza verbale.
La ricerca sottolinea che l’assunzione costante di LNCSs artificiali potrebbe comportare rischi per la salute cognitiva a lungo termine. Restano comunque alcune limitazioni: i dati dietetici erano auto-riferiti e la selezione del campione potrebbe aver introdotto bias. Nonostante ciò, i risultati rafforzano l’ipotesi che questi composti non siano innocui e richiedano ulteriori studi.