Il 2022 si è chiuso con un bilancio di 721.974 decessi in Italia, segnando un lieve aumento (+2%) rispetto all’anno precedente. Ma dietro l’apparente stabilità dei dati si cela una trasformazione sottile e profonda del nostro rapporto con la salute, la vecchiaia e la fine della vita. A dirlo è il nuovo report ISTAT, che fotografa con chiarezza le principali cause di morte in Italia post-pandemiche.
Le tre grandi protagoniste: cuore, tumori e Covid
Nel 2022, le malattie del sistema circolatorio (222.717 morti) e i tumori (174.566) si confermano le principali cause di decesso, responsabili insieme di oltre il 55% delle morti. Seguono, ancora con un peso rilevante, le conseguenze del Covid-19, con 51.630 decessi: un dato in forte calo rispetto agli anni più critici (+-19% rispetto al 2021, -34% sul 2020), ma sufficiente a mantenerlo saldamente al terzo posto.
A sorprendere, però, è il risveglio di alcune patologie respiratorie, come polmoniti e broncopatie croniche, tornate a crescere dopo il temporaneo calo durante la pandemia. Un segnale che ci ricorda come, al di là dell’emergenza Covid, il respiro resti un punto debole per molti italiani, soprattutto tra gli anziani.
Over 80: una generazione fragile che fa i conti con l’età
Il lieve aumento della mortalità complessiva è quasi tutto attribuibile alla fascia più anziana della popolazione. Gli ultraottantenni, che rappresentano due terzi dei decessi, registrano infatti un +4% di mortalità rispetto al 2021, con una prevalenza netta tra le donne. Tuttavia, proprio in questo segmento si osserva anche la maggior riduzione dei decessi per Covid-19, a favore di un ritorno in primo piano di malattie croniche come Alzheimer (+7,2%) e diabete (+0,6%).
Questa tendenza conferma quanto sia urgente investire in una medicina di prossimità e in un’assistenza geriatrica più capillare: l’allungamento della vita, infatti, ha senso solo se accompagnato da qualità e dignità del vivere quotidiano.
Tumori e malattie cardiovascolari: il trend è in discesa
Non tutto, però, fa presagire scenari preoccupanti. I tassi di mortalità per tumori e per patologie cardiovascolari, al netto dell’invecchiamento della popolazione, continuano infatti a calare in modo progressivo. Un segnale che testimonia gli effetti positivi della prevenzione, della diagnosi precoce e dei progressi terapeutici degli ultimi decenni.
Una buona notizia arriva anche dal fronte delle fasce di età centrali (50-79 anni), dove il rischio di morte è in netta riduzione rispetto al picco del 2020, anche se resta ancora sopra i livelli pre-pandemici.
Dove si muore: torna il modello pre-pandemia
Uno degli aspetti più significativi evidenziati dal report ISTAT riguarda il luogo del decesso. Dopo i cambiamenti imposti dalla pandemia – che aveva visto un picco di morti in abitazione per l’impossibilità di accedere alle strutture sanitarie – il 2022 segna un ritorno ai modelli precedenti: più decessi in hospice, strutture residenziali e ospedali, meno tra le mura di casa. In particolare, gli hospice registrano un aumento del 29% dei decessi, confermando il loro ruolo centrale nella rete di cure palliative.
È un segnale di fiducia nella sanità organizzata e un richiamo all’importanza di garantire un accompagnamento dignitoso alla fine della vita, soprattutto per i pazienti affetti da patologie croniche avanzate.
Le cicatrici territoriali e la lezione del Sud
Non tutte le regioni vivono la mortalità allo stesso modo. Se il Nord-Ovest torna ai livelli alti del 2020 e le Isole segnano il tasso Covid-19 più alto del Paese, il Sud si distingue per una significativa diminuzione del tasso generale di mortalità, in controtendenza con il resto d’Italia. Tuttavia, è proprio nel Mezzogiorno che si confermano i tassi più elevati per malattie cardiovascolari e diabete, a testimonianza delle disuguaglianze sanitarie ancora presenti tra le diverse aree del Paese.
In Europa? Meglio di tanti, ma non benissimo
A livello continentale, l’Italia si colloca tra i Paesi con la più bassa mortalità generale (90,5 decessi ogni 10mila abitanti), meglio della media UE27. Tuttavia, la riduzione della mortalità per Covid-19 è stata meno marcata che altrove, portando il nostro Paese sopra la media europea per questa causa.