Il 10 dicembre 2025 la Commissione europea ha presentato un nuovo pacchetto di semplificazione normative, note collettivamente come proposte Omnibus II, con l’obiettivo di facilitare l’attività delle aziende nell’ambito, in particolare, della produzione agricola e dei mangimi. Ma il modo in cui la Commissione ha operato rappresenta un passo indietro nella sicurezza per i consumatori e la salute pubblica.
In trent’anni di esperienza come veterinario addetto ai controlli ufficiali, ho assistito ai passaggi evolutivi e alle trasformazioni radicali della normativa comunitaria nel settore agroalimentare. Mossa inizialmente dalle crisi alimentari, tale normativa è progredita da un approccio settoriale e reattivo (post-crisi) a un sistema integrato, preventivo e basato sul rischio. Questo cambiamento ha stabilito un nuovo paradigma incentrato sul principio “dal produttore al consumatore” (“from farm to fork”), dove la valutazione scientifica indipendente ha costituito un pilastro centrale.
A fronte di questi progressi, l’attuale indirizzo normativo intrapreso dalla Commissione Europea su temi sensibili come il digitale, la sostenibilità, la sicurezza alimentare e i controlli ufficiali, sembra compiere un salto all’indietro. Si rischia di compromettere la solidità dei pilastri scientifici, la trasparenza, la democraticità del processo legislativo e la rigorosità dei controlli ufficiali, su cui si basa l’efficacia del sistema di protezione dell’Unione Europea.
L’Abuso delle Proposte Omnibus e le Criticità Procedurali
Le proposte Omnibus (Omnibus I, II, III e l’ottavo pacchetto ambientale presentato a dicembre 2025) sono pacchetti eterogenei che modificano simultaneamente regolamenti e direttive. Nate con l’obiettivo dichiarato di “semplificare” la normativa e ridurre gli oneri amministrativi per le imprese del 25%, sono passate dall’essere una convenienza amministrativa occasionale a diventare il veicolo privilegiato per un programma di deregolamentazione, mascherato da semplificazione, definito da molte ONG come un tradimento degli impegni climatici al 2023. Ciò avviene in risposta alle richieste di riduzione dei costi di compliance (conformità) da parte degli Stati membri e delle associazioni di operatorie e per compiacere le lobby industriali.
Questo shift costituzionale, basato sull’uso sproporzionato e senza precedenti delle proposte Omnibus, bypassando la consultazione, è percepito come un allontanamento dal processo legislativo comunitario in quanto:
- Elude il dibattito, limitando il confronto e l’approfondimento nelle Commissioni competenti del Parlamento Europeo.
- Mina le garanzie procedurali e l’integrità del processo democratico e di Better Regulation. La Commissione ha infatti omesso o ridotto drasticamente la consultazione pubblica e quella inter-servizi (in un caso, a meno di 24 ore, durante un fine settimana).
- Erode il ruolo del Parlamento Europeo, costringendo i parlamentari a votare “Sì” o “No” sull’intero pacchetto in blocco e compromettendo la qualità della legislazione.
- Ignora la Better Regulation, poiché spesso non è supportato da adeguate valutazioni d’impatto, né da valide motivazioni d’urgenza.
- Poiché l’applicazione rimane esclusivamente nazionale, sussiste anche il rischio di un mosaico di 27 diversi regimi nazionali con una responsabilità frammentata e norme contrastanti in tutta l’UE. Dato che la legislazione di altre regioni tende a seguire quella dell’UE, queste revisioni potrebbero anche innescare un effetto domino di revisioni di atti legislativi simili in altre aree geografiche, ad esempio Asia-Pacifico, Nord America, ecc., con implicazioni più significative per il mercato globale.
La lesione del processo democratico
Proprio in base a queste evidenti criticità e pesanti critiche provenienti da ONG, sindacati, partiti politici (Verdi e Socialisti) e persino istituzioni come la Banca Centrale Europea (BCE), il Mediatore Europeo (Ombudsman) ha aperto un’indagine, concludendo che la Commissione Europea ha commesso una cattiva amministrazione nella preparazione di queste proposte legislative urgenti. Ciò solleva seri interrogativi sulla legalità e sulla tenuta del consolidato processo legislativo comunitario. Accelerando in questo modo, la Commissione ha sacrificato le garanzie procedurali di base del diritto dell’UE e i principi fondamentali, compromettendo la qualità e la coerenza della legislazione con obiettivi chiave come la neutralità climatica. L’abuso della tecnica legislativa Omnibus costituisce, per l’Ombudsman, un fallimento nel garantire una legislazione trasparente, basata su dati concreti e inclusiva.
I Limiti dell’Omnibus I
Il primo pacchetto, Omnibus I (Sostenibilità), che modifica le direttive sulla rendicontazione di sostenibilità e sulla due diligence, ha già manifestato le sue criticità, sollevando forti critiche per:
- Aver posticipato gli obblighi di reporting.
- Aver esentato migliaia di aziende (si calcola oltre l’80%) dagli obblighi stabiliti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) con impatto rilevante sulla disponibilità di dati affidabili su emissioni, consumo idrico, impatto climatico sul lavoro necessari per la valutazione dei rischi climatici e indirizzare i capitali verso la finanza green.
- Aver tentato di restringere il campo di applicazione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), indebolendone seriamente gli standard.
È stata criticata anche l’eliminazione dell’obbligo per le aziende di mettere effettivamente in pratica i piani di transizione climatica, rendendoli puramente formali (“sulla carta”), rischiando di minare la credibilità della transizione verde dell’UE, favorire pratiche di greenwashing e sconfessare gli obiettivi del Green Deal. In ultimo con la limitazione alla “Tier 1”, obbliga le aziende a controllare solo i fornitori diretti (primo livello) lasciando zone d’ombra enormi nelle catene di fornitura globali, dove avvengono le peggiori violazioni dei diritti umani e ambientali.
Il Focus Critico: L’Omnibus II e PAC nel settore agricolo, sicurezza alimentare e mangimi
Le modifiche alla Politica Agricola Comune (PAC) per semplificare la vita degli agricoltori sono state criticate per allentamento della condizionalità ambientale: Esentare le piccole aziende dai controlli ambientali e ridurre i vincoli su zone umide e torbiere è visto come un danno alla biodiversità. La legislazione Omnibus su alimenti e mangimi pubblicata il 16 dicembre, include prodotti fitosanitari, biocidi, additivi per mangimi, requisiti di igiene e i controlli ufficiali alle frontiere dell’UE.
Le criticità su prodotti fitosanitari e controlli
Dall’analisi delle due proposte di regolamento e direttiva emergono evidenti problematiche riguardo a due aree: prodotti fitosanitari, come i pesticidi, e i controlli alle frontiere.
1. Prodotti fitosanitari
Le modifiche proposte minano le salvaguardie fondamentali del Regolamento (CE) 1107/2009 sui pesticidi:
- Sono previste autorizzazioni a tempo indeterminato e l’eliminazione della revisione periodica (10-15 anni), cruciale per identificare e vietare pesticidi tossici sulla base di nuove prove scientifiche.
- Gli Stati membri non sono più obbligati a considerare le più recenti evidenze scientifiche indipendenti per l’autorizzazione nazionale, riducendo l’incentivo per l’industria al monitoraggio.
- I pesticidi pericolosi (es. interferenti endocrini, cancerogeni), anche se vietati per motivi di salute o ambientali, potrebbero essere utilizzati per altri tre anni, prolungando l’esposizione dei cittadini.
2. Controlli Ufficiali alle Frontiere
Riguardo ai controlli ufficiali presso i posti di ispezione frontalieri, la proposta mira a semplificare i controlli sui prodotti agroalimentari e mangimi importati, con l’obiettivo di ridurre la frequenza di ispezione. Questo presenta rischi significativi per la sicurezza e la concorrenza sleale, in quanto:
- Una riduzione dei controlli fisici e documentali aumenta la probabilità che pesticidi non autorizzati, contaminanti, residui o agenti patogeni possano entrare nel Mercato Unico. Ciò è particolarmente grave in un contesto di crescente globalizzazione.
- Controlli meno rigorosi creano un beneficio economico sleale (Level Playing Field) per gli operatori commerciali extra-UE, che operano su mercati con standard e vincoli di produzione più bassi, a danno degli agricoltori europei. Questo mina la logica del sistema normativo e scoraggia l’adozione di pratiche più sostenibili e sicure a livello interno.
- La previsione del rilascio parziale delle partite di vegetali importate indebolisce i requisiti di tracciabilità. Rilasciare parte della merce prima della conclusione dei controlli rende estremamente difficile intervenire tempestivamente e richiamare i prodotti in caso di esito non conforme.
Conclusioni
L’agenda di semplificazione amministrativa, intrapresa attraverso la controversa via Omnibus, rischia di abbassare la qualità e gli standard di sicurezza stabiliti da anni di dibattito ed esperienza scientifica, in particolare per la sicurezza alimentare. Questo processo di deregolamentazione e di riduzione degli oneri normativi (es. sulla sicurezza alimentare e controlli di frontiera), si inserisce in un contesto globale estremamente volatile, caratterizzato dall’ aumento del commercio, minacce emergenti per la salute (zoonosi), tensioni geopolitiche e cambiamenti climatici. Questi fattori, combinati con un potenziale allentamento dei controlli interni, rischiano di compromettere la sicurezza dei prodotti immessi sul Mercato Europeo.
La Commissione deve trovare un equilibrio tra un’amministrazione agile e la garanzia di norme procedurali minime. La semplificazione amministrativa, pur essendo un obiettivo valido, non deve mai compromettere l’efficacia del sistema di protezione, che è fondato su pilastri scientifici e decenni di esperienza.
Per saperne di più
*Le proposte Omnibus della Commissione Europea sono pacchetti legislativi che raggruppano modifiche a diverse normative UE esistenti per semplificare gli oneri amministrativi, soprattutto in materia di sostenibilità (ESG), rendendole più accessibili e praticabili per le imprese, specialmente le PMI.
