Quasi un over 65 su 3 assume oltre 10 farmaci al giorno

Il 30% degli anziani italiani è ipermedicalizzato. A Verona un progetto riduce del 20% i ricoveri con la revisione dei farmaci
farmaci over 65

In Italia, il 30% degli over 65 assume ogni giorno più di 10 farmaci. L’ipermedicalizzazione espone a rischi evitabili, come interazioni pericolose, effetti collaterali e ricoveri, ponendo in discussione la reale utilità di ogni prescrizione. È in questo contesto che si inserisce un progetto pilota dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, nato con l’obiettivo di rivedere in modo critico le terapie farmacologiche e ridurre l’uso di farmaci non più necessari.

Il progetto di Verona: meno farmaci, più salute

Avviato nei reparti di Geriatria e Medicina Interna, il progetto veronese ha coinvolto 70 pazienti over 65 complessi, ognuno dei quali assumeva in media 10 farmaci al giorno. Un team multidisciplinare ha effettuato una medication review su 836 farmaci: 273 potevano essere sospesi in quanto inappropriati o non più utili.

In media, ogni paziente ha potuto eliminare 4 farmaci e ricevere un aggiustamento di dosaggio per altri. A tre mesi dalle dimissioni, i risultati parlano chiaro: -20% nel rischio di ri-ospedalizzazione e un risparmio stimato di 56.000 euro l’anno sulla sola spesa farmaceutica per questo piccolo gruppo di pazienti.

Coordinato dai professori Gianluca Trifirò e Mauro Zamboni, il progetto è esteso ad altre tre unità cliniche, con il coinvolgimento della Farmacia ospedaliera e della Scuola di Specializzazione in Farmacologia e Tossicologia Clinica.

Trifirò (SIF): «Prescrivere meno può significare curare meglio»

«Nel nostro sistema esiste una forte inerzia prescrittiva: nessuno rivede farmaci iniziati anni prima, anche quando non servono più», ha dichiarato Gianluca Trifirò, coordinatore del gruppo Farmacovigilanza e Real World Evidence della SIF. «Questo progetto dimostra che si può fare medicina più personalizzata, sicura e sostenibile. Meno farmaci non significa meno cure, ma più attenzione e più salute».

La revisione delle terapie, o deprescribing, viene proposta non come eccezione, ma come parte integrante della buona pratica clinica. È un cambiamento culturale che punta alla qualità, più che alla quantità delle cure.

Una pratica da estendere: servono tempo, formazione e squadra

L’ottimizzazione delle terapie farmacologiche non è una prerogativa esclusiva della geriatria: riguarda anche l’urgenza, la medicina generale e le RSA. Ogni revisione approfondita delle terapie richiede in media 4 ore di lavoro da parte di farmacologi clinici, ma i benefici clinici e organizzativi sono significativi.

Il progetto veronese ha dimostrato che un approccio integrato – con geriatri, internisti, farmacologi e farmacisti – può produrre risultati replicabili su larga scala, migliorando la sicurezza dei pazienti e la sostenibilità del sistema sanitario.

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