Il Disturbo Primario del Linguaggio (DPL) colpisce circa un bambino su 14 in età scolare, ma resta spesso non riconosciuto. Secondo i dati del progetto pilota Crescere, Comunicare, Parlare, realizzato nei nidi del Municipio 8 di Roma, tra il 10 e il 12% dei bambini tra 24 e 36 mesi rientra in una fascia di rischio per difficoltà nello sviluppo del linguaggio.
Il progetto ha coinvolto circa 300 famiglie attraverso questionari specifici sul primo sviluppo linguistico e ha previsto la formazione online di oltre 50 educatrici, con restituzione personalizzata dei risultati ai genitori. I dati confermano che in età prescolare le difficoltà linguistiche sono più frequenti di quanto si immagini e, se non intercettate precocemente, possono persistere negli anni successivi.
Impatto sulla vita scolastica e sociale
Il DPL riguarda bambini e bambine che, pur apparendo nella norma, faticano a comprendere discorsi complessi, a esprimersi efficacemente e a interagire con i coetanei. Gli esperti evidenziano che il disturbo aumenta il rischio di disturbi dell’apprendimento, abbandono scolastico, problemi di salute mentale ed episodi di bullismo.
«Molti bambini con DPL riescono a mascherare le difficoltà nei primi anni di scuola, ma questo non significa che non ci siano» spiega Tiziana Rossetto, presidente FLI. «Al contrario, l’assenza di un riconoscimento precoce compromette il loro rendimento scolastico, l’autostima, le relazioni con i pari e la qualità della vita adulta».
Anna Giulia De Cagno, vicepresidente FLI e responsabile del progetto, aggiunge: «Quando un bambino fatica a parlare o a comprendere istruzioni, spesso si attribuisce il problema a timidezza, svogliatezza o disattenzione. Ma dietro queste difficoltà può esserci un vero disturbo del neurosviluppo, che va riconosciuto e trattato con approcci specifici».
L’importanza dell’ambiente e della prevenzione
Secondo Francesca Mollo, logopedista referente FLI Lazio «non basta agire sul bambino, ma bisogna lavorare con la scuola, la famiglia, e nei loro contesti sociali, creando occasioni ricche di linguaggio, supportando la comunicazione in tutte le sue forme, favorendo la partecipazione delle persone alle diverse opportunità, in tutte le fasi della vita». La diffusione di buone pratiche nei servizi educativi rappresenta uno strumento essenziale di prevenzione, permettendo agli operatori di acquisire conoscenze aggiornate, rafforzare la consapevolezza nei contesti scolastici e favorire l’intercettazione precoce dei bambini a rischio.
Verso una nuova cultura della comunicazione
Il 17 ottobre si è celebrata la Giornata nazionale sul Disturbo Primario del Linguaggio (DPL), promossa da RADLD e dalla Federazione dei Logopedisti Italiani, che si è conclusa a Roma con il convegno DPL: c’è ma non si vede. Come intercettare ed intervenire nelle diverse fasi della vita. L’evento ha avuto l’obiettivo di condividere esperienze e conoscenze scientifiche e di fornire strumenti concreti a istituzioni, educatori, operatori sanitari e famiglie per sostenere lo sviluppo dei bambini e favorire interventi precoci ed efficaci.
«Un tema cruciale, emerso con forza anche in questa edizione, è quello della carenza di logopedisti nel Servizio Sanitario Nazionale, unita alla scarsità di risorse strutturate nei percorsi scolastici. Occorre quindi un investimento sistemico su competenze e strumenti per l’intercettazione precoce, ma anche una nuova cultura della comunicazione» conclude Manuela Pieretti, presidente Comitato Di Albo Logopediste, Ordine di Roma.
