Vaccinarsi contro l’influenza è necessario non solo per ridurre rischio di comparsa di sintomi acuti, ma anche e soprattutto per prevenire successivi problemi ben più gravi. Con l’arrivo del freddo tornano influenza, Covid e virus respiratori: se per i sintomi acuti, come febbre, dolore e spossatezza, la gestione può essere rapida, quello che accade nelle settimane successive all’infezione può invece rimanere latente e avere conseguenze gravi, sia per cuore che per cervello. Questo quanto emerge da un’analisi pubblicata sul Journal of the American Heart Association.
Rischio di infarto e ictus
Lo studio, coordinato da Kosuke Kawai della David Geffen School of Medicine della UCLA, ha analizzato oltre 52 mila pubblicazioni confermando che molte infezioni virali, sia acute che croniche, sono associate a un aumento significativo del rischio di malattie cardiovascolari, in particolare infarto e ictus. L’obiettivo dei ricercatori era valutare in modo sistematico il legame tra infezioni virali e rischio di problemi cardiocircolatori e ictus.
E il quadro emerso ha confermato tale correlazione. Ad esempio, dopo un’influenza, il rischio di infarto acuto risulta quadruplicato nel primo mese. In caso di infezione da Covid, il rischio di malattia coronarica arriva fino al 74%, mentre quello di ictus al 69%, con una persistenza del rischio che può protrarsi fino a dodici mesi dalla guarigione. Virus cronici come l’HIV e l’epatite C mostrano a loro volta un impatto importante: il primo è associato a un aumento del 60% del rischio di coronaropatia e del 45% del rischio di ictus; il secondo determina incrementi rispettivamente del 27% e del 23%. Anche l’herpes zoster, considerato spesso una condizione fastidiosa ma non pericolosa, mostra un’associazione significativa, con un aumento del rischio cardiovascolare che si attesta tra il 12% e il 18%.
Il legame tra infezioni e cuore
Secondo quanto riportato nell’analisi, due sarebbero i meccanismi alla base di queste associazioni: da un lato, la risposta infiammatoria sistemica che può persistere anche dopo il termine dei sintomi acuti, danneggiando l’endotelio vascolare. Dall’altro, l’aumento della coagulabilità del sangue che facilita la formazione di trombi. Questo duplice effetto può contribuire sia al manifestarsi di eventi acuti immediati, sia a problemi nel medio-lungo periodo. «Le infezioni virali acute e croniche sono collegate a rischi di malattie cardiovascolari sia a breve che a lungo termine, inclusi ictus e infarto» ha sottolineato Kawai. «Comprendere e prevenire questi rischi potrebbe avere un impatto significativo sulla salute pubblica».
L’importanza dei vaccini
Come ricordato dagli stessi ricercatori, per ridurre il rischio di comparsa di tali problematiche a medio-lungo termine è necessario aumentare la copertura vaccinale contro influenza, Covid e herpes zoster. I vaccini, infatti, come ricordato in un’altra analisi condotta nel 2022 e riportata nello studio, non solo riducono la sintomatologia acuta, ma comportano la riduzione del 34% del verificarsi di eventi cardiovascolari rispetto a chi non effettua la vaccinazione. «Le misure preventive contro le infezioni virali, inclusa la vaccinazione, possono svolgere un ruolo importante nel ridurre il rischio di malattie cardiovascolari» ha concluso Kawai. «La prevenzione è particolarmente importante per gli adulti con patologie cardiovascolari o con fattori di rischio già presenti».
