“Le aspettative di malattia, o illness expectations (IE), sono una parte cruciale della nostra ricerca. Quello che uno si aspetta riguardo alla propria salute gioca un ruolo fondamentale nel determinare come il corpo reagisce alle cure e a quanto i sintomi possano evolversi nel tempo” spiega il professor Francesco Pagnini, ordinario di Psicologia Clinica all’Università Cattolica di Milano e autore dello studio Illness Expectations and Asthma Symptoms: A 6-Month Longitudinal Study.
Lo studio, condotto su un campione di pazienti asmatici, ha evidenziato che le aspettative negative possono accelerare la manifestazione dei sintomi, mentre aspettative più positive sono correlate a un miglior controllo della malattia e a una riduzione dei sintomi.
L’influenza predittiva della mente
“Le aspettative non sono solo un concetto astratto, ma influenzano concretamente la risposta fisiologica del corpo, e questo è ampiamente documentato da studi sull’effetto placebo. Quando un paziente crede che un trattamento, anche se privo di principi attivi, possa essere efficace, il corpo reagisce come se fosse realmente in corso una cura attiva.
La mente è predittiva di scenari futuri. Da un punto di vista evolutivo, al corpo conviene non contraddire le aspettative. Se una persona si aspetta di stare male, spesso vedrà manifestarsi sintomi che si allineano con quelle previsioni, indipendentemente dalla reale causa organica”.
Placebo e nocebo: come la mente innesca la cura o peggiora i sintomi
Il fenomeno dell’effetto placebo è noto da tempo, ma sempre più studi evidenziano anche il peso dell’effetto nocebo, cioè il peggioramento dei sintomi legato ad aspettative negative. “Non solo l’asma, ma anche altre malattie croniche come quelle neurodegenerative o l’invecchiamento stesso sono influenzate dalle aspettative negative – dice il Dott. Pagnini -. Se una persona si aspetta un peggioramento, i sintomi tendono ad aumentare. Al contrario, chi si attende un miglioramento tende a rispondere meglio, anche a trattamenti identici”.
Il caso dell’asma è un esempio perfetto di come le aspettative possano influire negativamente sulla salute. “In uno studio condotto in Francia, abbiamo osservato che pazienti ai quali è stato somministrato un gas che sembrava essere un allergene hanno reagito come se fosse stata una crisi d’asma, anche quando non c’era nessuna causa scatenante reale per i sintomi. Questo è un chiaro esempio di come l’effetto nocebo possa innescare reazioni fisiche pur non avendo un allergene reale”.
Empatia, relazione, alleanza: il medico come primo “farmaco”
Pagnini sottolinea che l’empatia del medico non solo migliora l’aderenza al trattamento, ma può anche essere un fattore determinante nel miglioramento dello stato di salute del paziente. “Il medico è il primo veicolo di placebo in assoluto. Se il medico è empatico e crea una relazione di fiducia con il paziente, questo avrà un impatto diretto sulla sua percezione della cura e sul miglioramento fisico. La mancanza di empatia, al contrario, può essere molto nociva. Quando un medico non riesce a instaurare una relazione genuina, le paure e i dubbi del paziente possono amplificarsi, e questo influisce negativamente sulla risposta al trattamento.
Inoltre, la percezione di essere compresi e seguiti può cambiare radicalmente il decorso di una malattia. È per questo che la medicina integrata, che comprende sia l’aspetto medico che quello psicologico, sta ottenendo risultati sempre migliori”.
Placebo onesto
Il placebo onesto è un placebo che viene somministrato informando il paziente della sua natura, insieme a una spiegazione trasparente sulla sua possibile efficacia. “La straordinaria scoperta è che questo approccio funziona comunque. La mente se ben stimolata dà il suo contributo in modo positivo, portando a miglioramenti tangibili nelle condizioni fisiche del paziente”.
Questa nuova visione sul placebo ha generato numerosi dibattiti tra i professionisti, ma i risultati ottenuti sono sorprendenti. “L’approccio placebo onesto – continua il Dott. Pagnini – dimostra che l’efficacia di un trattamento non dipende solo dal contenuto farmacologico, ma anche dal coinvolgimento attivo della mente del paziente che, ben consapevole di ciò che sta accadendo, riesce a ottenere miglioramenti significativi”.
Aspettative di malattia e invecchiamento: come la mente rallenta il corpo
Anche nel caso dell’invecchiamento, le aspettative giocano un ruolo determinante. Pagnini racconta di uno studio condotto ad Harvard su un gruppo di persone di età superiore ai 65 anni, in cui i partecipanti sono stati incoraggiati a “vivere come se fossero nel 1989”: “I risultati sono stati straordinari: i partecipanti sono ringiovaniti funzionalmente e fisicamente. Anche le foto pre e post studio mostrano un evidente miglioramento. Questo dimostra quanto le aspettative psicologiche influenzino non solo la percezione del corpo, ma anche la sua funzionalità”.
Se un individuo si aspetta di invecchiare in modo sano e attivo, il suo corpo risponderà in modo positivo. “Non è solo un fenomeno biologico: è anche psicologico. Chi si sente ancora giovane manifesta meno segni di invecchiamento rispetto a chi si rassegna a un peggioramento”.
Curare (anche) le aspettative
“Le aspettative sono un elemento fondamentale che può determinare come la malattia si sviluppa e come il paziente risponde al trattamento. Il medico, attraverso l’empatia, e il paziente, con una mentalità aperta e positiva, possono lavorare insieme per migliorare non solo la qualità della vita, ma anche l’efficacia del trattamento”.