Negli ultimi cinque anni, nel territorio dell’Ulss 3 Serenissima, il numero di adolescenti con disagio psichico è più che triplicato: erano 450 nel 2020, sono diventati oltre 1.400 nel 2023 e nei primi mesi del 2024 il trend non sembra essere rallentato. Una crescita che solleva interrogativi urgenti sulla salute mentale giovanile e sulla capacità del sistema pubblico di offrire risposte adeguate.
Una delle esperienze di presa in carico strutturata e integrata in questo ambito è rappresentata dal Servizio Infanzia Adolescenza Famiglia (IAF) dell’Ulss 3. Si tratta di una squadra territoriale quasi interamente al femminile composta da neuropsichiatre infantili, psicologhe, psicoterapeute, ginecologhe, assistenti sociali, logopediste e infermiere, attive nei territori di Dolo, Mirano, Chioggia, Venezia e Terraferma.
Chi arriva e con quali sintomi
I dati raccolti dal servizio mostrano un incremento significativo della fascia 12-14 anni, in particolare delle ragazze, che rappresentano circa due terzi dei casi. I disturbi più frequenti sono quelli dell’umore e dell’ansia (40%), seguiti da problematiche legate all’alimentazione (30%) e da disturbi del comportamento (30%).
In crescita anche i sintomi di esordio precoce. “La preadolescenza è la fascia d’età che oggi mostra l’incremento più rilevante”, spiega Ilaria Festa, neuropsichiatra e direttrice IAF per Venezia e Terraferma. “Nei primi mesi del 2024 abbiamo registrato quasi il doppio degli accessi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.
La dimensione tecnologica del disagio
Una parte non trascurabile dei disturbi sembra correlata all’utilizzo intensivo dei dispositivi digitali e dei social media. “Rileviamo fenomeni come la nomofobia, l’ansia da separazione dallo smartphone e il timore di esclusione dalle dinamiche sociali online”, racconta Angelica Rampazzo, neuropsichiatra e direttrice IAF per Dolo, Mirano e Chioggia.
Accanto a queste, emergono nuove forme di disagio connesse a modelli estetici veicolati dalla rete: ortoressia, vigoressia, drunkoressia. Fenomeni ancora in fase di studio, ma già ben presenti nei colloqui clinici.
Famiglie sempre più coinvolte
Parallelamente all’aumento dei giovani in carico, cresce anche il numero delle famiglie che chiedono supporto: erano 672 nel 2022, sono salite a 850 nel 2023. “L’intervento si allarga all’intero nucleo – spiega Massimo Zuin, direttore sociosanitario dell’Ulss 3 – perché le fragilità non riguardano solo i ragazzi. In molti casi troviamo genitori in difficoltà, disorientati, che faticano a esercitare un ruolo educativo saldo”.
Il ruolo dell’ospedale e dei servizi di emergenza
In alcuni casi il supporto territoriale non basta. Dall’apertura del reparto ospedaliero di Neuropsichiatria infantile a Dolo, meno di un anno fa, sono già 109 i minori ricoverati, con un’età media di 15 anni. Anche in questo contesto, le ragazze risultano maggiormente colpite.
“Registriamo sempre più situazioni complesse – riferisce Ambra Cappellari, direttrice dell’unità ospedaliera – in cui alla sofferenza psichica si associano comportamenti auto ed etero aggressivi, che richiedono l’intervento in fase acuta”.
Uno sguardo alla rete territoriale
L’esperienza dell’IAF si inserisce in una più ampia riorganizzazione dei servizi per la salute mentale in età evolutiva, che punta a una maggiore integrazione tra ambito sanitario, sociale, scolastico ed educativo. Un modello che sarà discusso nel seminario “I servizi a favore dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia”, in programma domani a Noale presso la Casa della comunità.
L’iniziativa, rivolta a professionisti e operatori, si propone di condividere dati, riflessioni e strategie per affrontare una realtà complessa. Non una celebrazione di risultati, ma un’occasione per fare il punto su una buona pratica che cerca di rispondere, con risorse finite e contesto difficile, a un bisogno crescente.