West Nile virus: il ritorno silenzioso

Il virus del Nilo Occidentale (WNV) è tornato a circolare con maggiore intensità nel Nord Italia. Zanzare, uccelli migratori, clima e globalizzazione giocano un ruolo chiave nella sua diffusione. Una risposta efficace passa per un approccio integrato: serve rafforzare la strategia One Health.
West Nile virus

Una minaccia riemergente

Il West Nile virus (WNV) è un’infezione virale trasmessa da zanzare del genere Culex, con uccelli come serbatoi naturali, e cavalli e uomo come ospiti a fondo cieco. È endemica in Italia, in particolare nelle regioni che circondano il delta del Po – Emilia-Romagna e Veneto.

Oltre alla trasmissione vettoriale, sono documentati – seppur rari – altri mezzi di contagio: trasfusioni di sangue, trapianti di organi e trasmissione verticale durante la gravidanza. Il virus non si trasmette da persona a persona per contatto diretto.

“Il problema è che i sintomi sono spesso lievi o assenti – ricorda il veterinario Maurizio Ferri – e questo rende difficile stimare la reale diffusione del virus” spiega Maurizio Ferri, medico veterinario esperto di malattie zoonotiche, membro di Stakeholders Discussion Group on Emerging Risk dell’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare e coordinatore Scientifico di SIMeVEP.

West Nile virus: sintomi e complicanze

West Nile virus
Maurizio Ferri

Dopo un periodo di incubazione che varia da 2 a 14 giorni, fino a un massimo di 21, nella maggior parte dei casi (80%) l’infezione di West Nile virus decorre senza sintomi. Il restante 20% può manifestare sintomi lievi simil-influenzali: febbre, cefalea, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, eruzioni cutanee.

Le forme gravi, con interessamento del sistema nervoso centrale (encefalite, meningite), sono rare ma potenzialmente letali. “Solo lo 0,5-1% dei pazienti sviluppa sintomi neurologici importanti come tremori, disturbi visivi, convulsioni, paralisi o coma” precisa Ferri.

Perché si diffonde

Diversi fattori ambientali e sociali favoriscono la persistenza del virus: cambiamenti climatici, urbanizzazione, globalizzazione, e soprattutto le rotte migratorie degli uccelli, che ampliano l’areale del virus.

Il ciclo vitale della zanzara Culex pipiens – principale vettore in Italia – dura da una a quattro settimane ed è altamente sensibile a temperature, precipitazioni e condizioni ambientali.

Sorveglianza e previsione

Dal 2018 sono stati notificati oltre 247 casi umani autoctoni di forme neuro-invasive. In Italia è attivo un piano nazionale di preparazione e risposta, che adotta un sistema di sorveglianza integrata animale-ambiente-uomo.

“In alcuni casi – sottolinea Ferri – il West Nile virus è stato intercettato nei vettori anche 9 giorni prima che si manifestasse il primo caso umano. Questo dimostra quanto sia preziosa una sorveglianza precoce per attivare misure di sicurezza su trapianti e trasfusioni”.

Un esempio d’eccellenza è il modello predittivo sviluppato dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, in collaborazione con l’Osservatorio di Atene e la Fondazione Edmund Mach. Questo sistema, premiato a livello europeo, consente di prevedere la diffusione del virus attraverso modelli matematici e mappe dinamiche, basati su dati ambientali e campionamenti sul campo.

Il ruolo della prevenzione

La prevenzione si basa su comportamenti individuali e misure ambientali:

  • Utilizzo di repellenti, pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe;
  • Installazione di zanzariere alle finestre;
  • Svuotamento regolare dei contenitori con acqua stagnante (vasi, secchi, piscinette);
  • Trattamenti con insetticidi mirati in aree a rischio.

One Health: un’alleanza per la salute

Il virus del Nilo Occidentale evidenzia l’urgenza di un approccio One Health: salute umana, animale e ambientale sono interconnesse. In Italia e in Europa si stanno rafforzando le politiche in tal senso.

L’approccio include:

  • Sorveglianza integrata per identificare aree a rischio e supportare strategie preventive;
  • Collaborazione multidisciplinare tra veterinari, medici, biologi, ornitologi;
  • Accesso pubblico ai dati per trasparenza e partecipazione civica;
  • Citizen Science, che coinvolge i cittadini nella raccolta e segnalazione di dati su zanzare e altri vettori;
  • Pareri scientifici dell’EFSA, richiesti dalla Commissione Europea, per mappare vettori, valutare rischi e migliorare le misure di controllo.

“Prevenire è molto più economico che curare” conclude Ferri. E la prevenzione passa da una cultura scientifica condivisa e integrata.

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