Monitorare i numeri del personale sanitario significa comprendere le capacità di uno Stato nell’offrire servizi essenziali per la salute dei propri abitanti. Non solo. È indispensabile anche per pianificare l’offerta formativa ed avere quindi una visione a lungo termine, soprattutto in una nazione come l’Italia dove la carenza di personale e la gobba pensionistica andranno via via ad aumentare, creando un’emergenza sanitaria cronica.
Contesto
La popolazione italiana è una delle più alte al mondo. Quasi il 25% ha un’età superiore ai 65 anni, mentre gli over 85 rappresentano circa il 4%. Analizzando questi dati dal punto di vista sanitario, possiamo affermare che assisteremo ad un aumento delle patologie cronico-degenerative, soprattutto quelle necessitanti di assistenza, in particolare territoriale. Risulta quindi determinante fronteggiare tale contesto, monitorando costantemente i numeri del personale sanitario e sociosanitario afferente al Servizio Sanitario Nazionale. Agenas, attraverso il rapporto “Il personale del SSN” ogni anno fotografa il contesto europeo ed italiano riguardo il personale medico, infermieristico e relative figure di supporto.
Confronto Europa vs Italia
Nel 2023 nei paesi dell’Unione Europea esercitavano la professione circa 4,07 medici ogni mille abitanti, a fronte di una media pari a 5,3 in Italia. Di questi ultimi, circa il 44% ha un’età media superiore a 55 anni e il 21% pari o superiore ai 65. Scenario diametralmente opposto, invece, è riscontrabile nei dati riferibili agli infermieri. Se quella europea è di 8,26 per mille abitanti, la media italiana si attesta a 6,86 per mille abitanti. Si tratta di un gap negativo di -1,40 infermieri ogni mille abitanti. Le figure di supporto (operatori sociosanitari) sono aumentate rispetto al 2019, mostrando un incremento pari a 20.437 unità.
| Italia | Media Europea | Differenza tra Italia e media europea | |
| Numero di medici per mille abitanti | 5,35 | 4,07 | +1,28 |
| Numero di infermieri per mille abitanti | 6,86 | 8,26 | -1,40 |
Dipendenti del SSN
Dei 701.170 dipendenti del SSN, il 69% è rappresentato da donne e il 31% da uomini. Considerando gli ultimi undici anni, si è assistito ad un fenomeno altalenante. Dal 2014 al 2019 vi è stata una contrazione di circa 30.000 unità. In seguito, complice il CoViD-19, si è registrato un costante incremento, pari al 7,95%. Si è passati dai 649.523 dipendenti nell’anno 2019 ai 681.852 del 2022, superando i 700.000 nel 2023. I medici in servizio negli enti del SSN sono 109.024, gli odontoiatri 152. Gli infermieri coprono la fetta più importante con le loro 277.138 unità (23% uomini e 77% donne), rappresentando quasi il 40% di tutto il personale del SSN.
Curva pensionistica
Al 31 dicembre 2023, il 39,5% dei medici del SSN aveva più di 55 anni. Tra il 2026 e il 2038 circa 39.000 medici lasceranno il servizio, con picchi di oltre 3.200 uscite all’anno tra il 2029 e il 2033. Poco più di 20.000 medici di Medicina Generale lasceranno il servizio nei prossimi dieci anni, con una media di circa 1.715 professionisti l’anno. La situazione è ancora più grave per gli infermieri: 78.000 raggiungeranno l’età pensionabile tra il 2026 e il 2035, aggravando una carenza già drammatica. Anche gli operatori sociosanitari (OSS) non sfuggono al fenomeno: 26.000 andranno in pensione entro il 2035.
Offerta formativa
A partire da questo anno accademico l’accesso ai corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Medicina Veterinaria in Italia ha subito una radicale riforma. Attraverso l’abolizione dei test d’ingresso, il superamento del numero chiuso e l’istituzione del semestre aperto, attualmente 64.825 iscritti hanno terminato la fase di iscrizione presso gli atenei per il semestre aperto. 54.313 hanno scelto Medicina e Chirurgia. Il vero allarme riguarda invece la formazione degli infermieri. Nonostante i 20.699 posti disponibili nei corsi di laurea in Infermieristica per il 2025/2026, le domande sono in caduta libera. Nel 2024 si è toccato il minimo: una domanda per ogni posto disponibile. Le Università faticano a riempire i posti che mettono a bando. Solo il 75% degli studenti iscritti ai corsi di laurea in infermieristica riesce a laurearsi. Di questi il 66% nei tre anni di corso, mentre la rimanente in 4 o più anni.
Possibili soluzioni
Se si approfondiscono i dati riguardanti il personale afferente al SSN, innumerevoli sono le criticità da affrontare. Prima fra tutte il riconoscimento economico a fronte di un lavoro complesso, carico di responsabilità e dalle innumerevoli complicanze (turnover, burnout, depressione, intenzione di lasciare il lavoro ecc.). Occorre senz’altro valorizzare le professioni, internamente attraverso un sistema di incentivi economici e con una variazione degli stipendi al rialzo, esternamente con un riconoscimento sociale. Bisogna investire nella formazione, di base ed avanzata, valorizzando i percorsi post-base, potenziando e rendendo spendibili professionalmente ed economicamente i Master clinici.
Conclusioni
Attraverso il report annuale Agenas pungola i decisori affinché presidino la componente produttiva del SSN. Come abbiamo avuto modo di leggere, la situazione è gestibile nell’immediato. Ragionando a lungo termine, serve senz’altro una spinta propulsiva adeguata a sostenere il recupero del gap negativo, in particolare per il comparto infermieristico.
