Nel percorso di attuazione del PNRR, la riforma dell’assistenza territoriale rappresenta uno dei nodi centrali per il rilancio del Servizio sanitario nazionale. Dall’ultima ricognizione disponibile, emerge un quadro articolato in cui si registrano progressi importanti sul piano della programmazione, accanto a ritardi nella piena operatività delle strutture previste. La distribuzione geografica degli investimenti, l’avanzamento dei cantieri, il grado di attivazione dei servizi e il livello di spesa effettiva sono elementi che restituiscono un’immagine complessa, ma non priva di segnali incoraggianti. Questi i dati emersi dai I quaderni del Rapporto sul Coordinamento della finanza pubblica rilasciati dalla Corte dei conti, approvati nell’adunanza delle Sezioni Riunite in sede di controllo del 22 settembre 2025 (deliberazione n. 17/SSRRCO/RCFP/2025), sulla base delle informazioni disponibili al 15 settembre 2025.
Il documento offre una panoramica puntuale sull’attuazione delle principali misure previste nella Missione 6 del PNRR, in particolare quelle dedicate al rafforzamento dell’assistenza di prossimità attraverso le Centrali Operative Territoriali (COT) e gli Ospedali di Comunità (Odc).
Le Centrali Operative Territoriali: obiettivo standard quasi raggiunto
Secondo i dati raccolti, il numero complessivo di COT programmate attraverso i Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) e gli interventi extra-CIS è pari a 650. Alla fine del 2024, risultano attive 642 strutture, di cui 612 realizzate nell’ambito dei CIS e 30 attivate extra-CIS. Tra queste, 480 hanno contribuito al raggiungimento del target europeo M6C1-7, già rendicontato alla Commissione europea.
La distribuzione delle COT vede il 44,4% delle strutture localizzate al Nord (40% nelle Regioni a Statuto Ordinario e 4% in quelle a Statuto Speciale), il 36% al Sud e il restante 10% nel Centro Italia. Fatta eccezione per tre regioni a statuto speciale del Nord (Bolzano, Trento e Valle d’Aosta), lo standard previsto dal DM 77/2022 risulta rispettato su tutto il territorio nazionale.
Ospedali di Comunità: una rete in costruzione
Per quanto riguarda gli Ospedali di Comunità, la programmazione complessiva arriva a 568 strutture: 428 nei CIS e 140 extra-CIS. Lo standard ministeriale prevede 1 Odc ogni 100.000 abitanti. Tuttavia, considerando solo i progetti CIS, la popolazione media servita da ciascuna struttura risulta pari a oltre 137.000 abitanti, valore che scende a circa 103.000 includendo anche la programmazione extra-CIS. In questo scenario, solo la Calabria rispetta lo standard in base ai soli CIS, mentre salgono a nove le Regioni in linea con il parametro ministeriale se si include anche la componente extra-CIS, soprattutto nel Mezzogiorno.
Rispetto al 2021, il numero di Odc programmati è cresciuto di 389 unità. I maggiori incrementi si registrano nelle Regioni del Sud e del Nord a statuto ordinario. In alcune Regioni, come Umbria, Sardegna e Veneto, l’integrazione dei progetti extra-CIS ha portato a un raddoppio (o più) delle strutture previste.
Finanziamenti e stato di avanzamento: progressi e criticità
Il finanziamento complessivo dei progetti relativi agli Odc ammonta a circa 1,2 miliardi di euro, una cifra che include anche risorse nazionali aggiuntive, come i fondi del FOI, stanziati per fronteggiare l’aumento dei costi edilizi. Di questi, solo il 15,4% (circa 154 milioni) risulta già speso, in linea con una programmazione che prevede la concentrazione della spesa nel biennio 2025–2026.
Alla fine del 2024, il 98% dei cantieri risulta avviato o concluso: l’83% in fase esecutiva, il 14% in fase di collaudo. Tuttavia, l’implementazione resta disomogenea: i progetti completati sono maggiori nelle Regioni del Nord, mentre il Sud e il Centro mostrano un avanzamento più lento, con nessun collaudo ancora registrato nelle Regioni meridionali a statuto ordinario.
Le strutture già operative: 153 Odc attivi, in prevalenza pubblici
Sono 153 gli Ospedali di Comunità già attivi al 31 dicembre 2024, per un totale di 2.716 posti letto. Il 65% è localizzato nel Nord, soprattutto in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. La componente pubblica prevale (77% delle strutture attive), con una copertura infermieristica garantita h24 in tutte le strutture. La presenza medica, invece, è assicurata in circa il 75% degli Odc, con differenze legate alla tipologia e alla dimensione delle strutture.
Le conclusioni dei Quaderni della Corte dei conti
L’attuazione della riforma dell’assistenza territoriale, seppur accompagnata da ritardi e difficoltà, rappresenta, nelle Conclusioni dei Quaderni della Corte dei conti, una tappa fondamentale per rispondere alle mutate esigenze di un Paese con una popolazione sempre più anziana e un crescente numero di persone non autosufficienti.
Completare gli investimenti e rendere operative le strutture territoriali è considerato indispensabile non solo per migliorare la qualità dei servizi, ma anche per affrontare la domanda crescente di assistenza ambulatoriale e domiciliare, attualmente in larga parte a carico delle famiglie. L’efficientamento e l’accessibilità di queste reti di prossimità sono inoltre visti come strumenti chiave per contenere le inefficienze e favorire un uso più razionale delle risorse, aprendo la strada a possibili forme di compartecipazione alla spesa calibrate sui livelli di reddito, a supporto della sostenibilità del sistema sanitario pubblico.
