«In Toscana ogni anno 6 donne su 10 che lavorano nei presidi sanitari sono vittima di aggressioni fisiche e verbali. È un cortocircuito che possiamo fermare soltanto attraverso una formazione adeguata e norme più stringenti». A dirlo è Lucia Toscani, coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Medici di Firenze. «Il fenomeno è in costante e preoccupante crescita: anche nel 2025 il 60% delle donne toscane che lavora in sanità, tra medici e infermiere, ha denunciato di aver subito aggressioni. È chiaro che c’è ancora molto lavoro da fare per risolvere una situazione che resta allarmante». La maggior parte delle violenze al personale sanitario femminile, aggiunge la coordinatrice, «si concentra nei Pronto Soccorso e nei reparti psichiatrici, cioè in luoghi che coinvolgono largamente un aspetto emotivo, legato ad una condizione di paura e sofferenza».
Le azioni di contrasto
Come contromisure «dobbiamo prima di tutto continuare a garantire una formazione adeguata al personale. È necessario che medici e infermiere sappiano riconoscere in anticipo un comportamento potenzialmente a rischio riuscendo così a gestirlo con maggiore efficacia». Inoltre, «è vitale lavorare sul linguaggio del personale che, sempre in un’ottica di prevenzione, deve risultare empatico, pacato, capace di sciogliere eventuali contrasti». Le leggi introdotte «aumentano l’effetto di deterrenza, come l’arresto in flagranza, ma il problema resta l’applicazione in concreto, caso per caso». Ed è «fondamentale che il personale non venga lasciato solo nel formulare le denunce: le minacce devono essere perseguite d’ufficio da parte delle aziende sanitarie. Solo così potremo salvaguardare davvero le nostre professioniste».
