Il report prodotto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) offre un quadro dettagliato dell’allocazione dei fondi. Mette in evidenza come la tutela della salute sia una delle missioni che assorbono una quota significativa delle risorse, sia sotto il profilo delle spese correnti (quali stipendi dei dipendenti, costi di funzionamento e trasferimenti agli enti produttori di servizi sanitari) che delle spese in conto capitale (destinate a investimenti e ammodernamento delle strutture).
Dati della spesa sanitaria
Nel 2024, il fabbisogno del settore pubblico ha subìto un aumento moderato rispetto al 2023. 121.781 milioni (5,6% del PIL), verso 150.810 milioni (5% del PIL) dell’anno precedente.
La spesa per il finanziamento della sanità ha rappresentato una quota rilevante, con impegni attorno a 89,3 miliardi di euro e pagamenti per circa 85 miliardi. In termini di percentuale, l’incremento netto della spesa si attesta intorno al 2,8-2,9%, sempre in rapporto all’anno 2023.
Regioni
A livello regionale, le Amministrazioni locali evidenziano un avanzo di bilancio (circa 2,8 miliardi di euro). La spesa sanitaria si configura come uno dei maggiori costi, legato soprattutto alla necessità di mantenere i livelli essenziali di assistenza (LEA). Per fare ciò, i trasferimenti correnti ammontano a circa 166 miliardi. Con una parte consistente destinata proprio al finanziamento della spesa sanitaria regionale, che assorbe risorse significative in particolare nelle Regioni del Sud, dove il fabbisogno è più accentuato.
Le Regioni più consistenti in termini di spesa sanitaria sono Lombardia (oltre 14,5 miliardi di euro), Lazio (circa 8,6 miliardi), Campania, Sicilia ed Emilia-Romagna. Le Province Autonome di Trento e Bolzano mostrano spese cospicue in relazione alla loro popolazione, con oltre 4,4 e 5,2 miliardi rispettivamente.
Al sud, la Sicilia e la Campania hanno la spesa sanitaria più alta, seguite da Puglia e Sardegna.
La spesa pro-capite e quella in rapporto al PIL continuano ad essere più elevate proprio nelle regioni già menzionate: la Sardegna raggiunge un valore di spesa sanitaria pari al 31,5% del PIL regionale, la Sicilia quasi il 29%, Calabria 27% e Campania attorno al 22%.
Il personale sanitario nelle Regioni e Province Autonome
Il personale sanitario rappresenta uno dei centri di costo più importante del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), incidendo in maniera decisiva sulla spesa corrente delle Regioni italiane.
Nel 2024, la voce “Redditi da lavoro dipendente” che comprende stipendi ed altre componenti legate agli occupati del settore pubblico, rappresenta una quota significativa della spesa corrente di tutte le Regioni:
- Campania: circa 6,4 miliardi di euro destinati ai soli redditi da lavoro dipendente, su un totale di oltre 26 miliardi di spesa corrente regionale. Il comparto sanitario e il personale assorbono la quota maggiore rispetto alle altre categorie economiche di spesa.
- Sicilia: supera i 5,8 miliardi di euro di spesa per il personale sanitario, con un’incidenza molto elevata sulla spesa corrente generale.
- Puglia: oltre 4,8 miliardi di euro per il personale sanitario, con valori in crescita.
- Calabria: circa 2,4 miliardi, componente anch’essa dominante.
- Sardegna: 2 miliardi di euro circa, a cui si aggiungono altre voci accessorie.
- Abruzzo e Basilicata: valori più bassi ma comunque molto rilevanti rispetto alla struttura delle rispettive spese regionali correnti, con Abruzzo oltre 1,4 miliardi e Basilicata oltre 630 milioni.
- Molise: sotto i 400 milioni di euro per il 2024
Il numero di dipendenti impiegati supera i 700.000, di cui una percentuale significativa risiede e opera nelle Regioni del sud. Negli ultimi 10 anni, il numero dei lavoratori è aumentato di circa 38.000 unità. In particolare a partire dal 2020, in concomitanza con la pandemia da CoViD-19.
Il costo medio di un dipendente sanitario del SSN nelle Regioni si attesta, nel triennio 2021-2023, tra i 40.000 e i 44.900 euro annui, valore che tiene conto non solo dello stipendio ma anche dei contributi sociali e delle componenti accessorie. Le retribuzioni medie variano a seconda dei profili professionali (medici, infermieri, tecnici, personale amministrativo), ma la distribuzione rimane comunque equilibrata tra le diverse macroaree del Paese.
Conclusioni
Il sistema sanitario italiano sta lentamente virando verso un virtuosismo diffuso. Dall’annuario si apprezzano una crescita moderata, ma sostenibile della spesa pubblica, con particolare attenzione alla prevenzione ed al potenziamento del personale.
Questi elementi sono cruciali per garantire la sicurezza delle cure, contribuendo anche al miglioramento degli esiti di salute, così da mantenere la sostenibilità finanziaria del sistema.
Tuttavia, a livello regionale la spesa sanitaria rappresenta il comparto più critico e oneroso. Le disuguaglianze territoriali, il fatto che molti utenti siano obbligati a percorrere distanze maggiori per accedere alle cure, rallenta il processo di crescita, minando lo sviluppo di una medicina preventiva, vero alleato di un sistema salute virtuoso.