Il verde che ci protegge: perché è importante la piantumazione degli alberi nelle nostre città

I benefici della piantumazione degli alberi non si fermano all'inquinamento delle città: influiscono anche su pressione arteriosa e attività fisica.
La piantumazione degli alberi ha diversi benefici economici e ambientali di cui, in questa stagione di caldo estremo, ricordiamo importanza

In un mondo sempre più colpito dagli effetti del cambiamento climatico, il verde urbano si conferma una risorsa preziosa per le città. Gli alberi non solo migliorano l’aria che respiriamo e il suolo che calpestiamo, ma sono anche capaci di abbassare le temperature e prevenire le ondate di calore. La piantumazione degli alberi diventa così uno strumento concreto per proteggere la salute pubblica. Ecco cosa ci insegnano le ricerche e le buone pratiche adottate in Italia e nel mondo.

I benefici ambientali della piantumazione degli alberi

Gli alberi ci aiutino a ridurre l’inquinamento dell’aria stoccando il carbonio e producendo ossigeno attraverso la fotosintesi. Il platano, ad esempio, in tal senso è un campione: è in grado di assorbire 200 chili di anidride carbonica all’anno. Un’informazione importante per noi visto che l’Italia è il peggior paese dell’Unione Europea per inquinamento atmosferico e suo impatto sulla salute pubblica. Può stupire che gli alberi non ripuliscono solamente l’aria, ma anche i terreni. Si hanno avuto prove in tal senso grazie a una sperimentazione partita nel 2018 a Taranto condotta dall’Università di Firenze: salici e pioppi sono stati in grado di rimuovere quasi 300 grammi di rame e quattro chilogrammi di zinco per ettaro ogni anno.

Le specie arboree non sono tutte uguali, anzi ognuna ha le proprie peculiarità. Perciò oggi chi lavora nell’urbanistica utilizza software molto avanzati per la scelta di quella che massimizza i benefici ecosistemici che sta cercando di generare. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha istituito un programma che calcola l’insieme di tutti i benefici per ogni tipo di albero. Nel farlo, è in grado persino di stimare il valore economico generato dalla piantumazione degli alberi, che è molto sfaccettato. Infatti, spazia dall’aumento del valore delle case all’energia risparmiata per rinfrescare gli edifici, passando dalla diminuzione delle malattie respiratorie.

La tutela dell’ambiente come tutela di sé

Gli studi ci dicono che la pressione arteriosa si riduce quando camminiamo in un bosco o in un parco. Se facciamo attività fisica nel verde c’è una riduzione della frequenza cardiaca e del colesterolo. Nei soggetti femminili diminuisce del 16% il rischio di mortalità cardiovascolare ed è persino potenziata la prevenzione delle nascite premature.

Il verde dà una mano a portare l’acqua nel sottosuolo, a drenarlo mantenendolo più stabile e a ridurre il ruscellamento superficiale. Questo è il fenomeno che si verifica quando, soprattutto a seguito di forti precipitazioni, le acque piovane non potendo più penetrare nel terreno scorrono sulla superficie del suolo e costituiscono un pericolo.

La piantumazione degli alberi riduce le isole di calore e la temperatura sia dell’aria che dell’asfalto. Le simulazioni dell’Environmental Protection Agency statunitense attestano il beneficio che maggiori investimenti sul verde apporterebbero alle nostre città. Le temperature di manto stradale e aria passerebbero da 67° e 37,3° a 30° e 27,4°, solamente inalberando la stessa strada. I costi di climatizzazione di una casa davanti alla quale ci sono alberi possono ridursi anche del 30%.

Il pericolo del caldo estremo

«Nonostante l’attivazione dei piani, la risposta alle ondate di calore rischia di rimanere in parte frammentata» afferma Enrico Di Rosa, Presidente della Società Italiana d’Igiene (SItI). «Particolare attenzione va riservata alle persone che vivono da sole, ai soggetti anziani e ai fragili. Limitano i contatti sociali proprio nei periodi più critici, esponendosi inconsapevolmente a un maggiore rischio di disidratazione, isolamento e ritardo nell’attivazione di eventuali soccorsi. Per questo motivo, è fondamentale promuovere reti di vicinato e sorveglianza sociale, anche attraverso il coinvolgimento attivo dei cittadini, del volontariato e dei servizi territoriali».

A partire dal 2003, quando ci furono oltre 20.000 decessi in Europa (4.000 in Italia), la sanità pubblica ha posto crescente attenzione a questo tema. Da allora sono stati sviluppati strumenti di sorveglianza e allerta sempre più strutturati per prevenire gli effetti del caldo estremo, oggi amplificato dal cambiamento climatico. Il Ministero della Salute, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL, ha istituito i Piani di Prevenzione e i sistemi di allerta caldo, attivi nelle principali aree urbane del Paese. Il Piano Caldo 2025 prevede:

  • l’elaborazione quotidiana di bollettini cittadini;
  • la trasmissione alle autorità sanitarie locali;
  • l’attivazione tempestiva di interventi mirati;
  • la pubblicazione sul portale del Ministero della Salute per informare la popolazione.
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