Recentemente, l’ISTAT ha diffuso un aggiornamento relativo all’andamento demografico nel primo semestre 2025. Al 30 giugno, secondo i primi dati provvisori, la popolazione residente in Italia ammonta a 58.919.230 unità, in diminuzione di 15 mila unità rispetto all’inizio dell’anno.
I dati
A livello europeo l’Italia è il terzo Paese per popolazione, dopo la Germania (oltre 83 milioni di residenti) e la Francia (circa 68 milioni). Il nostro Paese, però, si distingue per avere uno dei tassi di crescita naturale più bassi dell’Unione (-3,8 per mille in media annua tra il 2014 e il 2023, contro una media dell’UE27 del -1,5 per mille).
Tale tendenza è evidente anche nel primo semestre 2025: a fronte di 166 mila nascite, sono stati registrati 327mila decessi. Si consideri che, negli ultimi 20 anni, vi è stato un importante aumento della popolazione anziana, sia in assoluto che rispetto a quella giovane. Contrazione palese anche all’interno dei contesti lavorativi, tanto che, al primo gennaio 2025, la popolazione attiva risultava più anziana, con una percentuale di ultraquarantenni salita fino al 58,5%.
Il rallentamento dell’aspettativa di vita
Il lavoro di Andrade, demografo collaboratore del Max Planck Institute for Demographic Research (Germania), e i suoi colleghi ha analizzato l’aspettativa di vita di una coorte di individui nati tra il 1939 ed il 2000 in 23 paesi ad alto reddito. Gli studiosi hanno evidenziato il notevole aumento della longevità per le popolazioni nate tra il 1900 ed il 1938. L’aspettativa di vita nei 23 paesi analizzati, è cresciuta sei mesi in più per ogni anno di nascita, raggiungendo la soglia degli 80 anni. Prima del 1950, l’aumento dell’aspettativa di vita era collegato in maniera determinante alla riduzione della mortalità infantile e dei giovani adulti. Successivamente, l’aumento è stato, in gran parte, attribuibile al calo dei tassi di mortalità dopo i 65 anni, e soprattutto dopo gli 80 anni, quando la maggior parte dei decessi si verifica nei paesi più sviluppati[1].
Oggi la crescita nell’aspettativa di vita si è più che dimezzata, spingendo alcune fonti ad ipotizzare che l’umanità abbia superato il ‘picco di longevità’ e che non ci siano all’orizzonte progressi tali da garantire a chi sia nato dopo il 1980 un’alta probabilità di raggiungere i 100 anni. In definitiva i Paesi che, oggi, hanno l’aspettativa di vita più alta sono quelli che hanno avuto più successo nel posticipare le morti premature. I bambini nati oggi sono destinati a vivere a lungo, ma la condizione che l’aspettativa di vita continui ad aumentare al ritmo storico di oltre 2 anni per decennio dipende da miglioramenti sostanziali nella riduzione dei tassi di mortalità avanzata.
Differenza di genere
A corroborare i dati sopra descritti, concorre il lavoro di Vaupel et al., il quale esamina alcune tendenze passate della longevità umana ed esplora possibili scenari futuri nell’aspettativa di vita alla nascita. È curioso scoprire che per le donne svedesi, il rischio di morte all’età di 85 anni è stato ridotto da circa 17% nel 1950, fino ad arrivare al 7% nel 2018. Negli Stati Uniti il rischio di morte femminile all’età di 85 anni è diminuito dal 14% nel 1950 al 7% nel 2017. Ma il record per aspettativa di vita femminile spetta oggi alle donne giapponesi, visto che nel 2017 era superiore a 87 anni. Basti ricordare che nel 1840 il limite era fissato a 46 anni; una crescita notevole, costante di quasi due anni e mezzo per decennio, 3 mesi all’anno, 6 ore al giorno.
A livello generale, negli ultimi 50 anni la mortalità è stata posticipata di circa un decennio.
Aspettativa di vita alla nascita secondo le migliori pratiche, 1840-2017.
Demographic perspectives on the rise of longevity
James W. Vaupel, Francisco Villavicencio, and Marie-Pier Bergeron-Bouchera,
Edited by Douglas S. Massey, Princeton University, Princeton, NJ, and approved December 6, 2020
(received for review October 29, 2020)
Le prospettive future dipenderanno dalla capacità di ridurre la mortalità avanzata e di affrontare le differenze di genere nella sopravvivenza.
I progressi scientifici-tecnologici che potrebbero influenzare l’aspettativa di vita
Nei prossimi dieci anni si aspettano progressi nel trattamento e riduzione del cancro; ed esistono evidenze incoraggianti secondo le quali nelle ultime decadi la demenza è stata posticipata di circa 2-4 anni per decennio. La ricerca sulla nanotecnologia porterà allo sviluppo di nuovi strumenti per la manipolazione di particelle submicroscopiche in grado di riparare i danni o distruggere agenti patogeni o cellule tumorali. Di contro bisognerà valutare la crescita economica; potrebbero esserci meno risorse per la prevenzione ed il trattamento delle malattie. A causa della crescita economica più lenta ed esigenze concorrenti, come il costo delle pensioni, le risorse disponibili per la ricerca biomedica potrebbero diminuire.
Gli eventi climatici incidono sull’aspettativa di vita?
Uno studio recente valuta l’impatto degli eventi climatici estremi, in particolare sulla popolazione nata nel 2020. Il 52%, con un aumento di 1,5 °C, sperimenterà un’esposizione senza precedenti nel corso della vita a ondate di calore. Se il riscaldamento globale raggiungesse i 3,5° C entro il 2100, la percentuale salirebbe al 92% per le ondate di calore, al 29% per i fallimenti dei raccolti e al 14% per le inondazioni fluviali. La probabilità di affrontare un’esposizione senza precedenti alle ondate di calore è sostanzialmente maggiore tra i gruppi di popolazione caratterizzati da elevate vulnerabilità socioeconomiche.
In particolare, le previsioni di Grant e dei suoi collaboratori arrivano ad ipotizzare che la coorte di nascita nel 2020 sperimenterà quasi 11 ondate di calore, ma questo numero aumenterà a 18 nelle ondate di a 2,5°C e 26 in quelle a 3,5°C entro la fine del secolo.
111 milioni di bambini nati nel 2020 vivranno una vita senza precedenti in termini di ondate di calore in un mondo che si riscalda a 3,5°C, rispetto ai 62 milioni che si troverebbero in un mondo che si scalda a 1,5°C.
Un ulteriore elemento di preoccupazione emerge dalle conseguenze climatiche sulle materie prime: il 29% dei nati nel 2020, in uno scenario di crescita climatica pari a 3,5°C, si troveranno di fronte a scenari senza precedenti: fallimenti dei raccolti, inondazioni fluviali, siccità e cicloni tropicali.
[1] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33571137/
Per saperne di più
Cohort mortality forecasts indicate signs of deceleration in life expectancy gains (Andrade J., Camarda C.G., Arolas H.P., pubblicato su PNAS);
Global emergence of unprecedented lifetime exposure to climate extremes (Grant L., Vanderkelen I., Gudmundsson L., Fisher E., Seneviratne S.I., Thiery W., pubblicato su Nature).