Salute mentale: il Piano di Azione Nazionale 2025–2030

Dalla promozione del benessere psicologico all’integrazione tra sanità, scuola e territorio. Il Ministero della Salute presenta un Piano d’azione basato su sei aree prioritarie, con attenzione a infanzia, salute perinatale, giustizia e innovazione.
Piano nazionale per la Salute Mentale

Una visione integrata per la salute mentale 

Il Ministero della Salute ha trasmesso alla Conferenza Unificata il Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030 (PANSM). Si tratta di un documento strategico e operativo che punta a ridefinire i servizi di salute mentale in Italia attraverso sei macroaree di intervento.

In particolare, il Piano si fonda su quattro assi trasversali: promozione, inclusione, personalizzazione e integrazione tra sanità, welfare e comunità.

Il Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale, approvato dal Tavolo tecnico per la Salute Mentale e dalla Commissione Salute delle Regioni, è stato trasmesso alla Conferenza Unificata, che dovrà pronunciarsi per l’adozione formale e definitiva del documento. 

Sei priorità per una salute mentale più accessibile 

Il Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale si articola in sei capitoli tematici: 

  • Promozione, prevenzione e cura: si propone un cambio di paradigma, dal concetto di malattia mentale alla promozione del benessere psicologico. Tra le azioni previste: educazione emotiva nelle scuole, alfabetizzazione alla salute mentale e contrasto allo stigma. 
  • Infanzia e adolescenza: viene rafforzata la diagnosi precoce dei disturbi del neurosviluppo e la transizione tra neuropsichiatria infantile e servizi per adulti. Le équipe di transizione avranno un ruolo chiave nel sostenere i giovani nei momenti di maggiore fragilità. 
  • Giustizia e misure di sicurezza: si propone una maggiore integrazione tra REMS, servizi territoriali e autorità giudiziaria, con percorsi formativi specifici e strumenti per la valutazione della pericolosità sociale. 
  • Risk management e sicurezza: attenzione alla sicurezza di pazienti e operatori attraverso ambienti terapeutici sicuri, formazione sulla gestione dell’aggressività e prevenzione di eventi critici. 
  • Integrazione socio-sanitaria: si rilancia il Budget di Salute, la prescrizione sociale e l’abitare supportato, promuovendo un approccio basato sulla coesione comunitaria e sulla cittadinanza attiva. 
  • Formazione e ricerca: focus su nuove dipendenze, salute perinatale, psicopatologie complesse. Si promuove la ricerca applicata e traslazionale in sinergia con università, IRCCS, ASL e società scientifiche. 

Una rete di servizi personalizzati e multidisciplinari 

Il documento sottolinea l’importanza di un modello basato sull’integrazione tra ospedale, territorio, scuola, lavoro e terzo settore. I Dipartimenti di Salute Mentale dovranno garantire percorsi multidisciplinari, accessibili e personalizzati. 

Tra le figure chiave introdotte, spicca quella dello psicologo di primo livello, che avrà un ruolo di prima accoglienza per i disagi lievi e moderati. Viene inoltre adottato il case management, per assicurare continuità e coordinamento nei percorsi terapeutici, anche attraverso l’utilizzo della telemedicina e strumenti digitali validati. 

Focus su perinatalità e giustizia minorile 

Particolare attenzione è rivolta alla salute mentale perinatale, con l’introduzione di screening precoci e la creazione di unità madre-bambino per i casi più complessi. In ambito giustizia minorile, i Consultori familiari vengono individuati come riferimento per le richieste dell’autorità giudiziaria, in sinergia con i servizi sociali. 

Tre pilastri concettuali del Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale

Il Piano si fonda su tre principi guida: 

  • Modello bio-psico-sociale: un approccio che considera la persona nella sua complessità, superando la visione puramente clinica. 
  • One Health/One Mental Health: la salute mentale è parte integrante di quella fisica, sociale e ambientale. 
  • Centralità della persona: il paziente è protagonista attivo, insieme a famiglie e caregiver, dei propri percorsi di cura. 

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