Esistono 20mila farmacie in Italia: a fianco degli studi dei medici di medicina generale, rappresentano il più vasto e capillare sistema di presidi sanitari sul territorio. «Una rete che va integrata con la sanità pubblica perché è in grado di intercettare i pazienti prima che si ammalino, profilare quelli a rischio e rafforzare l’aderenza alla terapia, seguendo le persone a livello individuale. Questo – spiega l’Avvocato Enrico Cellentani, membro del Consiglio di Presidenza A.S.SO.FARM* – non è solo un traguardo di prevenzione e screening – e quindi di salute per le persone – ma è anche uno strumento di risparmio per la Sanità pubblica. Dove altro si possono trovare, infatti, presidi già attivi, capillari, privati e, quindi, abituati all’efficienza, aperti giorno e notte e al servizio della salute?».
Non sempre spendere meno significa risparmiare
«Per anni il sistema pubblico ha tagliato i costi su farmacie, farmaci e farmaceutica. Un esempio su tutti è la somministrazione diretta dei farmaci ad alto costo: a differenza delle farmacie, l’erogatore pubblico poteva inserire le spese del personale su altre voci di bilancio, dando l’illusione del risparmio. Confrontate con il blocco della spesa farmaceutica, le grandi aziende hanno puntato – con successo –sull’internazionalizzazione e l’export. Le farmacie hanno puntato sulla cosmesi o gli integratori. Ovvero, hanno utilizzato la vendita dei farmaci, non più redditizia, come occasione per attrarre clientela e offrire altri prodotti, grazie ai quali mantenere le farmacie in attivo. Questo modello è a rischio».
Perché la cosmesi non è più un settore sicuro per le farmacie?

«Perché non sono le uniche ad offrire prodotti cosmetici o integratori di qualità. Le grandi piattaforme online e l’e-commerce possono offrire una concorrenza insostenibile e l’età media delle persone che sono abituate a fornirsi dei prodotti cosmetici dal farmacista è alta. I giovani si servono online: è la loro cultura».
La concorrenza di grandi realtà è citata, però, anche come ragione che frena i farmacisti dall’investire nella farmacia dei servizi. Pensiamo, per esempio, alla potenza di Amazon nel de-blistering** negli USA
«È comprensibile che i farmacisti siano reticenti ad investire, ma la ragione principale è l’incertezza nella direzione della sanità pubblica. Il decisore politico è chiamato a rispondere ad una domanda: cosa voglio fare di questa rete di 20mila presidi? E il decreto semplificazioni, se verrà approvato come pare in questa forma, comincia a dare delle risposte, a partire dall’estensione della gamma di vaccini somministrabili in farmacia. Ma la paura che grandi gruppi come Amazon sbarchino sul nostro territorio nazionale con la loro potenza di scala è esagerata, perché l’Italia ha una diffusione forte e capillare delle farmacie. Quello sul quale i grandi gruppi possono fare concorrenza è, come ho detto prima, la cosmesi. Quella nella quale, invece, le farmacie sono uniche e insostituibili è la sfera della salute. Su quello devono tornare a puntare».
Tornare alla prestazione sanitaria come core business per le farmacie. È sostenibile?
«Al momento no. Ma è la direzione giusta sul lungo periodo, sia per la sanità pubblica che per le farmacie. Vero, servono due cambiamenti. Il primo è nella cultura aziendale delle farmacie, che devono individuare nell’integrazione con il SSN la strategia migliore. L’altra parte essenziale è la comprensione, da parte della governance sanitaria, che le farmacie sono presidi sui quali tornare ad investire, perché investendo su queste realtà private con una missione pubblica si può risparmiare e, nello stesso tempo, migliorare prevenzione e assistenza sul territorio. Questo è vero anche alla luce della riforma delle Case di Comunità che io vedo più come HUB con le quali le farmacie possono integrarsi che come competitors. Del resto, anche se le Case di Comunità entrassero in funzione come previsto, sarebbero sempre in rapporto di 1 a 20 rispetto alle Farmacie».
Qual è, quindi, l’orizzonte verso il quale puntare?
«Quello nel quale le Farmacie dei Servizi non rimangono meri punti di accesso per le refertazioni a distanza ma si integrano funzionalmente con le sanità regionali e in maniera coerente, ospitando servizi che vanno dal cambio di medico di medicina generale al de-blistering. Questa è una soluzione che utilizza al meglio delle sue possibilità una rete di presidi eccezionale, già radicata sul territorio e nelle abitudini delle persone, già reduce di anni di perfezionamento e razionalizzazione dei costi. Una rete che conosce le persone meglio dei medici stessi e può portare enormi risparmi, sia alleggerendo il peso dagli altri presidi sanitari sia contribuendo a ridurre l’incidenza di malattie croniche e aumentando le diagnosi precoci che sono chiave si salute ma, anche, di sostenibilità per il nostro sistema di cure universali».
Per saperne di più
*A.S.SO.FARM rappresenta a livello istituzionale e sindacale le Aziende Speciali, i Consorzi, e i Servizi Farmaceutici e le Società che gestiscono le farmacie pubbliche
** Il de-blistering è un processo che consiste nell’estrazione dei farmaci da blister. Uno degli scopi è la creazione di somministrazioni già pronte e personalizzate per i singoli pazienti, divise per giorno e orario. Questa operazione può migliorare l’aderenza terapeutica, in quanto permette di adattare il dosaggio alle necessità specifiche dei pazienti, in particolare nei casi di terapie personalizzate o che prevedono la somministrazione di più farmaci.
