In Europa, i decessi attribuibili al particolato fine (PM2,5), all’ozono troposferico (O3) e al biossido di azoto (NO2) rappresentano un problema di salute pubblica significativo e l’Italia si trova ai vertici per impatto assoluto. I dati comunitari evidenziano l’urgenza di politiche più stringenti per il controllo della qualità dell’aria. Le nuove stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), infatti, rafforzano la necessità di una risposta immediata, basata su strategie efficaci e integrate. Il Rapporto MobilitAria 2025, realizzato da Kyoto Club e dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iia), analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria in Italia al 2024 nelle 14 città metropolitane.
Con 7 milioni di morti premature stimate l’inquinamento dell’aria è considerato la principale causa ambientale di malattia e di morte nel mondo. Lo studio fotografa un’Italia urbana in stallo sul fronte della mobilità sostenibile e, in alcuni casi, in regressione. Dopo anni di progressi moderati, la qualità dell’aria continua ad avere diverse criticità, soprattutto in vista dell’entrata in vigore della nuova direttiva, e le emissioni di CO2 legate al settore dei trasporti sono fra le poche che continuano ad aumentare secondo i dati Ispra. Il settore è l’unico nel 2024 a contribuire più alla crisi climatica di quanto non facesse nel 1990, nonostante i proclami sulla transizione ecologica.
I dati di MobilitAria sulla qualità dell’aria in Italia
Il documento studia la presenza di PM2,5, NO2 e O3, i quali hanno gravi conseguenze sulla salute umana. Precisamente, i tre inquinanti, sono stati associati rispettivamente a 48.600, 9.600 e 13.600 morti nel nostro paese. Questi numeri conferiscono all’Italia la maglia nera per decessi attribuibili agli inquinanti fra i paesi dell’Unione Europea.
Il PM2,5 è noto per la sua capacità di penetrare in profondità nei polmoni e nel sistema circolatorio, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari, respiratorie e di tumori. Roma, con Parigi, Berlino e Varsavia, è fra coloro che hanno il maggior numero di decessi e di anni di vita persi. Svezia, Norvegia, Islanda ed Estonia sono, invece, agli ultimi posti di questa triste classifica avendo 10 o meno decessi attribuibili ogni 100.000 abitanti a rischio. L’Italia è al terzo posto in Europa per asma nei bambini sotto i 15 anni e al secondo per broncopneumopatia cronica ostruttiva. Siamo al comando per i tassi di malati over 25 di diabete mellito, ictus e cancro ai polmoni.
L’ozono è un inquinante secondario che si forma a partire da altri gas presenti nell’atmosfera e può provocare gravi danni ai polmoni, aggravando malattie respiratorie preesistenti come l’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva. L’Italia è uno dei sei paesi europei con più di 5.000 decessi associati all’esposizione all’ozono, con un tasso stimato di oltre 30 decessi ogni 100.000 abitanti.
L’NO2 è un inquinante tipicamente legato al traffico veicolare e alle emissioni industriali, ed è noto per il suo ruolo nel peggiorare la qualità dell’aria nelle aree urbane, aumentando il rischio di patologie cardiovascolari e respiratorie. L’Italia è sul podio per numero di decessi attribuibili tra i paesi comunitari, con oltre 9.000 morti premature, seconda per incidenza su ictus e prima per quella sul diabete mellito negli adulti con più di 25 anni.
Le azioni (non) attuate dalla politica
Sono molte le concause che portano a questi dati. Ad esempio, nei grandi centri urbani italiani ci sono dalle 2,5 alle 4 volte più auto rispetto a quanto auspicabile per una mobilità sostenibile. L’imperante visione privatistica dell’utilizzo dello spazio pubblico impedisce le riforme strutturali necessarie a cambiare il volto della nostra mobilità. Lo sviluppo delle infrastrutture ciclabili è praticamente fermo, complice l’esaurimento dei fondi del PNRR. In aggiunta, la mobilità condivisa subisce contraccolpi da scelte politiche restrittive. Gli ultimi in ordine temporale a essere stati colpiti sono stati i monopattini. Anche la quota di veicoli elettrici cresce lentamente mentre in molti paesi europei la loro percentuale è a doppia cifra.
La Legge di Bilancio 2025 non prevede nuovi stanziamenti per una mobilità green e anzi pone tagli significativi ai fondi esistenti. Al contrario, sono stati stanziati ulteriori 1,5 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto di Messina, portando il totale a oltre 13 miliardi. L’unico ambito in cui si registra una certa continuità sono i progetti di re-infrastrutturazione del trasporto pubblico nelle grandi città. Purtroppo però i fondi PNRR, vicini alla scadenza, non hanno quasi toccato i centri urbani piccoli e medi. Queste decisioni vanno in senso opposto rispetto a quelle a cui auspica il rapporto sulla qualità dell’aria in Italia. MobilitAria non manca inoltre di sottolineare come gli investimenti finalizzati a migliorare la qualità dell’aria non solo ridurrebbero la mortalità precoce ma diminuirebbero anche l’onere economico e sanitario associato agli sviluppi di malattie croniche.
Qual è la direzione da intraprendere?
Tra le priorità di intervento identificate dalla Società Internazionale di Medici per l’Ambiente (ISDE) vi sono il potenziamento del monitoraggio della qualità dell’aria, il rafforzamento delle normative ambientali e il miglioramento delle misure di prevenzione primaria. È essenziale accelerare la transizione energetica, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e incentivando fonti rinnovabili. Parallelamente, politiche di mobilità sostenibile e regolamentazioni più severe per le emissioni industriali e agricole possono contribuire a mitigare l’impatto dell’inquinamento atmosferico.
In Italia il quadro resta cupo, ma non mancano segnali incoraggianti secondo il rapporto sulla qualità dell’aria. A Bologna, si registra un netto calo del biossido di azoto (NO2), con una riduzione del 35% in un solo anno (da 43 a 28 µg/m³). È il miglior risultato tra le 14 grandi città analizzate. Altrove, i miglioramenti sono minimi (dal 3% al 20%) e alcune città, come Bari e Venezia, hanno visto un peggioramento (+4%). Cagliari, Napoli e Messina registrano valori invariati. Milano è la città più vicina al raggiungimento degli standard europei di mobilità sostenibile, nonostante i problemi in termini di qualità dell’aria rispetto agli obiettivi europei al 2030. Ultima in classifica Catania, che ha il tasso di motorizzazione più elevato: nella città etnea ci sono in circolazione più auto e moto che persone.
Solo Catania (4 superamenti) e Napoli (1) hanno registrato superamenti orari del NO2. Per quanto riguarda il PM10, le concentrazioni medie delle città metropolitane restano nei limiti normativi. Tuttavia, persistono criticità nell’area padana e in alcune città del sud (Catania, Napoli e Cagliari) per il superamento del limite giornaliero del PM10. Il PM2,5 resta sotto la soglia normativa in tutte le città, ma lontano dai valori raccomandati dall’OMS.