L’Unità Locale Socio-Sanitaria (Ulss) 2 Marca Trevigiana ha appena acquistato 120 braccialetti antiaggressione per tutelare il proprio personale sanitario. I braccialetti acquistati in questa prima fase di sperimentazione saranno dati in uso al personale dei Pronto Soccorso. Successivamente, se il periodo di prova darà esito positivo, saranno implementati anche per Servizio per le Dipendenze, Area Psichiatrica, Pronto Soccorso pediatrici e Consultori familiari.
«Gli operatori Ulss 2, sanitari e non, svolgono un compito delicatissimo e spesso in condizioni difficili» ha spiegato il direttore generale Francesco Benazzi. «Con questi dispositivi vogliamo offrire loro uno strumento concreto perché si sentano più tutelati, garantendo un intervento immediato in caso di emergenza». L’utilizzo dei braccialetti antiaggressione è partito a inizio ottobre nei Pronto Soccorso essendo «l’area maggiormente colpita da episodi di violenza: sul totale di 672 aggressioni registrate nel 2025 il 30% è rappresentato da aggressioni fisiche».
Funzionamento dei braccialetti
Il funzionamento dei braccialetti è semplice: se un operatore subisce un’aggressione, basta che prema il pulsante SOS presente sul dispositivo. In pochi istanti la control room, attiva 24 ore su 24, riceve l’allarme, verifica la situazione con una chiamata diretta e, se necessario, attiva immediatamente le Forze dell’Ordine. Allo stesso tempo, la centrale avvisa l’Unità operativa interessata, in modo che tutti siano subito informati di quanto sta accadendo.
Compatto, leggero e resistente, il braccialetto è molto più di un semplice allarme:
- con il tasto rosso SOS invia la posizione GPS e chiama i numeri di emergenza;
- con il tasto verde permette di parlare con la control room o registrare messaggi vocali;
- monitora i parametri vitali di chi lo indossa (battito, pressione, temperatura), avvisando subito in caso di anomalie;
- rileva automaticamente cadute o perdite di conoscenza dell’operatore e invia un allarme alla centrale;
- ha un’autonomia prolungata ed è resistente a polvere e liquidi, ideale in ambienti ospedalieri e ad alta intensità di lavoro.
Il braccialetto antiaggressione rappresenta una misura innovativa per affrontare con maggiore efficienza il fenomeno delle aggressioni, soprattutto nei contesti più critici come i Pronto Soccorso.
Le cifre del fenomeno
Le aggressioni al personale sanitario sono in continuo aumento su tutta la penisola. Nel 2024 sono state denunciate 25.940 aggressioni tra sanità pubblica e privata, ma questa cifra non include il sommerso. Se nel 2023 le aggressioni ufficiali erano state 18mila “solo” nella sanità pubblica: esclusivamente in quest’ultima si registra nel 2024 un aumento di ben 5940 aggressioni (+33%). La distribuzione geografica delle aggressioni vede il Nord Italia con il 63%, il Sud Italia (26%) e il Centro Italia (11%). A guidare la triste classifica di questa crescita fra le Regioni è la Lombardia (+25%), che primeggia su Campania (+22%) e Puglia (+20%). Seguono poi Lazio (+19%), Sicilia (+18%), Veneto (+17%), Piemonte e Liguria (+16%), Emilia-Romagna (+15%), Toscana (+14%) e Calabria (+13%).

Gli aggressori, nella maggior parte dei casi, sono pazienti o familiari esasperati dalla lentezza o dalla mancanza di risposte adeguate da parte del sistema sanitario. Le vittime, com’era lecito sospettare, sono principalmente donne (73%), con infermieri e fisioterapisti tra le categorie più colpite, e il 72% delle vittime non denuncia per paura o addirittura rassegnazione. Gli episodi non riguardano solamente le grandi città, ma anche le aree periferiche, dove la carenza di risorse si fa sentire con maggiore intensità.
L’Italia non è un unicum: anche a livello internazionale le aggressioni contro i professionisti sanitari sono in netto aumento. Nel 2024, si è registrato un incremento del 32% in Europa e del 39% a livello mondiale. I Paesi maggiormente colpiti sono gli Stati Uniti (+40%) e il Regno Unito (+35%). Nel 2024 il primato di arresti per aggressioni al personale sanitario è stato in Medio Oriente e Africa. In Giordania i medici stanno protestando chiedendo leggi che li proteggano adeguatamente e in Egitto le norme a loro tutela sono state inasprite.
