Le diagnosi di melanoma, il tumore della pelle provocato dall’esposizione alle radiazioni UV dei raggi solari, sono in aumento in Italia con oltre 15mila diagnosi all’anno. «Nel 2004 erano meno della metà – spiega il Prof. Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma – e preoccupa la crescente incidenza di diagnosi nelle persone giovani, segno che esiste ancora molto da migliorare negli stili di vita e nella prevenzione. Il melanoma – sottolinea Ascierto – è uno dei principali tumori che insorgono in giovane età e costituisce in Italia il terzo tumore più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 50 anni. La stima è che i casi continueranno a salire toccando presto i 17.000 all’anno, se non lo hanno già fatto».
Cura e trattamento del melanoma
«Lo strumento di cura più efficace è la diagnosi precoce» afferma Ascierto. «Se individuato tempestivamente, il melanoma può essere rimosso chirurgicamente senza necessità di ulteriori trattamenti».
I progressi nei farmaci
Parallelamente, hanno fatto grandi progressi anche le cure farmacologiche che, nei casi in cui i medici lo ritengono opportuno, affiancano e adiuvano l’intervento chirurgico, prima o dopo l’intervento. Di grandissima importanza è stata l’introduzione dell’immunoterapia che, nel caso degli stadi metastatici, ha portato alla guarigione del 50% dei pazienti. Nel 2010, l’aspettativa di vita dopo un anno era prossima allo zero. Questo successo non deve far dimenticare che la metà delle persone con metastasi continua a morire: è necessario insistere sulla strada della ricerca che ci ha già permesso di superare importanti traguardi.
Come sono le cure in Italia e a livello regionale?
L’Italia ha partecipato alle più importanti sperimentazioni a livello internazionale e può disporre delle cure più avanzate. La Regione Campania è stata la prima ad inserire l’immunoterapia nel trattamento delle metastasi cerebrali da melanoma, seguita, ora, da tutte le altre Regioni. L’Italia è, anche, uno dei pochi Paesi a rimborsare l’immunoterapia anche quando viene usata come terapia neoadiuvante e non solo in caso di metastasi.
In questo scenario la scelta della Regione Veneto di togliere la ‘mappatura sistematica dei nei’ dal novero delle prestazioni garantite sembra un passo indietro. Cosa è successo?
«Quella della Regione Veneto è una scelta legittima che interessa quel campo di competenza extra-LEA. La dicitura mappatura sistematica dei nei non figura né figurava nei LEA nazionali. Quello che figura, invece, è la visita dermatologica o dermato-oncologica che racchiude di per sé la mappatura dei nevi. Quindi, rimane garantita in tutta Italia la visita dermatologica che è lo strumento principe per diagnosi e cura. Sbagliata, perciò, non è stata la scelta delle Giunta, ma il modo di giustificarla riferendosi, erroneamente, ad un consenso internazionale che attesterebbe la scarsa efficacia della mappatura nello screening dei tumori cutanei. Più grave ancora è il rischio che la polemica mediatica riduca l’attenzione della popolazione sulla necessità di fare prevenzione e di visitarsi regolarmente o al primo dubbio su un neo sospetto».
Cosa serve, quindi, per ridurre l’incidenza e la gravità del melanoma?
«Una forte campagna di comunicazione che tenga alta la guardia sul melanoma. L’aumento delle diagnosi di melanoma nei giovani ci dice che il pericolo non è compreso sufficientemente. Possiamo imparare molto dall’esperienza dell’Australia. È il Paese con il maggior tasso di melanoma al mondo, sia per la forza del sole che per la presenza di una ampia popolazione dalla pelle chiara in una latitudine meridionale. L’Australia ha investito molto in una campagna di comunicazione incentrata sull’uso della protezione solare ogni due ore o dopo i bagni, sull’impiego di vestiti anti-UV e su visite dermatologiche tempestive. Il risultato è stato una riduzione dei melanomi anno su anno, invertendo il trend negativo».
«Questo è l’obiettivo al quale dobbiamo tendere anche in Italia».