Ogni anno nel mondo si verificano circa 5 milioni di casi di sepsi neonatale, con una stima di 800.000 decessi. È una delle principali cause di morte nei primi giorni di vita, con un’incidenza globale che supera il 2% dei neonati. Nei casi più gravi, come nei nati prematuri con peso inferiore a 1500 grammi, la mortalità può superare il 35%.
I neonati, i più vulnerabili alle infezioni
I neonati, in particolare quelli prematuri o con peso molto basso alla nascita, rappresentano la fascia più fragile della popolazione. La loro maggiore suscettibilità è legata all’immaturità del sistema immunitario, che rende difficile contrastare e limitare le infezioni. I primi 30 giorni di vita sono i più critici: il rischio di sviluppare una sepsi è massimo, con conseguenze che possono essere rapide e fatali.
La sepsi: una minaccia globale e costosa
La sepsi è la risposta immunitaria eccessiva dell’organismo a un’infezione, capace di danneggiare organi e tessuti, portando a shock settico e insufficienza multiorgano. A livello globale, si registrano oltre 45 milioni di casi e 11 milioni di decessi all’anno. Le infezioni nei neonati possono manifestarsi come sepsi ad esordio precoce (entro le prime 72 ore di vita), trasmesse durante il parto, o ad esordio tardivo, acquisite successivamente durante la degenza. Il ricovero in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) e le procedure invasive aumentano ulteriormente il rischio, pur essendo spesso indispensabili per la sopravvivenza.
I segnali difficili da riconoscere
Uno dei problemi principali è che i segni clinici della sepsi neonatale sono inizialmente aspecifici: febbre assente, scarso appetito, irritabilità, difficoltà respiratoria. Questi sintomi possono evolvere rapidamente, rendendo difficile intervenire tempestivamente. “I segni clinici sono inizialmente aspecifici e non facili da identificare, per poi evolvere molto rapidamente e drammaticamente, spesso non consentendo l’avvio tempestivo di un trattamento efficace” ha spiegato il Prof. Massimo Agosti, presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN).
“Un’ulteriore minaccia è rappresentata dalla crescente emergenza di microrganismi resistenti alle principali classi di antimicrobici disponibili, contro i quali talvolta non abbiamo strumenti terapeutici efficaci. La sperimentazione di nuove molecole antimicrobiche è lunga e costosa, e ancor di più la loro validazione per l’uso in epoca neonatale”.
Prevenzione e controllo
Secondo la SIN, la prevenzione resta lo strumento più potente: misure come il lavaggio delle mani, l’attenzione durante le procedure invasive, il monitoraggio clinico continuo, la diagnosi precoce con metodi molecolari avanzati, l’uso corretto degli antibiotici (antibiotic stewardship) e una buona organizzazione del personale, sono essenziali per ridurre il rischio di sepsi.
Il personale e il ruolo dei genitori
La formazione continua del personale sanitario è una delle priorità indicate dalla SIN, così come il coinvolgimento attivo dei genitori: lo screening materno durante la gravidanza è molto efficace per la prevenzione della sepsi precoce, mentre l’allattamento al seno fornisce una protezione immunitaria importante, anche nei neonati prematuri.