Perché la mobilità sanitaria piace più al privato convenzionato che al pubblico? 

L’aumento delle prestazioni a bassa complessità sta sovraccaricando le risorse dei servizi regionali attrattivi. 4 Regioni del Sud superano la metà della spesa nazionale per la mobilità non di confine. Ed è il privato a dominare la mobilità sanitaria e a raccoglierne i profitti
Immagine rappresenta una livella a bolla sulla quale pazienti, soldi e dottori si spostano dalla sanità pubblica a a quella convenzionata. Rappresenta la migrazione sanitaria che, in Italia, favorisce più il privato che il pubblico

In queste ultime settimane si è parlato molto di mobilità sanitaria tra Regioni (e cioè i flussi di pazienti che si muovono da una Regione all’altra per ricevere le cure di cui hanno bisogno) da quando il Presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele Di Pasquale, ha lanciato un grido di allarme: “La mobilità sanitaria interregionale è in forte aumento e sta mettendo sotto pressione il sistema. Serve un grande patto nazionale, perché questa situazione non è sostenibile”. Segue una distinzione cruciale: da un lato, l’eccellenza delle “prestazioni ad alta complessità” che giustamente attirano pazienti da tutta Italia; dall’altro, l’aumento insostenibile della “domanda di prestazioni di bassa complessità“. Chiusura: “Non è solo una questione economica non esistono infermieri e professionisti infiniti. Il sistema rischia di non reggere”.  

L’occasione è buona per tornare a ragionare di mobilità sanitaria, un fenomeno che raramente è oggetto di riflessioni approfondite, le ultime delle quali possono essere fatte risalire ad un bel supplemento monografico del 2012 di Monitor dell’Agenas dedicato al tema. La fonte di dati  

più aggiornata e analitica sulla mobilità sanitaria è rappresentata dalla Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari (Agenas) che ha pubblicato due rapporti sulla mobilità sanitaria in Italia relativi al 2024 (dati 2023) e 2023 (dati 2022) che circola in una versione completa con i dati analizzati a livello di ciascuna Regione e in una versione sintetica simile a quella del 2024 (650mila casi di mobilità, ndr). Un’altra fonte importante è il Rapporto GIMBE sulla mobilità sanitaria di cui sono uscite due edizioni, quella 2025 con i dati relativi al 2022, e quella 2024 con i dati sui flussi 2021.  

Le costanti della mobilità sanitaria  

Dai tantissimi dati ricavabili dalle elaborazioni dell’Agenas, emergono una serie di elementi caratterizzanti che verranno per comodità riferiti alla sola mobilità per l’attività di ricovero che è quella più importante da tutti i punti di vista.  
 

La mobilità sanitaria si muove da Sud al Nord

Primo elemento: gran parte dei flussi di mobilità effettiva (opportunamente distinta da quella casuale legata alle urgenze o apparente legata al domicilio dall’Agenas) sono a carico di alcune Regioni del Sud a favore di alcune Regioni del Nord. Se si guarda il saldo tra mobilità attiva e passiva le Regioni con un saldo positivo più alto sono nell’ordine Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, mentre il saldo negativo peggiore l’hanno avuto nell’ordine Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Questo dato è storicamente consolidato da anni. Secondo elemento: una parte molto consistente della mobilità effettiva per i ricoveri va ricondotta alla cosiddetta mobilità di confine.

L’alta mobilità sanitaria tra Regioni del Nord confinanti  

Al riguardo nel suo rapporto 2024 l’Agenas scrive che “osservando la distribuzione della mobilità effettiva in relazione alle fasce di prossimità e alla posizione geografica si osserva una marcata tendenza per le aree del Nord Italia a ricoverarsi in regioni di confine con una percentuale significativamente più alta rispetto al resto del Paese (84,8%). Seguono le regioni del Centro, con una proporzione pari al 67%, mentre il Sud registra la quota più bassa di mobilità verso regioni di confine, attestandosi al 25,7”. Tanto è vero che “la spesa per la mobilità sanitaria non di confine in quattro regioni del Sud, ovvero Sicilia, Puglia, Calabria e Campania, supera la metà del totale nazionale, raggiungendo 587 milioni di euro, pari al 57,4% della spesa complessiva in questa categoria”. 

La mobilità sanitaria interessa soprattutto interventi a media e alta complessità 

Terzo elemento: la natura dell’attività svolta in regime di mobilità sanitaria. A prevalere sono di gran lunga i ricoveri per acuti, quelli di media e alta complessità e quelli corrispondenti alle tre Categorie Diagnostiche Maggiori malattie e disturbi del sistema muscolo scheletrico (che vince con largo distacco), malattie e disturbi dell’apparato cardiovascolare e malattie e disturbi del sistema nervoso. Del resto, le prime due sono anche la più frequente causa di ricoveri ordinari per acuti (Rapporto SDO). Stranamente manca una analisi che evidenzi il peso preponderante della casistica chirurgica programmata e di quella riabilitativa collegata.  

La mobilità sanitaria non dipende dai posti letto 

Quarto elemento: il forte e a volte fortissimo squilibrio quantitativo e qualitativo in termini di offerta tra le Regioni del Sud e quelle del Nord, non tanto e non solo in termini di posti letto visto che secondo l’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale nel 2023 il numero di posti letto per acuti ogni 1.000 abitanti dell’Emilia-Romagna era lo stesso (3,3 per mille) della Regione Puglia e comunque più alto rispetto a quello di Calabria (2,7) e Campania (2,8). Dove le differenze si fanno stridenti è in termini di capacità di offerta di prestazioni ospedaliere complesse. 

Sono le strutture private a dominare la mobilità sanitaria  

Quinto elemento: negli scambi di mobilità relativa ai ricoveri le strutture private “la fanno da padrone” essendo le erogatrici del 59% in termini di valore e del 54% in termini di numero del totale dei ricoveri scambiati in mobilità, valori che salgono molto quando i calcoli si limitano alla sola mobilità effettiva e cioè rispettivamente 62.5 e 68%. Per avere una idea di quello che significa questo dato si può ricordare che se si guarda il Rapporto SDO 2023 del Ministero il numero dei ricoveri ordinari per acuti fatti dalle strutture private è solo del 25%. Si può tranquillamente sostenere che il peso sulla mobilità sanitaria dei privati è sproporzionata rispetto al peso che gli stessi esercitano sul complesso delle attività di ricovero, visto che oltretutto sono private tutte le strutture con maggiori ricavi dalla mobilità (13 sulle prime 20 con i primi posti tutti occupati da strutture private).

Più il privato cresce più il pubblico diminuisce

Ovviamente il ruolo del privato accreditato è utile e assolutamente legittimo, ma è miope non tenere conto che alle regole di oggi gli si è concesso di ritagliare un ruolo per certi versi comodo. Tutto bene se la produzione fosse tutta appropriata e le tariffe giuste, ma comunque rimane il fatto che la committenza sui flussi di mobilità è più debole, che più cresce il privato e meno può crescere la offerta pubblica per la competizione sui professionisti e che i costi sociali della mobilità sono alti e a volte altissimi.

Il privato convenzionato ha spazio di crescita

Un altro problema è che la capacità produttiva dei privati è superiore alla loro operatività attuale a differenza di quella delle strutture pubbliche che è spesso in crisi. Se si guardano i tassi di occupazione dei posti letto per acuti nell’Annuario Statistico è pari al 79,9%   mentre quello delle Case di Cura accreditate è del 49,4%. E con quest’ultimo punto arriviamo alla risposta alla domanda del titolo di questo articolo. 

Perché la mobilità sanitaria piace più ai privati che al pubblico? 

Perché la crisi del Servizio Sanitario Nazionale riduce la capacità di produzione e di presa in carico del sistema pubblico, gravato dalle urgenze e dalla impossibilità di selezionare la casistica, mentre il sistema dei produttori privati ha sia capacità di produzione che possibilità di selezione.  

di Claudio Maria Maffei 

Facebook
X
LinkedIn
WhatsApp

Ti potrebbe anche interessare:

di Redazione Bees Sanità

ARTICOLI CORRELATI

Vedi tutti gli articoli della sezione:

Banner MAG 600x600px_Tavola disegno 1

Vuoi contribuire alla discussione?

Cosa ne pensi di questo tema? Quali sono le tue esperienze in materia? Come possono divenire spunto di miglioramento? Scrivi qui ed entra a far parte di B-Sanità: una comunità libera di esperti ed esperte che mettono assieme le loro idee per portare le cure universali nel futuro.

Cerca

Compila il form per scaricare il Libro bianco

ISCRIVITI