Incidenti da annegamento: una nuova campagna per prevenirli

Dati aggiornati, errori comuni dei genitori, piscine domestiche al centro del rischio: un video dell’ISS con 9 Regioni rilancia la prevenzione degli incidenti da annegamento nei bambini, seconda causa di morte tra 1 e 4 anni
incidenti da annegamento

Con l’arrivo dell’estate torna il tempo del gioco in acqua, delle piscine gonfiabili nei giardini, dei tuffi al mare e delle giornate al lago. Ma torna anche, puntuale e drammatico, l’aumento degli incidenti da annegamento. E a pagarne il prezzo più alto sono spesso i più piccoli.

Secondo il secondo rapporto dell’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti, in Italia ogni anno circa 330 persone perdono la vita in acqua. Di queste, ben il 12% ha meno di 18 anni. Un dato ancora più allarmante se si considera che più della metà degli annegamenti in piscina riguarda bambini sotto i 12 anni.

La sorveglianza non è mai troppa

“Instaurare un corretto rapporto con l’acqua è fondamentale per la crescita dei nostri bambini” spiega Andrea Piccioli, Direttore Generale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). “Ma è altrettanto essenziale che gli adulti imparino a sorvegliare in modo efficace, senza affidarsi a false convinzioni”.

A farne le spese, infatti, sono soprattutto i bambini molto piccoli: quelli che hanno appena iniziato a camminare, attratti istintivamente da ogni specchio d’acqua. A volte basta una piscinetta gonfiabile nel cortile o una pozza d’acqua lasciata incustodita perché un bambino finisca sott’acqua e scompaia alla vista in meno di 20 secondi.

I numeri del rapporto, che raccoglie fonti da ISTAT e analisi della stampa nazionale, sono chiari: tra il 2017 e il 2021, 206 bambini e ragazzi tra 0 e 19 anni sono morti per annegamento. E l’81% erano maschi. I più a rischio sono gli adolescenti, ma anche i bambini tra 1 e 4 anni fanno registrare un numero preoccupante di casi. Il 53% degli annegamenti in piscina riguarda bambini sotto i 9 anni.

I falsi miti da sfatare

Il rapporto evidenzia con forza quanto spesso le tragedie siano legate a errori di valutazione da parte degli adulti. Si crede, ad esempio, che un bambino in difficoltà in acqua urli o faccia rumore. Invece l’annegamento è spesso silenzioso e rapido.

E ancora: molti genitori pensano che la presenza del bagnino sia una garanzia sufficiente. Ma la responsabilità della sorveglianza resta sempre e comunque in capo all’adulto che accompagna il bambino. Alcuni dati sono emblematici:

  • Il 48% dei genitori pensa che il bambino in difficoltà si farebbe notare;
  • Il 56% ritiene che sia compito del bagnino vigilare;
  • Il 32% dichiara di lasciare il proprio figlio in piscina da solo per due minuti o più.

Nel frattempo, la supervisione si interrompe per parlare con altri adulti (38%), per leggere (18%), mangiare (17%) o rispondere al telefono (11%).

Il pesciolino Salvo e i consigli per un’estate sicura

Per contrastare questi comportamenti a rischio, l’ISS – in collaborazione con nove Regioni italiane – ha realizzato un video educativo, protagonista Salvo, un pesciolino che parla direttamente ai genitori e li guida attraverso buone pratiche di sicurezza.

Oltre ai consigli più noti, il video insiste su concetti fondamentali ma spesso trascurati:

  • Non bisogna sottovalutare il pericolo dell’acqua, che non è solo il mare: la maggior parte degli incidenti avviene in piscina, soprattutto in quelle domestiche.
  • Più della metà delle vittime in piscina sono bambini, e l’annegamento è la seconda causa di morte nei piccoli da uno a quattro anni.
  • Mai lasciare un bambino da solo vicino a una piscina, neanche quelle gonfiabili da giardino.
  • Costruire una barriera fisica tra i bambini e l’acqua può fare la differenza tra la sicurezza e una tragedia.
  • Mai distrarsi: niente cellulare, niente telefonate, niente letture. I bambini annegano in pochi secondi, in silenzio.
  • In presenza di più adulti, è utile designare un “guardiano dell’acqua”, riconoscibile grazie a un cappellino o un oggetto simbolico. Il suo compito? Sorvegliare e non fare nient’altro finché non passa il turno.
  • Insegna a tuo figlio a nuotare il prima possibile: un bambino sicuro in acqua è un bambino più protetto.
  • E se sei in acqua, non rispondere a nessuno. La frase chiave è: “Sono in acqua! Non rispondo.”

Il video è disponibile sui canali social dell’Istituto Superiore di Sanità e delle Regioni aderenti (Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto e Sicilia), e può essere condiviso liberamente da chiunque voglia promuovere una cultura della prevenzione.

Le buone regole della sicurezza

Oltre alle raccomandazioni del pesciolino Salvo, l’ISS ricorda anche le buone pratiche generali:

  • Immergersi solo in acque sorvegliate da personale qualificato;
  • Evitare bagni in condizioni meteo avverse o in zone con correnti;
  • Osservare sempre la segnaletica e le indicazioni dei bagnini;
  • Educare i bambini fin da piccoli alla confidenza con l’acqua;
  • Evitare tuffi in acque sconosciute o troppo basse;
  • Mai fare il bagno subito dopo mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole.

Dall’ISS e dalle Regioni una nuova campagna per prevenire gliUna cultura della responsabilità

L’Osservatorio nazionale, istituito dal Ministero della Salute nel 2019, ha coinvolto nella redazione del rapporto anche ISS, ISPRA, Capitanerie di Porto, GNRAC, ANCI, la Società Nazionale di Salvamento e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

L’obiettivo è chiaro: fare rete per salvare vite, promuovendo una cultura della prevenzione che cominci da casa, dalle piccole attenzioni quotidiane, e che trasformi l’acqua – da rischio nascosto – in occasione sicura di gioco e benessere.

Perché la sicurezza dei bambini non è mai un dettaglio. E l’estate può davvero essere una festa, se impariamo a proteggerla.

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