Payback dispositivi medici, la voce delle categorie sul nuovo decreto

Secondo il nuovo decreto sul payback, le aziende devono versare solo il 25% alle Regioni per il periodo 2015-2018. “Segnale positivo” per Aforp e Confimi, “criticità evidenti” secondo Fifo e Confapi Sanità.
decreto payback

Da due miliardi a cinquecento milioni di euro. Le aziende dei dispositivi medici dovranno versare solo il 25% dell’importo richiesto dalle Regioni nell’ambito del payback, relativo al periodo 2015-2018: questo quanto stabilito dal decreto Economia approvato dal Consiglio dei ministri venerdì 20 giugno. Il decreto prevede dunque uno sconto del 75% sulla cifra iniziale legata allo sforamento della spesa per gli acquisti ospedalieri di dispositivi medici nel quadriennio.

In un comunicato congiunto, Aforp (Associazione Fornitori Ospedalieri), Confimi Industria SanitàConfindustria Dispositivi Medici e Coordinamento Filiera definiscono il provvedimento “un segnale positivo”. Opposto, invece, il commento di Conflavoro Pmi SanitàConfapi Sanità e Fifo, che mettono in evidenza diverse criticità.

«Bene lo sconto, ma il nodo payback resta aperto»

«Prendiamo atto del segnale di apertura del Governo, che oggi in Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per risolvere l’annosa questione del payback sui dispositivi medici relativo al periodo 2015-2018». Questo il commento di Aforp Associazione Fornitori OspedalieriConfimi Industria SanitàConfindustria Dispositivi MediciCoordinamento filiera

«Il dialogo avviato con le istituzioni riconosce l’importanza economica di un comparto basato su ricerca, innovazione e tecnologie al servizio della salute. Il provvedimento prevede un contributo economico da parte di tutti gli attori coinvolti. È frutto di una collaborazione instaurata tra imprese, Regioni e Governo, che ha portato a uno sconto per le imprese del 75% sull’importo originario ma che non risolve la complessa partita. Continueremo il confronto con Governo e il Parlamento affinché nell’esame di conversione vengano inserite misure fondamentali – come la franchigia e la dilazione dei pagamenti – per la tutela delle piccole e medie realtà imprenditoriali. L’assunzione di responsabilità e impegno condivisi anche da parte del Ministero dell’Economia, del Ministero della Salute e delle Regioni ci auguriamo continui nei prossimi mesi nel Tavolo sul payback con l’obiettivo di superare questo meccanismo iniquo».

Un «evidente sbilanciamento»

Per alcune categorie, come Conflavoro PMI Sanità Confapi Sanità, nonostante lo sconto previsto, le modalità di pagamento rimangono insostenibili per diverse piccole-medie imprese italiane, comportando una serie di difficoltà. «È inaccettabile che un comparto fatto al 95% di imprese italiane venga sacrificato sull’altare di logiche di lobby delle multinazionali del MedTech – così  Gennaro Broya de Lucia, Presidente di Conflavoro PMI Sanità -.

Oggi assistiamo a un uso distorto di risorse pubbliche, destinate a chi ha margini milionari e sedi fiscali all’estero, mentre le PMI sane e innovative vengono spinte al fallimento. La misura più logica e giusta sarebbe stata cancellare definitivamente questo payback iniquo per le PMI italiane. Chiediamo al Presidente Meloni di intervenire subito per fermare questa emorragia industriale che impoverirà il Paese».

Anche Confapi Sanità è dello stesso avviso. «Siamo di fronte a un evidente sbilanciamento – così Michele Colaci, presidente Confapi -. Le grandi industrie internazionali ottengono garanzie e liquidità, mentre le piccole e medie imprese italiane, senza utili milionari e con margini ridotti, non avranno alcuna possibilità di onorare questo debito assurdo. Questa scelta finirà per concentrare il mercato nelle mani di pochi grandi gruppi stranieri, con costi più alti per la sanità pubblica e meno competitività per il Paese. È una manovra da rivedere immediatamente, partendo dal blocco delle azioni esecutive e dall’abolizione del payback».

Secondo le due associazioni, dunque, è necessario che il governo cancelli il meccanismo del payback per le piccole-medie imprese, che si blocchino i procedimenti esecutivi avviati dalle Regioni, che si introduca subito una franchigia minima di 5 milioni di euro e che si ridefinisca la governance del settore dei dispositivi medici.

Colpo fatale per le aziende

Anche FIFO Sanità Confcommercio, con la presidente Sveva Belviso, evidenzia alcune criticità. «Il testo del decreto – così FIFO – ignora completamente tre aspetti fondamentali che avevamo con forza sostenuto e discusso nel tavolo tecnico convocato presso il Mef. Il contributo economico delle Regioni, uniche vere responsabili dello sforamento, la rateizzazione del pagamento per le imprese e l’inserimento di una franchigia di 5 milioni a tutele delle Pmi.

L’assenza di ciò – prosegue – rappresenta un colpo fatale per le aziende del settore, aggravato dall’obbligo di versamento entro 30 giorni. È inaccettabile che chi fornisce dispositivi salvavita agli ospedali fallisca per inefficienze di cui non ha alcuna responsabilità. Seppur assurdo, è doveroso ricordare che la salute dei cittadini resta un diritto costituzionale garantito dallo Stato, non può essere finanziata dalle imprese private».

«Come se non bastasse – conclude – il decreto non affronta gli anni 2019-2024, né prevede l’abolizione del payback, lasciando il settore nella totale incertezza. Questa soluzione temporanea non affronta in alcun modo i problemi strutturali del sistema. Ora ci appelliamo al Parlamento affinché, in fase di conversione, apporti le modifiche necessarie per garantire stabilità alle imprese e continuità nelle forniture essenziali al Servizio Sanitario Nazionale».

Esiste un lato positivo

«Un patto di corresponsabilizzazione tra Stato ed Imprese di settore è certamente un fatto positivo – conclude Enzo Chilelli Presidente del Comitato Scientifico di Welfair – Fiera del fare Sanità a Fiera di Roma -. Tuttavia il meccanismo del payback è nato in modo non condiviso ed ha generato un forte contenzioso con il rischio di indebolire un settore industriale particolarmente sviluppato in Italia. Il decreto è un passo avanti significativo, ma è necessario condividere i meccanismi di payback. Questo sia per gli anni 2019-2024 che, soprattutto, per il futuro, in modo che l’industria possa avere le sue certezze e pianificare le strategie aziendali di crescita, ricordando che quello dei dispositivi medici è un settore che esporta per circa il 40% del fatturato complessivo».

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