Il presidente dell’OMCeO Roma, Antonio Magi, esprime forte preoccupazione per la nuova modalità d’accesso alla facoltà di Medicina approvata dal Governo. “Ho delle fondate riserve – afferma – perché non crea quelle condizioni di trasparenza né garantisce tranquillità agli studenti e alle famiglie. In particolare, nella seconda parte del percorso, mancherà una reale uniformità di giudizio da parte dei docenti di Università differenti da Nord a Sud”.
Il nuovo decreto legislativo attuativo della legge di delega del 15 maggio 2025 introduce la possibilità di iscrizione libera al cosiddetto “semestre filtro“. Gli studenti dovranno indicare, in ordine di preferenza, le sedi universitarie presso le quali intendono proseguire gli studi nel secondo semestre dei corsi di laurea magistrale a ciclo unico in medicina, odontoiatria e veterinaria. Qualora non vengano ammessi al secondo semestre di tali corsi, potranno optare per un altro corso di laurea o laurea magistrale a ciclo unico.
Secondo Magi, l’assenza di criteri standardizzati rischia di accentuare le disparità territoriali: “Se andiamo a vedere i voti di laurea nelle regioni del Sud rispetto al Nord, vediamo che sono in media più alti. Questo è spesso legato al numero di laureati, ma non sempre rispecchia una uniformità di giudizio rispetto alla formazione del candidato. Così si potrebbero penalizzare i ragazzi meritevoli solo perché provengono da contesti diversi”.
“Serve un criterio unico: o valutazioni uguali per tutti, o test uguali per tutti”
Per Magi il cuore del problema è l’assenza di equità nei criteri di selezione. “O si risolve in maniera costruttiva, con valutazioni identiche per tutti, oppure con test standardizzati per tutti. Altrimenti si genera discriminazione, e il problema non viene risolto, ma solo spostato più avanti”.
Percorso di studi e voti
“In questo modo gli studenti scelgono di iscriversi in università dove sanno che i voti potrebbero essere più generosi. È un meccanismo perverso che non ha nulla a che vedere con il merito e rischia di far saltare ogni logica di selezione.
Prima ancora che cominci il semestre – continua Magi – bisogna sapere quale sarà la facoltà, ma il primo semestre non affronta nemmeno materie propriamente mediche, come si vuole far credere. Il rischio è che questo sistema venga visto come un escamotage, una scorciatoia”.
Le altre professioni
“La cosa più grave – denuncia Magi – è che questo nuovo sistema rischia di sminuire le altre professioni sanitarie, perché magari, non entrando a Medicina, si ripiega su qualcos’altro. Ma non è così che si valorizzano le professionalità.
Studenti che hanno davvero interesse e motivazione per diventare medici – continua – si troveranno con i posti occupati da altri, magari meno convinti, che hanno sfruttato il meccanismo per entrare”.
“Sì all’accesso libero, ma con selezione durante gli studi”
“Sarebbe stato più logico introdurre un vero sistema di accesso libero con selezione durante il percorso, come avviene in Francia. Non dopo sei mesi, ma almeno un anno di studi, con prove comuni per tutti, e poi si seleziona in modo serio e trasparente”.
L’unico aspetto positivo? “L’eliminazione del test d’ingresso, molto chiacchierato, su questo possiamo anche essere d’accordo. Ma ciò che è stato messo in piedi ora non è una vera riforma”.
Studenti contrari
“Il nostro parere – spiega Magi – è condiviso da tanti studenti e anche da molte università. Le proteste sono state forti e diffuse. Tutti chiedono chiarezza e pari opportunità. In questo momento, invece, stiamo solo alimentando confusione.
A questo punto – prosegue – si offre la possibilità a tutti, ma senza risolvere il problema vero. Il rischio è che i ragazzi si trovino a metà percorso senza prospettive e che aumenti la loro frustrazione”.
Senza vera programmazione, i professionisti vanno all’estero
Infine, Magi sottolinea il nodo strutturale: la mancanza di una reale programmazione. “Oggi abbiamo professionisti formati che non riescono a entrare nel Servizio Sanitario Nazionale e vanno all’estero. Questo è il risultato di anni senza un vero calcolo del fabbisogno nazionale.
Serve un meccanismo serio – conclude – non un numero chiuso arbitrario, né un test d’ingresso inutile. Serve una vera programmazione. Riserviamo i posti a chi davvero lo merita, e garantiamo che il momento della selezione sia uguale per tutti. Come si faceva un tempo”.