In Italia c’è meno adesione ma più fiducia e informazione sui vaccini

L'informazione sui vaccini è molta ma segmentata, sempre più persone fanno prevenzione e cresce la fiducia nonostante scenda l'adesione
L'informazione sui vaccini è molta ma segmentata, sempre più persone fanno prevenzione e cresce la fiducia nonostante scenda l'adesione

Il Centro Studi Investimenti Sociali ha pubblicato una ricerca sulla cultura della vaccinazione in Italia con la sponsorizzazione non vincolante di Pfizer. Dal 2014, anno dell’ultima edizione della sorveglianza, ci sono stati tre eventi che hanno contribuito, in modo determinante, alla modifica della percezione sui vaccini da parte della popolazione. Infatti, nel 2017 è stato introdotto il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) e successivamente la legge sull’obbligatorietà di alcune vaccinazioni per l’infanzia ai fini dell’iscrizione scolastica. Successivamente ci sono stati la pandemia da Covid-19 e dal 2023 è partito il secondo PNVN.

Minor adesione ma maggior fiducia

Generalmente l’adesione è in discesa dopo lo spavento portato dalla pandemia, soprattutto per quella anti Covid. Per l’infanzia c’è una buona notizia: la copertura ai programmi di vaccinazione è elevata, ma molto variabile in base alla regione a cui si fa riferimento. I nostri dati sono, seppur di poco, inferiori a quelli registrati in altri Paesi europei. Adolescenti e adulti, invece, sono molto al di sotto degli obiettivi di copertura. La vaccinazione più diffusa fra gli anziani è quella antinfluenzale ma c’è comunque una bassa adesione e il pericolo non si limita a queste due malattie.

Quasi tre su quattro si sono sottoposti a tutte le dosi raccomandate per il Covid-19. L’11,8%, invece, si era vaccinato solo quando era obbligatorio farlo per spostarsi. Chi non si vaccina più oggi è perché non crede che sia più utile. Per quanto riguarda l’influenza la percezione è quella di non essere a rischio; d’altra parte, per il Covid-19 la percezione del pericolo è più sfaccettata. Infatti, oltre all’idea di superamento dell’emergenza vige una tendenziale stanchezza verso la pandemia che è proiettata sulle vaccinazioni. Il 63,5% dei rispondenti ha indicato almeno una di queste due opzioni.

Nonostante ciò, è in salita il numero di coloro che sono molto o totalmente fiduciosi sui vaccini: precedentemente al 22,4% oggi sono al 42,9%. Più della metà degli italiani è favorevole ai vaccini solamente se coperte dal Sistema Sanitario Nazionale, solo il 22,5% si fida sempre e comunque delle vaccinazioni. Poco più di una persona su quattro decide di volta in volta se sottoporsi alla vaccinazione, mentre il 4,1% è contrario in ogni caso. Di conseguenza, il riconoscimento del suo valore collettivo e individuale non basta a superare definitivamente dubbi e incertezze.

La sempre maggiore attenzione alla prevenzione

Rispetto a 10 anni fa sempre più persone attuano il processo di prevenzione attraverso controlli regolari, screening ed esami specialistici: dal 51,2% il dato è diventato 59,9%. In leggero calo coloro che prevengono attraverso una dieta equilibrata e facendo regolarmente attività fisica, ora al 51,1%. Gli italiani che ricorrono alla vaccinazione per prevenire le malattie sono più che raddoppiati, sfiorando quota 37%. Particolarmente piacevole è il crollo del numero di persone che non si preoccupano di fare prevenzione: dal 18,6% del 2014 sono passati al 4,4% dell’anno scorso.

Nel 2014 il 99,5% dei genitori aveva vaccinato i propri figli e solo lo 0,3% era intenzionato a non vaccinarli affatto. Le percentuali 10 anni dopo sono diventate rispettivamente il 97% e il 2,2%. All’interno del campione intervistato dal Censis, ci sono molte donne incinta che si tengono lontane dalla vaccinazione. A più della metà non è stato consigliato e un ulteriore 10,3% ha disatteso il consiglio del medico per paura di eventuali conseguenze sul feto.

Gli italiani preferiscono vaccinarsi dal medico di famiglia (53,3%) o presso l’ASL (67,3%), staccata la farmacia al 22,1%. C’è anche un’apertura verso nuovi luoghi in cui vaccinarsi: al 71,1% piacerebbe farlo in ospedale e al 23,8% a scuola. Il 37,5% sarebbe propenso a farsi vaccinare direttamente dal proprio specialista di fiducia.

Le fonti d’informazione sui vaccini

Gli adulti abbastanza o molto informati sulle vaccinazioni da fare sono aumentati di oltre 10 punti percentuali, attestandosi al 83,3%. Ma, sottolineano dal Censis, vige una forte segmentazione per quanto riguarda la fonte d’informazione sui vaccini. Infatti, la fonte ritenuta più affidabile è lo specialista, che differisce di volta in volta in base alla fascia d’età e alle variabili del caso. Ad esempio, è il pediatra a consigliare le vaccinazioni per l’infanzia e il ginecologo quelle da fare o meno quando si è in dolce attesa. Il servizio vaccinale delle ASL non riscuote particolare successo: sono i media tradizionali a posizionarsi al secondo posto in questa classifica. Internet e i social network vengono reputati come fonte affidabile dal 24,3% degli adulti.

La rete sta diventando un mezzo d’informazione che gode di sempre maggiore fiducia. In precedenza, una persona su cinque non utilizzava internet e una su quattro lo utilizzava per questioni sanitarie. Oggi solo il 6,3% dei partecipanti al sondaggio demoscopico non utilizza il web e addirittura il 63% ne fa un uso sanitario. Il 66,7% dei rispondenti cerca in rete la propria informazione sui vaccini e il 22,7% decide se vaccinare o meno sé o suo figlio sulla base delle informazioni reperite sul web. Si tratta di una forte crescita visto che nel 2014 chi rispondeva in modo affermativo a questi quesiti erano rispettivamente il 42,8% e il 18,3%.

Ciò che dimostra che si sta formando una nuova cultura sulla vaccinazione è il fatto per cui sempre più persone affermano che le informazioni sui vaccini che circolano sono chiare (ora al 26,3% dal 18,5%). Similarmente, scende la porzione di coloro che reputano scarna e poco chiara l’informazione sui vaccini che si trova su internet: prima al 48,9% ora al 31,7%. In generale, tutti credono che si debba sviluppare la capacità di consulenza dei referenti medici.

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